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Direttore: Alessandro Plateroti

Previsioni economiche del 5 dicembre: le jour de gloire.

grafico emergenza covid

Per una volta (in realtà meglio sarebbe dire “ancora una volta”), in Francia “…le jour de gloire” N’EST pas arrivé.

Ieri sera il Parlamento ha sfiduciato il Governo guidato da Michel Barnier, che proprio oggi avrebbe compiuto 3 mesi di vita (era stato nominato il 5 settembre). Solo una volta, nella sua storia democratica, un Governo francese aveva dovuto subire l’onta della bocciatura su una Legge di Bilancio (1962, quando Georges Pompidou, che negli anni successivi ricoprì il ruolo di Presidente della Repubblica, fu costretto a rassegnare le dimissioni, anche se venne immediatamente reincaricato da Charles de Gaulle, allora Presidente della Repubblica, che, però, sciolse l’Assemblea Parlamentare indicendo nuove elezioni, cosa che, invece, Macron non ha alcuna voglia di fare: anzi, è convinto di “tirare fuori dal cilindro” un nuovo Presidente del Consiglio entro domani, in modo da “presentarlo al mondo” già sabato, giorno della riapertura di Notre Dame a 5 anni dal rogo che la distrusse, un evento a cui parteciperanno i “grandi” del mondo, tra cui Trump, ma non Biden, di fatto, per il Presidente eletto, una “investitura sul campo” che precede di 1 mese e mezzo quella “istituzionale” del 20 gennaio 2025).

Una deriva, quella francese, che qualche “scossa di assestamento” all’Europa potrebbe causarlo, visto il “peso” che il Paese ha all’interno della UE: un Paese, va ricordato, che non ha ancora una Legge di Bilancio, costretto, quindi, ad un “esercizio provvisorio”, che andrà comunque votato e dovrà trovare espressione in una legge speciale. Il tutto in una situazione economico-finanziaria piuttosto difficile (il Governo è caduto appunto sulla manovra finanziaria, sotto il peso derivato dall’imposizione di aliquote fiscali piuttosto peggiorative per la classe media – si stimano tra i 2.000 e i 2.500 € in più all’anno di costi erariali per le famiglie – oltre che, ovviamente, per le classi più abbienti).

Una situazione che naturalmente ha avuto, durante l’anno, un impatto piuttosto evidente sulle quotazioni azionarie della borsa francese e forse ancor di più sull’andamento dello spread dei titoli governativi (OAT).

Anche in , infatti, questo caso “le jour de gloire” sembra un triste ricordo: la borsa di Parigi, CAC 40, da inizio anno ha perso il 3,2% (il nostro MIB, tanto per fare un raffronto, è intorno al + 10%, l’Eurostoxx + 8%, il DAX tedesco addirittura + 20,65%, una percentuale “spiazzante” rispetto alla crisi, economica e politica, piuttosto grave che quel Paese sta affrontando). Peggio ancora il spread, forse il “misuratore” più veritiero ed emblematico dello “stato dell’arte”: oramai siamo a livelli “greci”, quasi mai toccati negli anni (siano vicini ai 90 bp), e non è detto che oggi, vista la crisi politica acclarata, non possa ulteriormente “allargarsi”. Un elemento, lo spread, piuttosto impattante per il sistema bancario francese; e quindi, indirettamente, sulle quotazioni di borsa, visto il “peso” che le banche hanno sull’indice. Infatti, sui quasi € 3.300 MD di debito pubblico (110% del PIL), ben 526 MD sono “in mano” alle banche (Credit Agricole ha in pancia € 80 MD di titoli governativi, BNP Paribas 40 MD, Societé Generale appena sotto i 40 MD per citare i 3 gruppi più importanti). Nel caso in cui lo spread continuasse ad allargarsi, significherebbe che le quotazioni continuano a scendere, provocando una “minus valenza” bilancistica alle banche che andrebbe a sua volta ad impattare sul loro patrimonio (ricordiamo che, dopo la grande crisi di Lehman Brothers e la “grande paura” attraversata dall’area €, la BCE ha imposto regole stringenti per “garantire” la stabilità e la solvibilità del sistema bancario, che, di fronte a certe situazioni, deve immediatamente “correre ai ripari” per ristabilire i parametri corretti, il più noto dei quali è il TIER 1).

Fatto sta che, al di là del “giorno di festa” di sabato per Notre Dame, a Parigi non c’è molto altro da festeggiare. La speranza, nelle cancellerie di mezza Europa, è che la crisi trovi una soluzione rapida, anche per evitare il “rischio contagio” che qualche danno lo può fare.

Il tutto mentre, dall’altra parte dell’oceano, Wall Street continua ad inanellare record (con quello di ieri siamo, con riferimento all’indice S&P 500, al 54° da inizio anno, con una performance del + 27%, meno, comunque, di quanto fatto dal Nasdaq, che ha raggiunto, con ieri, il + 31%), a conferma, sostanzialmente, di 2 cose: di un ciclo economico che non conosce debolezza e di aspettative piuttosto positive sulle politiche economiche che Trump, dazi o non dazi o, banalmente, rischio di una crescita fuori controllo del debito pubblico, metterà in atto per confermare il suo “mantra”, fatto di MAGA (Make America Great Again).

Questa mattina i mercati non sembrano minimamente preoccupati per quanto sta succedendo in Francia (o quanto è successo un paio di giorni fa in Corea del Sud, con il Parlamento che ha bloccato sul nascere l’imposizione della Legge Marziale e il Presidente Yoon Suk Yeol “scaricato” dal suo stesso partito e, probabilmente, costretto all’impeachment).

A Tokyo il Nikkei cresce dello 0,30%.

Shanghai si muove intorno alla parità (in questi minuti + 0,12%).

In controtendenza, a Hong Kong, l’Hang Seng, a – 1%, dopo i massimi da 3 settimane a questa parte.

A Seul debole il Kospi (- 0,90%); sabato sarà votata la mozione di impeachment nei confronti del Pesidente.

Taiex a Shanghai intorno alla parità.

Record storico per Singapore, dopo il rialzo di questa mattina (+ 0,7%).

Futures ovunque appena sotto la parità (- 0,10/0,15%).

Ieri petrolio in discesa, con il WTI a $ 68,64 (stabile questa mattina).

Gas naturale Usa $ 3,028 (+ 1,28%).

Oro a $ 2.675 (-0,12%).

Spread a 115 bp, sempre più giù (e quindi prezzo dei BTp sempre più su).

BTp al 3,21%.

Bund 2,06%.

Treasury in modesto ritracciamento (4,19%).

€/$ a 1,0529.

Tocca territori “inesplorati” il bitcoin, che arriva al nuovo record di $ 103.655.

Ps: l’edilizia “popolare” non è certo uno dei “must” di Montecarlo. Se qualcuno avesse avuto dei dubbi, da oggi può stare tranquillo. Ieri, nel Principato più famoso del mondo, è stato inaugurato l’eco quartiere Mare Terra, progettato dai più grandi architetti del pianeta. Prezzi, si direbbe, più che popolari: si parte da € 120.000 al mq (centoventimila al metro quadro). Un appartamento di 100 mq, quindi, quello che serve ad una famiglia “normale”, “verrebbe via” a € 12 ML. Vengono meno i dubbi sull’edilizia popolare a Montecarlo, però ne viene qualcuno sul “nothing impossible”….

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ultimo aggiornamento: 5 Dicembre 2024 8:52

Previsioni economiche del 4 dicembre: senza freni.