Come spesso succede, molti disastri naturali si verificano in Paesi in cui la popolazione già vive in situazione di precarietà, se non di difficoltà o povertà. Il terremoto avvenuto tra la Turchia e la Siria ne è una conferma.
La Turchia, un Paese grande due volte e mezza l’Italia (si estende per oltre 783.000 kmq), conta una popolazione di circa 85ML di abitanti. Nonostante una crescita del PIL pari al 5,4% nel 2022, le condizioni economiche sono piuttosto gravi. L’inflazione viaggia ad oltre l’80%, un livello in grado di annullare qualsiasi crescita; il reddito medio procapite non raggiunge i $ 10.000, con differenze peraltro molto accentuate tra città quasi “occidentali”, come Istanbul, megalopoli in crescita tumultuosa con oltre 15ML di abitanti, e città dove, invece, il tempo sembra si sia fermato (come molte cittadine colpite dal terremoto).
Ancora più catastrofica la situazione in Siria, Paese di 185.000 kmq (un po’ più della metà dell’Italia), con circa 21 ML di abitanti. Una nazione sconvolta dalla dittatura e da anni di guerra, con milioni di profughi sparsi per il mondo. Una delle regioni più povere del mondo, con un PIL di $ 65 MD, equivalenti ad un reddito pro capite che non raggiunge i $ 1.000.
Si possono ben immaginare le conseguenze di uno dei terremoti più terribili a memoria d’uomo, in grado di radere al suolo fortezze come il castello di Gaziantep, costruito tra il II e il III secolo d.c., che molti esperti ritenevano talmente solido al punto che pensavamo non sarebbe mai caduto. Qualsiasi stima, sia che si parli di vittime sia che si parli di danni, è prematura: ma di certo si può già dire che si tratta di una tragedia umanitaria di dimensioni bibliche, per quanto il numero dei morti sembri al momento molto inferiore ad altri episodi analoghi (il sisma più letale che si ricordi è quello che colpì, nel 1920, la regione di Ningxia-Gansu, in Cina, che causò 275.000 morti, peraltro con un grado di magnitudo molto simile).
In un contesto simile, oggi il mercato turco perde il 4%. Si profilano, evidentemente, momenti ulteriormente difficili per quella economia, anche se dopo catastrofi simili, la ricostruzione, grazie anche agli aiuti internazionali, può essere un volano per la crescita.
A livello macro, nulla di particolarmente significativo da segnalare.
Le mosse delle Banche Centrali della settimana scorsa hanno confermato che la lotta all’inflazione non è ancora finita, anche se molti operatori si proiettano già oltre, ritenendola un problema risolto, al punto che ritengono che nel 2025 dovrebbe toccare il 2,1%, e quindi assolutamente sotto controllo. Ma pare ancora prematuro allentare il ritmo: l’euforia, spesso, può essere causa di problemi futuri. Di certo sembra si stiano creando le condizioni perché i mercati, dopo aver assorbito le perdite del 2022, possano tornare a dare qualche soddisfazione, come l’andamento di questi mesi sta a dimostrare. Impossibile che le performance, sia sul fronte azionario che su quello obbligazionario, si confermino costantemente sui livelli di gennaio (la crescita media degli indici azionari è stato intorno al 10%), ma il sentiment positivo sembra aver messo nell’angolo i gufi.
Gli indici asiatici questa mattina non danno segno di particolare vivacità.
Sulla parità Tokyo, con il Nikkei a – 0,03%: sta entrando nel vivo la successione dell’attuale Governatore della Bank of Japan, Kuroda, in scadenza di mandato il prossimo 8 aprile, con il suo vice, Masayoshi Amamiya, dato per favorito.
Indici cinesi in salita, con Shanghai a + 0,29% e Hong Kong + 0,39%.
Kospi Seul + 0,4%, in lieve calo invece l’India.
Futures ovunque ben intonati, con rialzi entro il mezzo punto percentuale.
Rialzo per tutte le materie prime.
Il petrolio si risolleva dai minimi delle ultime settimane, con il WTI che si porta a $ 75,20, + 1,36%.
Gas naturale Usa a $ 2,384, + 0,85%.
Gas europeo a € 57,82 per megawattora.
Oro a $ 1.887,00, + 0,31%.
Spread che fatica a mantenere quota 180 bp: questa mattina riparte da 186,3, per un rendimento del BTP a 4,15%.
Treasury a 3,62%.
Continua il momento di debolezza relativa per l’€: questa mattina €/$ a 1,0738.
Si riaffaccia sui $ 23.000 il bitcoin: questa mattina tratta a $ 22.933, + 0,74%.
Ps: una nota di leggerezza. Comincia questa sera la 73° edizione del Festival di Sanremo, una manifestazione che, per quanto oggetto di critiche, catalizzerà l’attenzione, oltre che del mondo discografico, dei media e dei telespettatori. In attesa di conoscere gli “shares” di pubblico, con i confronti con gli anni precedenti, gli “zero virgola” di differenza, le polemiche e tutto quello che ne seguirà, di certo la Rai una cosa l’ha vinta: gli incassi pubblicitari pare supereranno € 50ML. Al netto dei costi organizzativi e di produzione (circa € 17 ML), il saldo è di € 33 ML. Un’indubbia mano al bilancio, oltre che al suo Amministratore Delegato, Carlo Fuortes.