Il vivere quotidiano non è, come ben sappiamo, una “banale” linea retta, ma spesso il risultato di comportamenti in contraddizione rispetto alle idee che li hanno ispirati.
Se tutto ciò è valido per i singoli, non bisogna stupirsi più di tanto se analoghi segnali arrivano dall’economia, con numeri non sempre facili da decifrare e che “spiazzano” anche gli osservatori più attenti.
E’ uscito ieri il solito report di Janus Henderson Investors sulle 1.200 più importanti società quotate al mondo, che compongono l’indice Gobal Dividend Index, vale a dire, di fatto, “l’unità di misura” sullo stato di salute aziendale in base ai dividendi distribuiti ai soci.
Ebbene, relativamente al 2° trimestre 2023, l’ammontare complessivo dei dividendi versati ha raggiunto, a livello globale, l’imponente cifra di $ 568,1 MD, in crescita del 4,9% su base annua, che diventa il 6,3% se si escludono le distribuzioni straordinarie e non ripetibili. Numeri e, soprattutto, una tendenza (le previsioni, per il 2023, sono per una distribuzione complessiva di $ 1.640 MD, in aumento del 5,2%), di fronte ai quali diventa difficile pensare che il mondo sia sull’orlo di una recessione. Un ruolo importante, nel periodo preso in considerazione, lo ha giocato l’Europa, in considerazione della concentrazione, tra aprile e giugno, dei pagamenti. A livello UE l’aumento dei dividendi è stato addirittura del 10%. Guardando al settore bancario, grande “osservato speciale”, almeno nel nostro Paese (vd la discussa tassazione degli extra-profitti), si arriva addirittura ad un + 50%. Peraltro, sempre a livello UE, molto bene è andata anche all’automotive, con una crescita nell’ordine del 14%.
L’Italia ha contribuito con $ 9,2MD, fanalino di coda (per quanto l’aumento, su base annua, sia stato del 18,8%, seconda solo alla Spagna, in cui il rialzo è stato di ben il 29,4%), ben dietro ai partners europei (Germania $ 44,7 MD, Francia $ 53,9%). “Fuori portata” gli Usa, con $ 148 MD.
Allo stesso tempo, proprio ieri arriva, dagli Usa, la notizia che i nuovi posti di lavoro sono in forte contrazione, evidente segnale di una perdita di velocità della crescita economica (da qui, sotto certi aspetti altra forte contraddizione, il rimbalzo degli indici statunitensi, con il Nasdaq che ha chiuso a + 2,15%, il Dow Jones a + 0,85%, S&P 500 + 1,45%, sulla convinzione che la FED si prenderà una pausa a riguardo il possibile nuovo rialzo dei tassi).
Ben maggiori le preoccupazioni (peraltro avvalorate dai dati non particolarmente positivi, per non dire negativi) che si avvertono in Germania, Paese da mesi nel limbo della “crescita zero”. Una situazione a cui dalle parti di Berlino sono abituati e che rischia di mettere in discussione un governo che si appoggia su una maggioranza non facile da “tenere insieme”. Per quanto attraversi una fase economicamente debole, quel Paese conserva, invece, una indubbia “forza” finanziaria, come il rapporto debito/PIL che sta riavvicinandosi al 60%, sta a confermare. Da qui la potente manovra che il governo Scholz ha deciso di varare, con un pacchetto di sgravi fiscali per le piccole-medie aziende del valore di circa € 7,5 MD all’anno fino al 2028, che porterà il valore dei sostegni, per il 2024, a oltre $ 67,1 MD. Parafrasando una nota pubblicità, verrebbe da dire “ti piace vincere facile”: impossibile, infatti, non fare il confronto con quanto sta succedendo da noi, dove il Governo sta cercando di “gettare le basi” per una manovra finanziaria sostenibile, costretto com’è a “raschiare il barile” per la mancanza di coperture finanziarie adeguate, tanto da mettere in discussione la proroga del cuneo fiscale varato per i lavoratori dipendenti entro un certo reddito.
Come detto, ieri chiusure quasi euforiche per Wall Street.
Questa mattina terza giorno consecutivo di rialzi per i mercati dell’area Pacifico.
A Tokyo il Nikkei segna + 0,33%; sulla stessa lunghezza d’onda, a Hong Kong, l’Hang Seng, a + 0,36%.
Leggermente più debole Shanghai, in rialzo dello 0,16%.
A proposito di Cina, giunge voce che molti Istituti di credito si stiano apprestando a tagliare i tassi sui mutui e, contestualmente, quelli sui depositi, seguendo le indicazioni del Governo.
I futures al momento viaggiano sulla parità sulle 2 sponde dell’oceano.
Buono spunto del petrolio, con il WTI che supera gli 80$ (81,55, + 0,37%).
Stabile il gas naturale Usa, a $ 2,666.
In rialzo le quotazioni dell’oro, che raggiunge i $ 1.945.
Spread a 162,8, con il BTP che scende al 4,14%.
Bund 2,50%.
Treasury Usa 4,13% dal 4,19% del giorno precedente.
Appena debole il $, con €/$ a 1,083.
Dopo il forte rialzo di ieri (+ 6%), questa mattina il bitcoin frena, mantenendosi comunque ben oltre la soglia dei $ 27.000 (27.432).
Ps: da ieri a Londra sono entrate in vigore l’ampliamento dell’area “ZTL” (per loro “Ulez, Ultra Low Emissions Zone), che, a questo punto, comprende tutta l’area metropolitana (1.600 kmq, 32 quartieri). In questo modo, la capitale britannica diventa la città al mondo con le regole antiinquinamento più severe. Le auto non a norma dovranno pagare, per l’ingresso, 12,50 sterline al giorno. Camion e pullman ben 100 sterline al giorno. Si stima che il Comune di Londra possa arrivare ad incassare oltre 1 MD di sterline all’anno: a trarne beneficio, quindi, non è solo l’aria che i londinesi respirano…