A fine 2023 la ricchezza finanziaria (liquidità su cc e investimenti mobiliari) delle famiglie italiane era pari a circa € 5.216 MD, € 144 MD in più rispetto ai 12 mesi precedenti. Si stima che il valore delle proprietà immobiliari sia simile, portando il totale della ricchezza delle famiglie italiane vicino agli 11.000 MD.
Tornando alla ricchezza finanziaria, una parte piuttosto consistente è data dai depositi bancari: per quanto, nell’arco dell’anno scorso, siano stati erosi dal caro vita, che ha costretto molti risparmiatori ad “attingere” dal tesoretto accantonato, il loro valore rimane piuttosto elevato, collocandosi intorno ai 1.300 MD. Una percentuale indubbiamente importante, ma che, quasi in maniera sorprendente, ci pone tra i Paesi più evoluti in termini di scelte di investimento. Le famiglie tedesche o spagnole, per esempio, detengono in liquidità percentuali ben superiori (vicine al 50% dei loro attivi), la Grecia, addirittura, arriva a circa il 60%. Più simili quelle francesi, con percentuali appena inferiori alle nostre, mentre le famiglie americane guidano la classifica del “rischio”, lasciando sui conti bancari solo il 15% circa degli attivi.
Sempre con riferimento al nostro Paese, la quota di liquidità è andata diminuendo, peraltro, non solo per le “aumentate” necessità dovute all’aumento dei prezzi, ma anche per una scelta “consapevole” da parte di molti: con un livello di inflazione che, in alcuni momenti, aveva superato la doppia cifra e che, pur iniziando a scendere, è rimasto a livelli a cui non eravamo più abituati, lasciare la liquidità su conti bancari ha significato “perdere soldi”, essendo quel denaro o non remunerato o, nella migliore dele ipotesi, remunerato meno di quanto fosse il valore dell’inflazione.
Da qui la necessità di individuare forme di investimento che fossero in grado, se non di coprire l’aumento dei prezzi, almeno “tutelassero” maggiormente il valore del denaro.
Lo ha ben compreso il Tesoro, che infatti ha lanciato una nuova tipologia di BTP, ormai diventata una “moda” (come lo sono stati, fino ad un paio di anni fa, i BTP Italia, legati all’inflazione italiana).
Ormai, infatti, siamo alla 4° edizione del BTP Valore: con le 3 precedenti (giugno 23, ottobre 23, marzo 24), il Tesoro ha raccolto più di € 53 MD, con l’ultima che ha stabilito il record di quasi € 18.5 MD.
Tutto fa pensare che anche l’emissione che inizierà lunedì (di cui oggi conosceremo il tasso minimo garantito) riscuoterà un discreto successo. In primis, come detto, perché comunque sui conti correnti la liquidità è ancora tanta. Poi perché, per quanto sia scesa, l’inflazione continua ad “erodere” il valore del denaro (anche se in Italia meno di quanto accada in altri Paesi europei). Terzo, perché la formula proposta dal BTP Valore va nella direzione opposta da quello che si prevede possa essere l’andamento dei rendimenti che avremo nei prossimi mesi e, ancor più nei prossimi anni. Dato per certo che i tassi, in Europa probabilmente prima rispetto ad altre aree geografiche (tra cui gli USA), diminuiranno (a giugno in Europa, si pensa 3 volte nei prossimi 12 mesi, a partire da settembre, negli USA), questa particolare tipologia di titoli pubblici “promette” che, dopo i primi 3 anni (il titolo ha una durata di 6 anni), il rendimento crescerà per i successivi 3.
Gli italiani, come molti ricorderanno, erano definiti negli anni 80 “Bot people”: erano gli anni in cui i rendimenti erano a livelli “sudamericani”, superiori al 20%, o giù di lì. Una “ricchezza”, a dire il vero, piuttosto effimera, se non puramente teorica, essendo l’inflazione su quei livelli, se non più alta: alla fine, quindi, nelle “tasche” delle famiglie italiane rimaneva poco o nulla.
Situazione oggi forse un po’ diversa, essendo i rendimenti, allo stato attuale, superiori all’inflazione: su una durata di 6 anni, il rendimento di un titolo governativo è intorno al 3,5%.
Quello che al momento è dato sapere è che il titolo avrà un flusso cedolare trimestrale, con un premio di fedeltà, riconosciuto a chi lo deterrà sino alla naturale scadenza, dello 0,8% (il precedente si fermava allo 0,7%), che, tradotto, significa un ulteriore 0,133% annuo (0,8%/6), che va aggiunto al normale flusso cedolare. Cedola, come detto, il cui valore “minimo” (suscettibile, quindi, di una possibile – difficile – revisione verso l’alto) verrà, appunto, determinato oggi. Osservando quanto successo per le precedenti emissioni, si ipotizza che al “rendimento medio” di periodo (il 3,5% di cui sopra) possa essere aggiunto un “premio” dello 0,20/0,30%. Se guardiamo all’ultima emissione, il rendimento medio offerto (media tra i primi 3 anni e i secondi 3) è stato del 3,62%. Non essendo, nel frattempo, i rendimenti cambiati, si ipotizza che anche per questa emissione il livello (medio) possa essere quello.
Ma non di solo BTP Valore vive il risparmiatore.
Dopo la chiusura in rialzo, ieri sera, degli indici americani (Dow Jones + 0,85%, Nasdaq + 1,29%, S&P 500 + 0,91%), con il titolo Apple che, dopo la comunicazione dei dati trimestrali (non eccezionali, ma comunque leggermente migliori di quelli attesi dagli analisti) in rialzo, nel dopo borsa, del 6%, questa mattina a Hong Kong l’Hang Seng replica il rialzo di ieri, con un nuovo allungo (+ 1,45%).
Sono chiusi per festività il Nikkei di Tokyo e le piazze cinesi.
Segni positivi anche per Taiwan (+ 0,5%) e Sidney (+ 0,5%).
Futures ben impostati questa mattina di qua e di là dell’oceano.
Petrolio senza particolari scossoni, con il WTI sempre sotto la soglia degli 80$ (79,16, + 0,14%).
Gas naturale Usa che, invece, ha superato la barriera dei $ 2 (2,021), anche se questa mattina cede lo 0,84%.
Oro appena sopra i $ 2.300 (2.310), – 0,05%.
Spread a 130 bp, con il BTP al 3,85%.
Bund a 2,54%.
Treasury in leggero ribasso, a 4,58%.
Si indebolisce il $, con l’€/$ a 1,0735.
Bitcoin in cerca di stabilizzazione, con le quotazioni che si riavvicinano ai $ 60.000 (59.372).
Ps: ricorre domani il 75° anniversario della tragedia di Superga (era il 4 maggio 1949), in cui scomparve la squadra che aveva dominato gli ultimi 5 Campionati. Una squadra già mitica e che la catastrofe, probabilmente, ha reso eterna. Perché, spesso, le tragedie, oltre al dolore, producono questo risultato: una sorta di “immortalità” per chi ne è protagonista. Un po’ come il caso di Ayrton Senna, di cui lo scorso 1° maggio si è celebrato il 30° anno dell’incidente che ha provocato la sua morte.