“festina lente”. Il detto, attribuito da Svetonio ad Augusto, sta a significare “agire presto, ma con cautela”. Ovvero, anche “affrettarsi lentamente”, praticamente un ossimoro, esprimendo concetti antitetici come velocità e lentezza.
La frase è stata utilizzata, ieri, da Fabio Panetta nel suo intervento alla International Policy Conference ad Helsinki, in cui ha analizzato i vari temi che possono indirizzare le scelte di politica monetaria.
Diversi possono essere i rischi che le Banche Centrali potrebbero trovarsi ad affrontare.
In primo luogo, non è una novità, la geo-politica. Infatti l’aggravarsi delle tensioni diplomatiche e militari potrebbero avere effetti “indesiderati” sul commercio (come ben sanno le Compagnie Marittime, costrette anche in tempi recenti a far circumnavigare il continente africano dalle navi che dall’Asia fanno rotta sull’Europa), sul flusso di capitali, sulla crescita e, evidentemente, sui prezzi.
A braccetto con la geopolitica va la considerazione che quest’anno i cittadini di più di 70 Paesi andranno al voto, con più di 2 miliardi di persone chiamate ad esprimersi.
Il ricambio politico genera, normalmente, una maggior incertezza (le elezioni europee ne sono una più che evidente conferma). Il cambiamento, spesso drastico, non è un passaggio così semplice ed automatico, con decisioni che magari vanno nella direzione opposta di quelle assunte dai predecessori.
L’inflazione, poi, rimane forse la preoccupazione maggiore.
E’ vero che l’indice dei prezzi è passato dal 10.6% del 2022 al 2,6% attuale (dato riferito a maggio), ma il target non è stato ancora raggiunto e, qua e là, si intravedono segnali che lasciano intendere che il percorso non sarà così lineare e scontato. Tuttavia, secondo, il nostro Governatore, al momento non ci sono “spirali” tra prezzi e salari (vale a dire i secondi non sono cresciuti di pari passo, se non in misura superiore, ai prezzi), il che dovrebbe essere di aiuto per continuare a vedere i prezzi scendere. E’ importante, peraltro, che, almeno in Europa, la Banca Centrale abbia avviato il processo di riduzione, lasciando intendere che, da qui a fine anno, altri ribassi (2) potrebbero arrivare.
C’è, infine, un quarto fattore di rischio, che non è legato alla sostanza quanto piuttosto alla forma.
Come più volte, in passato, abbiamo constatato, i mercati possono reagire più o meno brutalmente in considerazione di “come” le cose vengono comunicate da parte delle autorità monetarie e politiche.
Occorre, quindi, prestare molta attenzione alle modalità con cui le decisioni assunte vengono comunicate, per non annullare e vanificare quanto di buono è stato fatto e si sta facendo.
Ancora una volta, comunque, “l’agire” è considerato un passo fondamentale. Certo è necessario farlo a ragion veduta, avendo la situazione sotto controllo, basandosi sulla valutazione delle prospettive inflazionistiche e sulla capacità di trasmissione sul sistema economico della politica monetaria, ma lo stare immobili e passivi potrebbe essere causa di nuovi problemi.
Giornata negativa per gli indici asiatici.
Il Nikkei di Tokyo si avvia ad una chiusura in ribasso, con una perdita che, al momento, si aggira sul – 0,82%. La borsa giapponese non trae vantaggio dalla nuova discesa dello yen, al livello più basso dal 1986 rispetto al $ (solo nell’anno in corso ha perso circa il 14% del suo valore verso la valuta americana): a penalizzarla il fatto che da parte della Banca Centrale non è arrivato alcun segnale a difesa del cambio, cosa che lascia perplessi gli investitori. Il divario dei tassi tra i 2 Paesi continua a favorire il biglietto verde, con importanti flussi dalla valuta giapponese a quella americana.
Hang Seng di Hong Kong che sfiora il – 2%, penalizzato dalle vendite su Micron Tech, uno dei più importanti produttori di chip dell’area, che ha comunicato utili trimestrali superiori alle previsioni, ma, allo stesso tempo, ricavi invece deludenti.
Shanghai ferma la discesa allo 0,6%.
Negativi anche Seul (Kospi – 0,4%), Taiwan (idem) e ASX di Sidney (- 1%).
In controtendenza l’India, con Mumbai a + 0,3%.
Il petrolio non da segni di particolari movimenti, con il WTI a $ 80.19.
Gas naturale Usa a $ 2,758 (+ 0,29%).
Oro $ 2.312 (- 0,11%).
Futures deboli a Wall Street, in leggero rialzo in Europa.
Spread a 153,3 bp.
BTP “appiccicato” al 4% (3,99).
Bund al 2,45%.
Oat francesi 3,22%, con spread a 0,78 bp.
Treasury 4,32%.
€/$ 1.0693.
Bitcoin sempre sulle montagne russe: questa mattina lo troviamo a $ 60.661, – 0,25%.
Ps: e così questa notte (ore 21.00 locali, le 3 in Italia) i 2 “contendenti” alle Presidenziali Usa (159 anni in 2, i più anziani di sempre) si affronteranno nel primo dei 2 incontri (scontri?) previsti prima delle elezioni di novembre. Uno, il Presidente in carica, è “in ritiro” con il suo staff a Camp David, dove studia i “faldoni” e prova e riprova il confronto con il rivale. L’altro, invece, come sua abitudine, sembra “recitare a soggetto”, forte del suo “phisique du rhole” (è alto 190 cm e pesa 110 kg), quasi a voler dimostrare, a scanso dell’età (ha pur sempre 78 anni), di avere “tutto sotto controllo” e di essere estremamente lucido (c’è da star certi che qualche battuta sui problemi – mai dichiarati – di salute dell’avversario farà capolino). Comunque vada, peraltro, il fatto che il confronto avvenga a più di 4 mesi dalle elezioni, alla fine, almeno per il momento dovrebbe lasciare le cose come stanno.