La Cina ci ha abituati, negli anni scorsi, a ritmi di crescita insostenibili per qualsiasi economia occidentale, con medie annuali intorno al 10%, che l’hanno portata ad essere oggi la 2° potenza economica mondiale dopo gli USA, con un PIL di oltre $ 17.000 MD.
Ma molte cose sono cambiate con il Covid. Il “titanico” rigore con il quale il regime cinese ha affrontato (e sta ancora affrontando) la pandemia, infatti, non soltanto sta facendo dimenticare quelle percentuali, ma sta addirittura portando la potenza asiatica a “cedere il passo” anche rispetto agli altri Paesi del Far East. L’anno scorso la crescita era ancora stata dell’8,1%, mentre quest’anno dovrebbe fermarsi ad un “misero” (per i loro standard) 2,8%: un livello ben inferiore anche solo al 5% previsto dalla Banca Mondiale ad inizio anno (comunque il più basso degli ultimi 30 anni). Si pensi che l’area, su cui la Cina pesa ben l’86%, cresceràdi circa il 5,3%, soprattutto grazie all’aumento delle materie prime.
Forse anche per questo, nella riunione del prossimo 5 dicembre la Banca Centrale, in controtendenza rispetto alla maggior parte delle altre (considerando le maggiori), abbasserà di 25 punti base il coefficiente di riserva obbligatoria per le banche, ad eccezione di quelle che già oggi applicano un ratio del 5%, dopo quello dell’aprile scorso, anch’esso pari a 25 punti base. Tradotto, si parla di circa $ 70 MD di liquidità che verranno “immessi” sul sistema a sostegno dell’economia: non si tratta, quindi, di un taglio dei tassi di interesse ma di quanto le banche commerciali cinesi devono tenere depositato presso l’Istituto centrale in termini di garanzie patrimoniali. A questo, come già noto, si devono aggiungere i circa $ 160 MD già decisi dalle principali 6 banche cinesi a favore delle Compagnie immobiliari in crisi: il settore immobiliare in Cina è sinonimo di crescita non solo economica ma anche sociale. Il loro fallimento metterebbe sul “lastrico” milioni di famiglie, con conseguenze pesanti per l’immagine del Governo e del Presidente Xi Jinping: da qui il motivo della “morale suasion” governativa e della Banca Centrale affinchè il sistema bancario intervenga con mezzi ingenti per sostenere un settore (come dimostra la crisi di Evergrande, la più grande società di sviluppo immobiliare del Paese) che sta facendo una fatica enorme a riemergere.
Che la situazione, in Cina, non sia semplice lo confermano le proteste sempre più diffuse contro le restrizioni anti-Covid. La contestazione prende origine dalla morte di 10 persone in un incendio domestico, dopo che erano state costrette all’isolamento dalle misure restrittive. Le manifestazioni coinvolgono le principali metropoli, oltre che la stessa capitale. Peraltro la pandemia anziché arrestarsi sembra progredire: dalle poche centinaia (ufficiali…) di casi registrati a fine ottobre, oggi siamo passati a circa 30.000 casi giornalieri. Numeri senz’altro elevati, ma comunque molto basso se confrontato ad una popolazione di oltre 1,4 MD di persone. Con qualcuno che comincia a paragonare le proteste (in prima fila soprattutto gli studenti) con quella di piazza Tienanmen del 1989, forse quella che per la prima volta ha “esportato” il regime cinese.
Tutti in rosso questa mattina gli indici asiatici.
Nikkei di Tokyo a -0,42%, mentre sono più pesanti quelli cinesi, che accusano il peso della situazione di protesta, oltre che i nuovi lockdown governativi: Shanghai al momento si trova a – 0,77%, con l’Hang Seng di Hong Kong fa segnare – 1,8%, dopo che aveva aperto a – 4%.
Futures in ribasso, in scia alle performances negative in Asia.
Materie prime piuttosto pesanti.
Cade di nuovo il petrolio, appesantito dalle preoccupazioni che arrivano sull’economia cinese: questa mattina il WTI passa di mano a $ 73,91, in calo del 3,20%.
Non va meglio al gas naturale Usa, che troviamo a $ 7,04, a – 4,11%.
Si “salva” invece l’oro, che limita le perdite ad un modesto – 0,10% a $ 1.753.
Spread ancora “sugli scudi”, a 181 bp, per un rendimento del BTP in area 3,65/3,70%.
Treasury note a 3,63%.
Leggero calo dell’€: questa mattina troviamo l’€/$ a 1,0378.
Di nuovo in ritirata le criptovalute, con il bitcoin a $ 16.201, – 2,20%.
Ps: una delle canzoni più famose dei Police, la “mitica” band degli anni 80 di Sting, era “Message in a bottle”. In Scozia (e dove se no, per di più in una bottiglia di wisky….) è stata rintracciato, sotto il pavimento di una casa, quello che è ritenuto il messaggio in bottiglia più antico di sempre. Pare risalga al 6 ottobre 1887, 135 anni fa.