Direttore: Alessandro Plateroti

La primavera porta con sé, oltre al clima mite e le giornate più lunghe, la “stagione degli utili”. Non passa giorno, infatti, in cui non vengano resi noti i dati relativi agli utili e, ancor di più, ai dividendi che verranno distribuiti agli azionisti. Un appuntamento oltremodo importante, che ci da una fotografia “puntuale” sullo stato di salute delle aziende.

Dai numeri che iniziano a circolare si può tranquillamente affermare che i timori di una contrazione dei margini aziendali e, conseguentemente, di una minor distribuzione agli “shareholders” non è di attualità. Al di là del comparto bancario, che continua a beneficiare della particolare contingenza monetaria (ai primi posti in questa particolare classifica, sia in termini assoluti che in termini percentuali), possiamo notare che anche altri settori (industriale, utilities, energetici) hanno realizzato risultati di tutto rispetto, allontanando una volta di più la parola “recessione” dal vocabolario delle parole (in economia) più “di moda”.

Partire dagli “utili è utile” (ça va sans dire….) per capire la fase economica che stiamo attraversando, passaggio a sua volta importante per comprendere quanto sta accadendo sui mercati.

Si fa un gran parlare, per esempio, del rischio “bolla”, evocando quanto successo ad inizio millennio, quando le quotazioni di molti titoli “tech”, soprattutto legati al mondo “internet”, raggiunsero quotazioni esorbitanti. Si trattava, allora, di società in gran parte molto indebitate e, soprattutto, che producevano perdite piuttosto elevate. Con gli utili che erano “futuribili”, vale a dire solo “previsionali”, con gli analisti che datavano agli anni successivi (in qualche caso decenni) il “traguardo”.

Oggi, come detto, non è assolutamente così: certo, come sempre, ci possono essere settori più “premianti” di altri, società più “virtuose” di altre, realtà con prospettive più “ambiziose” di altre, ma, in generale, il “mondo” societario sembra più “sano” o, comunque, più “reale”, legato, cioè, non solo alle prospettive (comunque fondamentali per comprendere se investire o meno in un’azienda), ma anche al “presente”. Un presente, non va dimenticato, fatto ancora di inflazione più alta rispetto ai target di Governi e Banche Centrali, di tassi ancora elevati (vd il discorso inflazione), crisi geopolitiche (a cui si potrebbe aggiungere il rischio attentati, come quanto successo venerdì a Mosca ci ricorda). Motivi che forse rendono ancora più importanti i risultati aziendali sin qui ottenuti.

I mercati, come noto, riflettono, anticipando e, spesso, amplificando l’andamento dell’economia. Il testo forse più noto dell’economista Robert Shiller è “Esuberanza irrazionale”, in cui vengono descritti i comportamenti di molti investitori, che a volte si “sganciano” dai fondamentali per essere, invece, “guidati” da quelli che John Maynard Keynes, forse l’economista che più ha segnato il secolo scorso, definiva “animal spirits”.

Ad oggi si può dire, peraltro, che “l’irrazionalità” non rientra tra i motivi che indirizzano le scelte degli investitori.

Da inizio anno l’indice Bloomberg delle borse mondiali è salito di circa il 6%, “mutuato” da rialzi a doppia cifra (il nostro Mib, il Nikkei di Tokyo) e da altri più contenuti o, per il momento, negativi (come il Bovespa brasiliano o Hong Kong, dove, però, l’Hang Seng inizia a dare segnali più positivi). Ma, quel che più conta, è che gli indicatori (primo tra tutti il rapporto prezzo/utili) non sono ancora a livelli di allarme; a cui si aggiunge il fatto che, secondo gli addetti ai lavori (gestori di fondi e money manager), l’economia mondiale dovrebbe continuare a dare buone soddisfazioni. Il 21% sostiene che l’economia europea andrà meglio rispetto a 12 mesi fa e ben l’88% ritiene che le quotazioni degli indici azionari europei sia destinato a salire. Il tutto, poi, sarà sostenuto dal “buy-back”, vale a dire il riacquisto di azioni proprie che molte società metteranno in opera (da inizio anno siamo già a quota $ 68 MD). A cui vanno aggiunte due ultime considerazioni: l’elevata quantità di utili a cui si faceva riferimento più sopra e il “mare” di liquidità ancora presente sui mercati, sia in forma di “cash” sui conti correnti di famiglie e imprese che di “impieghi” in prodotti monetari, come, appunto, i fondi monetari, su cui risulta depositata una cifra intorno ai $ 6.000 MD. Senza contare il fatto che, comunque, i mercati sembrano guidati da una certa “razionalità”, come dimostra il fatto che anche asset più conservativi o difensivi continuano ad essere oggetto delle attenzioni di molti investitori: basti pensare a cosa sta facendo l’oro, il bene rifugio per eccellenza, che, con $ 2.200, è ai massimi di sempre, o il successo, nel nostro piccolo, dei BTP, di cui il Tesoro ha già “piazzato”, in questo primo scorcio di anno, oltre € 112 MD, pari a circa 1/3 del fabbisogno di tutto il 2024 (ma altrettanto bene stanno facendo i governativi anche di altri Paesi).

Nonostante le chiusure leggermente negative di ieri sera a Wall Street (Dow Jones – 0,41%, Nasdaq – 0,34%, S&P 500 – 0,31%), questa mattina i mercati asiatici danno segnali positivi, con una ripresa dopo aperure negative.

A Hong Kong l’Hang Seng sale di oltre l’1% (+ 1,04%), Shanghai cresce dello 0,17%, mentre si muove intorno alla parità, a Tokyo, il Nikkei.

Ovunque positivi i futures, con in evidenza il Nasdaq (+ 0,50%).

Poco mosso il petrolio, con il WTI a $ 81,80 (- 0,29%).

Gas naturale Usa a $ 1,811 (+ 1,06%).

Oro a $ 2.174,60 (- 0,17%).

Spread stabile, a 130,6 bp.

BTp al 3,69%.

Bund al 2,37%.

Leggerissimo rafforzamento per l’€, con €/$ a 1,0844.

Bitcoin di nuovo, con forza, sopra i $ 70.000 (71.395).

Ps: lo strapotere delle “Big tech” (con particolare riguardo a Alphabet-Google, Apple, Meta) non si misura solo in termini di quotazioni di borsa, ma anche per le presunte violazioni delle norme “antitrust”. Almeno stando alla UE, che ha avviato indagini per 5 violazioni (tra cui sistemi di pagamento, software e privacy) che sarebbero state messe in atto. Se le accuse fossero dimostrate e confermate, le 3 società rischierebbero sanzioni per possono raggiungere i $ 25 MD.

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ultimo aggiornamento: 26-03-2024


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