L’estate “starà anche finendo”, ma nulla, al momento, sembra modificare la quiete degli ultimi giorni di agosto.
Le guerre in corso, come tutte le guerre, alternano momenti in cui sembra che nulla accada ad altri dove, invece, in cui le attività belliche hanno il sopravvento, come accaduto ieri in Ucraina, con diverse regioni del Donbass sotto l’attacco dei russi. E lo stesso discorso vale per il Medio Oriente, dove le trattative per arrivare ad una tregua a Gaza proseguono, seppur tra mille difficoltà, come confermano i combattimenti nel sud del Libano.
La geo-politica, per il momento, peraltro, non sembra influenzare più di tanto l’andamento dei mercati.
Oramai le attese sono per le prossime mosse delle Banche Centrali, a partire dalla FED, dopo “l’autostrada” aperta dalle dichiarazioni di Powell durante il simposio di Jackson Hole. Come più volte ricordato, il taglio dei tassi è scontato, anche se bisognerà attendere sino alla prossima riunione FED del 17-18 settembre per conoscerne la “portata” (lo 0,25% viene dato per acquisito, con la probabilità che successivamente si possa arrivare al – 0,50%). Peraltro nulla è definito con certezza: il Presidente Powell, infatti, insiste nell’affermare che le decisioni future saranno comunque “data dipendent”: vale a dire tutto dipenderà dai dati che di volta in volta i vari organismi continueranno a pubblicare, con particolare riguardo a inflazione e occupazione. Si può affermare che ci sia stato un “passaggio di testimone” tra quelli che sono considerati i temi determinanti: se prima era l’aumento dei prezzi a provocare le maggiori preoccupazioni, ora è il mondo del lavoro a far tenere un po’ più con il fiato sospeso i Governi e i mercati. L’aumento del tasso di disoccupazione americano, passato in pochi mesi, dal 3,5 al 4,3%, secondo alcuni è il primo segnale di un possibile arrivo della recessione. In base a tale teoria, infatti, quando la disoccupazione, in poco tempo, aumenta di oltre lo 0,5%, è il segnale che la recessione ha molte probabilità di verificarsi. Un’ipotesi che i numeri, al momento, tendono invece a vedere come molto improbabile, lasciando spazio ad un “soft landing”.
Il taglio dei tassi, ovviamente, non dovrebbe limitarsi al mercato americano, coinvolgendo buona parte delle Banche Centrali: si calcola che da qui a fine anno dovrebbero essere, in giro per il mondo, almeno 40 le operazioni di diminuzione dei tassi di riferimento. Tra le tante, certamente la BCE avrà un ruolo di primo piano. Cosa cheper il nostro Paese avrà conseguenze piuttosto positive. E’ noto che la spesa per interessi sia una delle voci più “pesanti” del bilancio statale: né potrebbe essere altrimenti con un Debito pubblico oramai ad un passo dai 3.000 MD € (se l’anno scorso lo Stato ha pagato interessi per oltre € 79 MD, quest’anno arriveremo a circa € 84 MD, che diventeranno 88,6 MD l’anno prossimo, per poi salire a 95 MD e superare i 103 MD nel 2027). Ecco, quindi, che ogni diminuzione, anche di qualche basis point, diventa per noi “manna dal cielo”, “liberando” risorse per attività in grado di portare “crescita”. Si calcola che nel caso di una riduzione di 100 bp, una stima più che realistica da qui a fine 2025, il risparmio per il nostro Tesoro dovrebbe aggirarsi, in 4 anni, a circa € 37 MD: l’equivalente, in altre parole, di una manovra finanziaria.
La giornata si è aperta con i mercati asiatici ancora una volta non perfettamente allineati.
Il Nikkei di Tokyo si appresta a chiudere in rialzo dello 0,47%.
Debole Shanghai, in calo dello 0,3%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng sale dello 0,16%.
Kospi di Seul a – 0,4%, a causa del calo delle società del settore dei chips.
Futures ovunque appena positivi, con rialzi entro lo 0,10%.
Petrolio in leggero ribasso, con il WTI a $ 77,36, – 0,17%.
Gas naturale Usa $ 2,109, – 1,17%.
Sempre vicino ai massimi storici l’oro, a $ 2.528, favorito dalla debolezza del $ e dalle prospettive di riduzione dei tassi.
Spread a 135,5, con il BTP a 3,58%, in prossimità dei minimi di periodo.
Bund a 2,24%.
Treasury a 3,81%.
€/$ poco mosso, a 1,1167.
Bitcoin che consolida intorno ai $ 63.000 (62.900).
Ps: anno 2024. In Afghanistan il “governo” talebano ha aggiornato alcune norme religiose. Per esempio: alle donne è vietato cantare o leggere ad alta voce, non solo in pubblico, ma anche in casa. Oppure, devono presentarsi in pubblico sempre velate da capo a piedi per evitare di “indurre gli uomini in tentazione”. O ancora, è fatto loro divieto di guardare uomini con cui non hanno legami di sangue o di matrimonio, e viceversa. Con punizioni che possono arrivare anche all’arresto. Il “migliore dei mondi possibili” non abita certo da quelle parti.