Nei giorni scorsi l’Istat (che questa mattina renderà note le nuove stime annuali sui conti pubblici) ha fatto sapere che il PIL relativo all’anno 2021 (3 anni fa) va rivisto al rialzo di una ventina di miliardi, vale a dire una rettifica compresa tra lo 0,9% e l’1,2% del dato fino ad ora considerato. Su un valore intorno a € 1.800 MD (quanto ammontava nel 2021) , un occhio “più certosino” ha evidente modo di effettuare “arrotondamenti” che, un miliardo di qua un miliardo di là, consentono di ulteriormente migliorare un dato di suo già particolarmente positivo (la crescita, rispetto all’anno precedente, fu intorno al + 6,7%). Stupisce, peraltro, il fatto che avvenga a distanza di circa 3 anni.
Fatto è, comunque, che la comunicazione arriva a pochi giorni dal varo della prima bozza della nuova Legge di Bilancio che dovrà essere presentata alla UE. il miglioramento dei conti 2021, al di là dell’effetto statistico, ne ha uno anche in termini di “trascinamento”: un PIL maggiore significa, a parità di debito pubblico (quel dato non è oggetto di revisione), un rapporto debito/PIL migliore, seppur di qualche decimale. E un rapporto debito/PIL migliore, sua volta, consente un risparmio di qualche centinaio di milioni sulla nuova finanziaria (che da quest’anno si chiamerà Piano Strutturale di Bilancio – PSB – che va a sostituire la Nadef – Nota aggiornamento del documento di Economia Finanziaria).
Una finanziaria che, salvo sorprese, l’UPB (Ufficio Parlamentare di Bilancio) stima in circa € 25 MD (inferiore, quindi, agli ultimi anni – € 35 MD l’anno scorso, € 32 MD nel 2022).
Qualcosa in più lo sapremo, probabilmente, già oggi, dopo la pubblicazione dei dati ISTAT. Di certo è già partita la “caccia al tesoro” per il reperimento delle risorse necessarie per garantire le “coperture” del caso (per esempio, per la copertura dello sconto fiscale per i redditi sino a € 35.000 servono non meno di € 10,7MD). E con lei, evidentemente, anche lo scontro tra partiti politici (compresi quelli all’interno della maggioranza di governo, divisi tra coloro che vorrebbero un ulteriore sugli “extraprofitti” delle Banche e chi vorrebbe il mantenimento della situazione attuale: una decisione che, se dovesse essere presa, racchiude, neanche troppo velatamente, un rischio. Vale a dire la possibilità che gli Istituti di credito, per mantenere in alterato il margine di profitto, avviino una nuova stretta creditizia, questa volta non imposta, però dalla Banca Centrale).
Un contributo piuttosto importante (pari a circa € 2,5 MD), dovrebbe arrivare dalla nuova privatizzazione di Poste Italiane. Un’operazione che si dovrebbe chiudere entro il prossimo di ottobre, che segue di 9 anni la prima tranche (per il 35% del capitale: questa volta dovrebbe limitarsi al 15%); in termini assoluti allora il “contributo” fu di € 3,36 MD (pari ad un prezzo che era stato fissato in € 6,75, ora quasi raddoppiato – siamo a € 12,3). In questa occasione, i titoli saranno per il 70% riservati ad operatori istituzionali, e per un 30% alla clientela “retail”. Manovra, peraltro, che si colloca tra quelle che si possono definire “straordinarie”, mentre le nuove direttive europee impongono (o dovrebbero imporre) misure “strutturali”, vale a dire che si ripetono negli anni.
La settimana si apre con i mercati “orfani” del Nikkei, con Tokyo chiusa per festività.
Dopo un avvio brillante, si spegne, a Hong Kong, l’Hang Seng, che, in questi minuti, viaggia sulla parità.
Meglio fa Shanghai, al momento intorno al + 0,35%., grazie anche alle parole del Governatore della Banca Centrale, che ha dichiarato che il lancio di un programma di sostengo per lo sviluppo economico.
Positive le altre piazze, con il Kospi di Seul a + 0,2% e il Taiex di Taiwan a + 0,4%.
Futures ovunque postivi, con rialzi compresi tra + 0,10% e + 0,5%.
Nuovo record storico per l’oro, che supera i $ 2.600, issandosi sino a $ 2.631, nei primi scambi di giornata,
Petrolio a $ 71,63 (+ 0,79%).
Gas naturale Usa 2,475 (+ 1,56%).
Spread a 133,5. Bp.
BTP che riparte dal 3,57% di venerdì-
Bund 2,24%.
Treasury a 3,74%.
€/$ a 1,116.
Bitcoin ormai ad un passo dai $ 64.000 (63.820).
Ps: l’India oramai, con suoi 1,4 MD di abitanti e più, ha superato la Cina come Paese più popoloso al mondo. Ma rimane un Paese con contraddizioni enormi. Pur con un’economia che anche quest’anno crescerà a livelli record (+ 7%), la disoccupazione giovanile rimane a livelli altissimi, pari ad oltre il 28,7% dei laureati sotto i 29 anni senza un impiego. E con i giovani Neet (coloro che non studiano, non hanno un lavoro e neppure lo cercano) pari al 28,5% (le ragazze toccano il 48,5%, i ragazzi il 9,8%). Peraltro, anche in India esiste una sorta di disoccupazioni di “cervelli”: ogni anno, le università “sfornano” 1,5 ML di ingegneri. Ma solo il 45% è “impiegabile, vale a dire in possesso delle conoscenze e delle competenze “minime” richieste dalle aziende: università troppo arretrate o aziende troppo “avanti”…?