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Direttore: Alessandro Plateroti

Previsioni economiche del 3 settembre: luoghi comuni.

Auto lusso

Secondo l’enciclopedia Treccani si definisce un luogo comune “un’affermazione comunemente accettata piuttosto che un’opinione di cui frequentemente si abusa”.

La nostra quotidianità si può dire sia “infarcita” di luoghi comuni: ogni conversazione, qualsiasi possa essere il contenuto, spesso si basa, appunto, sui “luoghi comuni”.

Non ne sono esenti la politica e l’economia, frequentemente intrecciate a “doppio filo”.

Prendiamo, per esempio, la Germania, da sempre forse il migliore esempio di efficienza, rigore e solidità, diventato per molti un “modello” da seguire e da imitare. Per anni si è continuato a parlare di quel Paese come la vera “locomotiva” d’Europa, con una classe politica seria e preparata, che ha sempre messo gli obiettivi “sovrani” sopra ogni cosa, facendo della “solidità dei conti” l’asse portante della propria credibilità.

Ormai da un paio di anni abbiamo scoperto che le cose, anche alla latitudine di Berlino, non sono poi così perfette. Analizzando le vicende degli ultimi anni, si è verificato che alcuni leader politici non erano poi così rigorosi come si pensava (per es. il cancelliere Schroeder, accusato di essere “gettato”, anche per fini personali, nelle braccia della Russia, e la stessa Merkel oggi meno “venerata” di un tempo). E le ultime vicende, con le elezioni regionali dello scorso fine settimana che hanno visto la vittoria dell’estrema destra (come, peraltro, la prima tornata elettorale, quasi 3 mesi fa, in Francia), hanno probabilmente definitivamente fatto tramontare la stella di Scholz.

La situazione economica ha, senza dubbio, contribuito all’esito del voto: il traino economico (nei confronti dell’Europa e di molti Paesi che ne fanno parte) è “andato in soffitta”, facendo diventare obsoleto un altro luogo comune. Oramai da un paio di anni quel Paese è alle prese con una recessione a cui da decenni non era più abituata e che, guardando al passato, ancora oggi fa venire i brividi a molti tedeschi (la Repubblica Weimar, che resse il Paese dal 1918 al 1933, con il livello di inflazione forse più drammatico che il mondo ricordi – nel 1923 venne introdotto un nuovo rapporto di cambio, pari a 1 marco ogni 1.000.000.000.000 (con 12 zeri…) di vecchi marchi) e che portò poi alla tragedia che tutti sappiamo): certo, una situazione non paragonabile a quella (si sta parlando di un – 0,1% a trimestre), ma che sta comunque “minando” le certezze di chi, per decenni, ha “guidato” l’economia europea.

Declinando ulteriormente quanto sta accadendo, un altro “luogo comune” viene messo in discussione.

E’ noto che l’automotive sia, da sempre, il vero “motore” di quell’economia e, tra le varie case che lo compongono, la Volkswagen sia forse il marchio più rappresentativo (un gruppo che, a livello mondiale, ha a “libro paga” oltre 680.000 dipendenti, di cui ben 300.000 in Germania). Per la 1° volta in 87 anni di storia il gruppo pare si avvii alla chiusura di vari impianti nel Paese, con l’obiettivo di ridurre i costi operativi per circa € 10 MD. Fatto che, se dovesse verificarsi, sarebbe un colpo difficile da parare per il Cancellieri tedesco, evidentemente ritenuto principale responsabile della crisi economica in cui si trova non soltanto il gruppo ma probabilmente tutto il Paese.

Rimane il fatto che se quell’economia va male, difficilmente altre economie europee, “satelliti”, come la nostra, del “pianeta” tedesco, potranno presentare numeri così soddisfacenti (non a caso, per quanto ci riguarda, nonostante il boom di alcuni settori – vedi, per es, il turismo, che forse ha visto la miglior stagione che si ricordi – la nostra crescita rimane “asfittica”, con un PIL che, se venissero confermati i numeri dei primi 2 trimestri, si fermerà tra il + 0,6 e il + 0,7%, lontano dall’obiettivo governativo dell’1%).

La giornata sui mercati del Pacifico si avvia ad una conclusione caratterizzata dal segno meno.

Il Nikkei, dopo un andamento ondivago, si trova ad un passo dalla parità (- 0,04%), con lo yen in leggera risalita verso $.

Allineati i mercati “great China”, con l’Hang Seng di Hong Kong a – 0,39% e Shanghai a – 0,31%.

Anche il Kospi di Seul lascia sul terreno lo 0,3%.

Riapre oggi, dopo la festività del Labour day, il mercato americano, con i futures di Wall Street in leggero ribasso.

Europa, invece, intorno alla parità.

Recupera terreno il petrolio, con il WTI a $ 74,11 (+ 0,67%).

Forte il gas naturale Usa, che sale del 2,77%, a $ 2,189).

Stabile l’oro, a $ 2.505.

Spread in leggero recupero, dopo le tensioni di ieri dovute al voto tedesco, a 137 bp.

BTP al 3,77%.

Bund 2,33%.

Treasury 3,90%, in ulteriore, leggera crescita.

Stabile l’€/$, a 1,1057.

Bitcoin ancora sotto i $ 60.000, seppur in leggero recupero ($ 59.275).

Ps: Paese che vai, tradizione che trovi. Anche se, a volte, le tradizioni si cerca di cambiarle. Ma non sempre con successo. Prendiamo la Svezia, forse uno dei Paesi in cui la “parità di genere” trova la massima espressione. Da circa 14 anni (da quando, cioè, la Principessa Vittoria, andando contro, appunto, le tradizioni decise di farsi accompagnare all’altare dal padre), è consuetudine che il padre accompagni la sposa fino all’altare, “consegnando” la figlia all’uomo che la sposerà. Cosa per noi assolutamente normale. Non, invece, per quel Paese. Dove, infatti, a quanto pare, la Chiesa Luterana vuole tornare alla “vecchia tradizione”, che prevede che la sposa raggiunga da sola l’altare (e quindi scelga da sola “il proprio destino”).

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ultimo aggiornamento: 3 Settembre 2024 8:53

Previsioni economiche del 2 settembre: data dependent.