Direttore: Alessandro Plateroti

Fanno notizia, in questi giorni, i continui nuovi record toccati dall’oro, che è arrivato a superare i $ 2.300 per oncia.

Come noto, il metallo prezioso è considerato il bene rifugio per eccellenza. Solitamente i suoi movimenti sono legati a 2 fattori determinanti: la presenza di crisi geopolitiche e/o un’elevata inflazione. Per quanto riguarda il primo punto la concomitanza di 2 guerre che ci toccano abbastanza da vicino è sì un motivo che può spingere le quotazioni, ma è altresì vero che la situazione appare piuttosto sotto controllo (almeno per quel che riguarda eventuali allargamenti dei conflitti, in principal modo quello medio-orientale). Relativamente, invece, al secondo punto, l’oro, in quanto “bene reale” (per giunta in continua riduzione), ha la caratteristica di “difendere” il proprio valore, “incorporando” nei prezzi l’inflazione. Ma, anche qui, il picco inflattivo è ormai lontano (il 10 e oltre per cento toccato nell’autunno 2022). Rimane un terzo motivo, forse quello più attuale: la prevista, per non dire certa, riduzione dei tassi fa sì che il “lingotto” diventi “concorrenziale” alle emissioni obbligazionarie che si effettueranno nel prossimo futuro che, per forza di cose, avverranno a condizioni meno interessanti rispetto alle attuali. L’oro non paga cedole (anche se si acquistasse attraverso strumenti finanziari, quali ETF o Fondi dedicati), cosa che potrebbe essere un deterrente nei confronti di qualsiasi bond, ma se le cedole diminuiscono ecco che la differenza si fa meno importante. Fatto sta che, negli ultimi 15 mesi, è iniziata una vera e propria “corsa all’oro”, con oltre 2.000 tonnellate che sono state acquistate dalle Banche Centrali, con in testa quella cinese.

Ma non il rialzo non si è limitato all’oro: oltre all’argento (che, oltre ad essere considerato un metallo prezioso, è utilizzato non poco per applicazioni industriali), un po’ tutte le materie prime stanno conoscendo una stagione di aumento dei prezzi. Il rame, per esempio, da inizio anno è salito del 7% e lo stesso petrolio, nelle 2 versioni (Brent del Mar Baltico, WTI texano) è salito di quasi il 20%. Per non parlare di alcune soft-commodities (i prodotti agricoli), con in testa il cacao, le cui quotazioni sono quasi triplicate da inizio anno (ma qui subentrano altre motivazioni, da quelle banalmente climatiche, che possono incidere sul raccolto, a motivazioni prettamente speculative).

Solitamente il rialzo delle materie prime avviene in periodo di forte crescita economica, con gli impianti industriali che viaggiano a pieno regime, trascinate dalle vendite. Cosa che, come sotto gli occhi di tutti, al momento non è (anzi, sappiamo quali sono i timori, con previsioni di crescita quasi da “motori al minimo”). Ecco, quindi, che si fa spaziola preoccupazione che l’inflazione possa dare un “colpo di coda”, in considerazione del fatto che spesso il rialzo delle materie prime “industriali” è visto come “anticipatorio” dell’inflazione (che poi può essere anche considerato il classico caso di “causa-effetto”, dove non si sa bene dove finisce uno e inizia l’altro, visto che una delle principali cause dell’aumento dei prezzi è l’aumento dei prezzi delle materie prime).

Forse anche per questo i “messaggi” che le due principali (o più influenti) Banche Centrali al mondo (FED e BCE) continuano ad essere infarciti di cautela, quasi a gettare acqua sul fuoco sulle attese di ribassi da parte di buona parte della business community o del mondo imprenditoriale, seppur, sul fronte dei prezzi continuino ad arrivare segnali positivi. Nell’eurozona a marzo l’inflazione si è assestata al 2,4% su base annua, contro il 2,6% di febbraio. Ancora più importante il dato sull’inflazione core, che esclude le componenti più volatili (energia, alimentari, tabacco), per la quale la politica monetaria è considerata ancora più incisiva, passata dal 3,1% di febbraio al 2,9% di marzo, il valore più basso degli ultimi 2 anni. Tutti segnali che vanno, quindi, nella direzione di un ribasso.

Ancora più prudente la FED. Oltre al fatto di trovarsi in una fase del ciclo economico ben più positiva rispetto all’Europa, l’economia USA “sconta” la politica fiscale molto espansiva che l’amministrazione Biden sta mettendo in atto, con un rapporto deficit/PIL prossimo al 6% (siamo al 5,8%), contro un deficit europeo intorno al 3,6%. Una politica fiscale, quindi, che sembra “pareggiare” il maggior rigore voluto (e perseverato) da Powell, ben consapevole dei rischi che un allentamento della stretta, abbinato al “permessivismo” della politica (siamo pur sempre in un anno elettorale….), potrebbero esserci (tant’è vero che si comincia a parlare non più di 3, bensì di 2 tagli nel corso d’anno). Anche perché, al di là dell’oceano, i prezzi continuano a rimanere più “appiccicosi” di quanto si pensasse, con l’inflazione core salita al 2,8%. Senza considerare che, per quanto riguarda l’andamento occupazionale, continuano a susseguirsi le buone notizie, con i nuovi impieghi che a marzo hanno toccato le 184.000 unità, contro previsioni che si fermavano a 150.000. Non a caso i tassi sui treasury sono saliti, nella giornata di ieri, sino al 4,43%, per poi scendere al 4,38%.

Ieri sera seduta controversa per Wall Street: Nasdaq a + 0,21%, Dow Jones in leggero arretramento (– 0,11%), S&P 500 + 0,11%.

Questa mattina tutte chiuse per festività le borse Great China, mentre è regolarmente aperto il Nikkei di Tokyo, in rialzo dello 0,81%.

In crescita i futures, con quelli USA un po’ meglio rispetto all’Europa (+ 0,20% vs + 0,10%).

Petrolio stabile, con il WTI a $ 85,52.

Gas naturale Usa a $ 1,851 (+ 0,33%).

Oro a $ 2.316,50, nuovo record.

Spread in area 140 bp (139,5), con il rendimento del BTP sempre intorno al 3,85% (3,84).

Bund al 2,39%.

Treasury al 4,36%.

In leggero rafforzamento l’, con l’€/$ a 1,0845.

Bitcoin a $ 65.725.

Ps: ultime notizie sul fronte dell’AI (artificial intelligence). Il New York Times presto sarà in versione audio. Ci sarà, quindi, una voce-robot che leggerà la maggior parte degli articoli che verranno pubblicati nelle versioni cartacee e on-line. Siamo proprio sicuri che il progresso sia questo…?

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ultimo aggiornamento: 04-04-2024


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