Nella usuale conferenza stampa post Consiglio dei Ministri (anche se il giorno successivo, visto l’ora tarda in cui si è svolto martedì sera), il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti (come al solito il suo Ministero è il più “gettonato” dalle domande dei giornalisti), parlando della Legge di Bilancio, ha dichiarato che (il Governo) “ha mantenuto le promesse, in una linea di prudenza e responsabilità”. E, citando Lucio Battisti, non la definisce saggia in quanto, come uno dei nostri più grandi cantautori scrisse in una sua canzone, (la saggezza) è “la prudenza più stagnante”.
Di certo da oggi la manovra comincia un iter che dovrà portarla, entro il 30/11, al vaglio alla Commissione Europea, che dovrà in pochi giorni dare il suo ok di massima, con eventuali osservazioni, al fine di consentire l’approvazione da parte del Parlamento entro il 31 dicembre. I dubbi maggiori, da parte dell’organismo europeo, riguardano la sostenibilità del debito pubblico, ritenuto, come a tutti noto , troppo alto, fatto che, nel medio termine, potrebbe creare qualche rischio sulla stabilità di bilancio. Va ricordato, peraltro, che il 2023, salvo al momento improbabili cambiamenti, sarà l’ultimo esercizio in cui è sospeso il Patto di Stabilità: tradotto, significa che ancora per 1 anno non sono previste formali procedure di infrazione. Un aspetto che, laddove dovesse verificarsi, sarebbe causa di non pochi problemi.
Altro elemento di preoccupazione è il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione sceso quest’anno dopo aver toccato il 9,5% l’anno scorso ma che l’anno prossimo è destinato nuovamente a crescere, con picchi tra i giovani e tra le donne.
Questi sostanzialmente i dubbi maggiori che gli osservatori, non solo europei, rilevano, derivanti da misure che non lasciano molto spazio alla crescita, concentrandosi nella loro quasi totalità all’emergenza. Cosa, peraltro, assolutamente indispensabile (ricordiamo che la Germania, forte della solidità dei propri conti, ha stanziato un paio di mesi fa, sollevando le critiche di ben più di mezza Europa, Commissione compresa, € 200 MD da qui sino al 2025 per aiuti a imprese e famiglie per combattere il caro energia): rimane il fatto che, quando tra 1 settimana, la riduzione delle accise sui carburanti si ridurrà da € 30 centesimi ad € 18 centesimi, il “percepito” sarà il rincaro e non il fatto che, rispetto ai massimi di qualche mese fa, il costo comunque sarà inferiore.
Ancora una volta, quindi, si conferma il fatto che senza crescita tutto diventa molto più difficile: e se, come le previsioni ci dicono, il nostro Paese crescerà, nel 2023, solo dello 0,6% (contro una crescita globale che, seppur ridotta rispetto all’anno che sta per finire, dovrebbe toccare il 2,2%), far quadrare i conti sarà impresa a dir poco ardua.
Intanto la Commissione Europea pare aver trovato un accordo sul price cap del gas allo snodo Ttf di Amsterdam, fissandolo a € 275. Non pochi sono comunque i dubbi sulla sua efficacia, tenuto conto del meccanismo che lo regola. Infatti, pur tenendo conto dei rincari vertiginosi dei prezzi di quest’estate, quando si arrivò ad oltre € 353 per megwattora, mai sarebbe stato applicato. Infatti, affinchè ciò avvenga, non sarà sufficiente che la soglia dei 275 € per megawattora venga superata, ma il prezzo dovrà rimanere oltre per almeno 2 settimane consecutive. In più, il divario rispetto all’indice di riferimento del gas liquefatto dovrà essere di almeno € 58 per 10 giorni consecutivi (all’interno delle 2 settimane sopra indicate). Cosa che sino ad oggi non si è mai concretizzata. Quindi i dubbi sulla sua effettiva entrata in vigore sono ben più di uno.
Inizio giornata positivo per le borse. Tutti i mercati asiatici si apprestano a chiudere con il segno più: a Tokyo il Nikkei è a + 0,61%, livello a cui si trova anche Hong Kong, dove l’Hang Seng segna + 0,61%. Un po’ più basso l’incremento a Shanghai, al momento a + 0,26%.
Futures ovunque intorno alla parità.
Ancora in ripresa il petrolio, con il WTI a $ 81,55 (+ 0,62%).
Gas naturale americano che, è il caso di dirlo…, con una “fiammata” si porta ben oltre i $ 7 (7,226, + 6,36%).
Oro a $ 1.744, + 0.17%.
Sul fronte spread, siamo a 192 bp, con il BTP che si conferma con un rendimento sotto il 4%.
Treasury in rafforzamento, con il rendimento che scende al 3,76% dal 3,81%.
In tema tassi, da segnalare il nuovo rialzo messo in atto dalla Reserve Bank of New Zealand, che, sorprendendo un pochino i mercati, ha portato il tasso di riferimento al 4,25%, con un + 0,75%, il maggior aumento di sempre.
Buon recupero dell’€, che si porta a 1,0342 vso $.
Bitcoin che prova superare i momenti difficili, appena sopra i $ 16.000 (16.006).
Ps: dagli USA ci arriva una notizia che probabilmente vale molto di più di tantissimi proclami. Alla Philarmonic Orchestra di New York, una delle più note e antiche al mondo (è stata fondata nel 1842), per la prima volta il numero delle musiciste ha superato quello dei maschi: 45 a 44. Un sorpasso sul “filo di lana”, ma pur sempre un sorpasso.