Il ruolo dei mercati finanziari è, a livello globale, centrale, se non fondamentale, sotto molti punti di vista: permette la “trasmissione” degli investimenti, consentendo ad imprese e governi di raccogliere e allocare i capitali necessari per assicurare sviluppo e crescita, agevolano la “partecipazione” diretta anche dei piccoli investitori alla “creazione di valore”, sono “distributori” di ricchezza e, allo stesso tempo, aiutano a suddividere i rischi.
Ma la loro importanza va oltre le semplici valutazioni economico-finanziarie.
Osservando, infatti, la loro evoluzione, con particolare riguardo agli indici azionari, possiamo comprendere come evolvano le abitudini di vita delle persone: basta pensare a società nate da poco, piuttosto ad altre perfette sconosciute fino a poco tempo fa e che ora, invece, sono in vetta alle classifiche mondiali, con un valore che supera il PIL di molti Paesi sviluppati. E, con le abitudini di vita, anche i consumi, che ne sono una componente determinante.
Prendiamo 2 settori che sono entrati ormai a far parte del nostro quotidiano: il lusso (che sotto molti aspetti ci riguarda direttamente, essendo notoriamente l’Italia, insieme alla Francia, leader mondiale) e l’AI (intelligenza artificiale).
A quanto pare, la “moda”, almeno stando ai numeri, non va molto più di “moda”. Infatti, i dati del 1° trimestre, soprattutto per i grandi gruppi mondiali, non sono particolarmente esaltanti. Realtà come Kering (a cui fanno capo marchi come Gucci, Bottega Veneta, Saint Laurent, Balenciaga, etc) o LVMH (Louis Vuitton, Dior, Celine, Fendi, Bulgari, Moet & Chandon, etc) hanno appena pubblicato dati che evidenziano una situazione non semplice, dopo anni di crescita a doppia cifra (soprattutto per quanto riguarda Kering, la cui trimestrale è tra le peggiori che si ricordino). Molteplici le cause: alcune da imputarsi alla difficile congiuntura in cui si trovano molti Paesi (basti pensare alla Cina, da anni principale mercato di sbocco, che, per molti analisti, era destinata a superare, per quanto concerne, il “consumo” dei generi di lusso, gli USA, ora alle prese con la grave crisi immobiliare e forse ancor di più per l’ancor più allarmante crisi demografica, che fa diminuire, anno dopo anno, spostando verso l’alto l’età media dei cittadini, il numero di coloro che sono maggiormente interessati ai “consumi”, non solo quelli del lusso), altre alle guerre commerciali messe in atto per difendere le proprie aziende. Ma, come alcuni fanno notare, forse ci sono aspetti del tutto nuovi, che stanno cambiando l’approccio da parte di coloro che possono permettersi “l’alto di gamma”. Si stanno facendo largo, infatti, tra i giovani, nuovi valori, a conferma di un cambiamento culturale: spesso, “all’ostentazione” del lusso si preferiscono esperienze (sempre esclusive va detto) di viaggio e/o culturali. Un cambiamento che, probabilmente, porterà molte aziende del settore ad una maggior presenza nel settore, oltre che a sostenere campagne rivolte alla sostenibilità e all’ambiente (basti pensare al nuovo claim di Zegna, lanciato durante la Design week milanese, “The second best thing we do is clothing, tjhe first is Oasi Zegna”).
C’è poi il “mare magnum” dell’AI. Pur parlandosene da qualche anno, in pochi pensavano che, in così poco tempo, si sarebbe “impossessata” delle nostre vite, arrivando, in molti casi, a sostituire “l’intelligenza umana” (vogliamo parlare della possibilità, inserendo solo alcune parole, di sviluppare un tema o una vera e propria relazione?). Da tempo sappiamo che non possiamo più fare a meno della tecnologia: senza di lei non può esserci futuro. Quindi l’assioma futuro-tecnologia è la cosa più scontata che ci sia. Con un unico (da un punto di vista economico-finanziario: sul resto possiamo aprire un dibattito) handicap: richiede investimenti elevatissimi, che, come ovvio, porterà molte aziende senz’altro a crescere in maniera paurosa, ma molte altre a scomparire.
Ieri sera, a mercati chiusi, Meta ha comunicato la previsione dei ricavi del 2° trimestre dell’anno, visti in netto calo a causa del forte aumento degli investimenti proprio per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, con il conseguente calo dei profitti, che potrebbe, quindi, rendere meno conveniente continuare a puntare sul settore. Immediata la reazione dei mercati, con il titolo Meta che è arrivato a perdere oltre il 15% nel dopo borsa, allargando le perdite a tutto il settore tecnologico, con i futures sul Nasdaq che perdono, in questi minuti, oltre l’1,25%. La preoccupazione è che anche altri big, come Microsoft e Alphabet, possano accusare gli stessi “sintomi”, con investimenti maggiori del previsto per consentire lo sviluppo del settore e, dall’altra parte, ricavi che si riducono. Ovvio che, se così fosse, potrebbero aprirsi scenari nuovi, con molte aziende costrette a rivedere i loro piani.
Questa mattina il Nikkei di Tokyo “accusa il colpo”, con un calo di oltre il 2%.
Salgono, invece, i mercati great China, con l’Hang Seng di Hong Kong a + 0,59% e Shanghai a + 0,27%.
Soffre il Kospi di Seul, che lima dell’1,3%.
Futures americani negativi, con il Nasdaq a – 1,20% e lo S&P 500 a – 0,62%.
Aperture negative per gli indici europei (MIB – 0,34%).
Petrolio in leggera salita, con il WTI a $ 83,02.
Gas naturale Usa vicino ai $ 2 (1,978), però in calo questa mattina (– 0,25%).
Oro a $ 2.335 (- 0,24%).
Spread a 134,9 bp, con il BTP ad un passo dal 4% (3,98%).
In rialzo anche il bund, a 2,58%.
Treasury quasi invariato, a 4,65%.
Si indebolisce il $, con €/$ a 1,0716.
Arretra anche il bitcoin, a $ 64.310.
Ps: il 25 aprile, oltre ad essere la data in cui si festeggia la Liberazione dal nazifascimo, è anche il giorno in cui è nato Guglielmo Marconi (1874), premio Nobel per la Fisica nel 1909. Grazie a lui si deve l’invenzione del telefono: lui si che ha rappresentato il futuro. Ma oggi, nel suo anniversario, nessuno pare ricordarsene.