Secondo l’86% degli osservatori, nella prossima riunione (25-26 luglio), la FED ritoccherà nuovamente i tassi, alzandoli di altri 25 punti base.
Sorte analoga toccherà a quelli europei, con la BCE decisa a seguire l’omologa americana. Si allontana, quindi, il momento dell’inversione della tendenza.
Si sta quindi ampliando la forbice tra il costo che le famiglie e le imprese devono sopportare per “approvvigionarsi”, tramite mutui e finanziamenti di vario genere, e la remunerazione dei depositi. Un fenomeno che, ovviamente, non riguarda solo il nostro Paese, ma, per rimanere in Europa, un po’ tutti gli Stati membri, al punto che già in alcune occasioni i vertici della BCE hanno richiamato il sistema bancario ad una maggior sensibilità (ma il problema tocca anche chi, come la Gran Bretagna, non fa parte dell’€).
Partecipando, nella giornata di ieri, all’Assemblea dell’ABI (Associazione Bancaria Italiana), il Ministro dell’Economia Giorgetti è tornato, con una certa perentorietà, sull’argomento, invitando le Banche italiane ad adeguarsi al “nuovo corso”. Ad oggi, la media della remunerazione delle giacenze liquide presenti sui cc e sui conti di deposito di famiglie e imprese (oltre € 1.600 MD) è intorno allo 0,12%, contro il 3,25% con cui la BCE remunera i depositi degli Istituti di credito. Di contro, l’Euribor, alla base per la definizione dei mutui a tasso variabile e/o di molte tipologie di finanziamenti, è salito, tanto per fare un esempio, di oltre il 60%.
Non si tratta, peraltro, soltanto di remunerare la liquidità. Un problema ben più grave, infatti, riguarda i mutui. Si calcola che, ad oggi, l’ammontare totale dei mutui sottoscritti dalle famiglie italiane superi i 400MD (due terzi a tasso fisso, un terzo a tasso variabile). L’aumento medio del costo delle rate è salito, negli ultimi 12 mesi, tra il 60 e il 70% (diverse sono le variabili: oltre al tasso, la durata residua del debito, in considerazione che nel periodo iniziale l’incidenza della quota interessi è maggiore e quindi più “sensibile” al rialzo dei tassi). Per questo iniziano ad essere allo studio, da parte di diversi Istituti, misure in grado di aiutare i mutuatari e le famiglie in maggior difficoltà, allungando, per esempio, la durata del mutuo fino ad arrivare alla sua sospensione del pagamento delle rate (un po’ come era successo nel periodo del Covid).
Scenario forse ancor meno semplice per chi, invece, un mutuo lo deve ancora sottoscrivere.
Al di là dell’aumento dei valori immobiliari, che in alcune città ha assunto le dimensioni di una vera e propria “bolla” immobiliare, il costo della rata ha raggiunto livelli che, in molti casi, rendono quasi impossibile procedere all’erogazione. Come noto, l’incidenza della rata non può superare, mediamente, 1/3 del reddito netto disponibile. Facile, quindi, “far di conto”.
Insomma, la “scienza triste” è quanto mai di attualità.
La chiusura non brillante di ieri sera a Wall Street condiziona non poco, questa mattina, i mercati asiatici, tutti con il segno meno.
A reggere meglio di tutti Shanghai, che limita la perdita allo 0,52%.
Ben più pesante il Nikkei, che scivola dell’1,87%, per non parlare, a Hong Kong, dell’Hang Seng, in calo di quasi il 3%, trascinato al ribasso dalle società finanziarie.
I futures per il momento lasciano prevedere un avvio in discesa sia per i listini europei che per quelli Usa.
Petrolio poco mosso, con il WTI vicino ai $ 72 (71.76).
Gas naturale Usa a $ 2,647.
Oro a $ 1.927.
Poco mosso lo spread, a 165,9 bp, con il rendimento del BTP a 4,16%.
Bund a 2,47%.
Treasury vicino al 4% (3,95%), ai massimi da marzo.
Leggero rafforzamento per il $, con €/$ a 1,0861.
Bitcoin che “traccheggia” sempre in area $ 30.500 (30.569), in attesa che la SEC si esprima in maniera definitiva sull’approvazione o meno dei nuovi ETF promossi da alcune società di asset management, tra cui Black Rock.
Ps: il 3 e il 4 luglio si sono registrare, a livello globale, le 2 giornate più calde di sempre. La temperatura media del pianeta, infatti, ha toccato lunedì 17,01°, martedì 17,19°: il record precedente risaliva all’estate 2016, con 16,92°. A Pechino, nei giorni scorsi, sono stati toccati i 41°. In Antartide, il posto normalmente più freddo del mondo, in alcune zone la temperatura è quasi primaverile (8,7°). Qualche campanellino di allarme ci sta arrivando: forse l’emergenza climatica, più che l’economia, è il vero problema con cui fare i conti…