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Direttore: Alessandro Plateroti

Previsioni economiche del 6 novembre: America e dintorni.

economia mondiale globale grafico

Una delle più celebri canzoni di Franco Califano (per i meno giovani, uno dei più noti cantautori italiani degli anni 80/90, di origini romane, noto anche per la sua vita a volte “border line”) si intitolava Tutto il resto è noia.

Parole che possono ben rappresentare la giornata odierna: rispetto alle attese del risultato elettorale americano, le altre vicende passano in secondo piano: che si tratti del rimpasto del Governo israeliano deciso da Netanyahu, che ha sostituito 3 Ministri, tra cui quello della Difesa, Gallant (di certo non un Ministero qualunque, visto il particolare momento che il Paese sta vivendo) o delle vicissitudini della nostra Legge di Bilancio, che qualche contestazione (anche da parte di Bankitalia e Confindustria) la sta suscitando (probabilmente un po’ a sorpresa per il Ministro dell’economia Giorgetti, le attenzioni sono tutte rivolte oltre oceano.

Oramai alla “conta” mancano pochi Stati: guarda caso quelli dove si giocherà la vittoria. Dei 7 “swing States” all’appello ne mancano ancora 5: Wisconsin, Michigan, Pennsylvania, Nevada e Arizona. E in tutti, a vedere lo scrutinio in atto, è in vantaggio Trump (che ha vinto anche negli altri 2, North Carolina e Georgia), e anche con un discreto margine. Un Trump che, in questi minuti, ha già “staccato” 247 seggi: gliene mancano, quindi, solo 23 per arrivare alla fatidica “quota 270”, che gli assicurerebbe la Casa Bianca.

Viene da dire che, salvo sorprese dell’ultim’ora (che per il tycoon equivarrebbero a “brogli elettorali”), i “giochi sono fatti”, con i repubblicani avviati ad avere la maggioranza in entrambi i rami del Congresso. Cosa che renderebbe senza dubbio più semplice l’attività dell’Amministrazione chiamata a governare il Paese.

Iniziano, quindi, a palesarsi scenari nuovi, in ambito geo-politico ancor prima che di politica economica.

Tanti, per quanto riguarda il primo punto, sono i “temi caldi”: in primis, ovviamente, i “fronti di guerra”. E’  nota la vicinanza dell’ex Presidente a Putin e, soprattutto, a Netanyahu (che infatti in questi giorni ha “tappezzato” le strade di Gerusalemme e Tel Aviv di manifesti pro-Trump): per esempio, da sempre il candidato Repubblicano dice che, una volta eletto, in un paio di giorni sarebbe in grado di porre fine al conflitto ucraino. Più ardua, forse, la soluzione di quello medio-orientale. Ma non finisce qui: sullo sfondo ci sono i temi della Nato, con molti Paesi europei (tra cui, ovviamente, noi) che saranno chiamati a “mettere mano al portafoglio” se vorranno che gli USA continuino ad assicurare il loro “presidio”, Taiwan, che potrebbe togliere qualche ora di sonno, e, conseguentemente, i rapporti con la Cina.

Sul fronte economico si apre certamente una fase fatta da politiche “espansive”, contraddistinte da tagli delle tasse per i ceti più abbienti, deregulation di varia natura, allargamento del debito pubblico (si stimano oltre $ 7.500 MD in più nei prossimi 4 anni). Aspetti che potrebbero spingere ulteriormente verso l’alto le quotazioni di borsa. Ma non solo quelle. A “pagare” il prezzo potrebbero essere i rendimenti obbligazionari, con i Treasury che a guidare il rialzo (non a caso, negli ultimi 2 mesi sono passati dal 3,60% al 4,35% di ieri). Ma il rischio maggiore potrebbe arrivare dall’inflazione, spinta nuovamente al rialzo dal denaro messo in circolo a causa dell’aumento del debito. E, con l’inflazione, anche la corsa dell’oro, che, per sua natura, difende dall’aumento dei prezzi, potrebbe trovare nuove motivazioni.

E proprio l’eventuale “manovra” sul debito potrebbe esser la maggior fonte di preoccupazione per i mercati. Un suo aumento “fuori controllo” porterebbe certamente ad un rallentamento delle “grandi manovre” delle Banche Centrali, rallentando, se non addirittura fermando i previsti tagli. Senza contare che il maggior rendimento offerto dalle asset class obbligazionarie potrebbe diventare il maggior ostacolo al rialzo dei corsi azionari: se, infatti, il rendimento del Treasury dovesse nuovamente assestarsi verso il 4,50% (nel periodo peggiore per le politiche monetarie, culminato nell’estate 2023, erano arrivati al 5%), diventerebbe un “concorrente” agli investimenti azionari, che, per tornare attrattivi, dovranno comportare un “premio al rischio” maggiore.

E poi c’è il tema degli immigrati irregolari: non solo quelli che cercheranno di entrare nel territorio americano, ma anche quelli che già ci sono. Per i quali potrebbero aprirsi strade “apocalittiche”, quali le “deportazioni di massa”. Ma questi sono temi di politica interna (che, comunque, visto il “benchmark”, c’è da star certi potrebbero condizionare non poco le politiche migratorie in Paesi – e in Europa ne abbiamo diversi – che guardano con favore all’elezione di Trump).

L’esito favorevole, e in maniera che non lascia spazio a dubbi e a contestazioni, a Trump sta mettendo il “turbo” al mercato USA, con i futures in fase di “decollo”, con rialzi medi dell’1,80%, che arriva al + 3,50% per il Russell 2000, che riunisce le quotate di piccola-media capitalizzazione (per gli USA: si parla, comunque, di aziende che, in molti casi, capitalizzano miliardi di $).

Più cauta l’Europa, dove ci si ferma al + 0,5/0,7%.

Borse asiatiche invece contrastate.

In forte rialzo, a Tokyo, il Nikkei, che si avvia a chiudere intorno al + 2,6%.

Frana, invece, a Hong Kong, l’Hang Seng (-2,67%), sui timori che il ritorno di Trump alla Casa Bianca porti con sé dazi e restrizioni per il “dragone” (tradizionalmente è la piazza di Hong Kong a richiamare i maggiori scambi).

“Tiene botta” Shanghai, appena sotto la parità, con le quotazioni sostenute dalle attese sugli stimoli che le autorità dovrebbero mettere in atto per aiutare l’economia.

Dopo i rialzi dei giorni scorso, perde vigore il petrolio, con il WTI a $ 71,03 (- 1,43%).

Gas naturale Usa a $ 2,666 (- 0,30%).

Cede qualcosa anche l’oro, a $ 2.730 (- 0,77%).

In recupero lo spread, tornato a 122,9 bp.

BTP al 3,66%.

Bund 2,43%

Treasury al 4.38%.

Risale il $, che si porta a 1,074 vso €.

Bitcoin “lanciatissimo”, che “sfonda” il muro dei $ 75.000, “issandosi” sino a $ 75.300.

Ps: c’è, comunque”, “vita” oltre le elezioni americane. Ce lo dicono tutte le prime pagine dei giornali di oggi, su cui campeggia una foto che non può non attirare l’attenzione: quella che ritrae Papa Francesco che fa visita, a casa sua, a Emma Bonino, appena dimessa dopo un ricovero ospedaliero. Una foto che ci dice tante cose. La prima che anche la più importante “guida spirituale”, per il mondo cristiano, è una persona come tutte le altre, per cui l’amicizia è un valore insostituibile. La seconda forse ancora più importante per il messaggio “implicito” che porta con sé: che le idee, per quanto contrastanti (da una parte la guida religiosa, dall’altra chi non ha mai fatto segreto del proprio ateismo e le proprie battaglie anticlericali), non possono e non devono mettere in discussioni i rapporti personali e il rispetto reciproco.

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ultimo aggiornamento: 6 Novembre 2024 8:31

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