Una delle preoccupazioni del periodo estivo, da un punto di vista finanziario, è il verificarsi, come più volte accaduto, di improvvisi “tsunami” che possono abbattersi sui mercati, in considerazione anche di contingenze, note a tutti, non particolarmente favorevoli.
Le cronache dei giornali, in queste settimane di agosto, sono state dominate dalle, più o meno, “solite” notizie, un susseguirsi di “gossip” (cosa di meglio di qualche intrusione nella vita privata altrui), visto che “qualche secondo di notorietà non lo si nega a nessuno, libri, che di certo non rientrano nella categoria dei capolavori, di cui tra qualche giorno non si sentirà più parlare, con generali “autopubblicati” che diventano personaggi pubblici, ambiti da altri personaggi pubblici, temperature “africane” ovunque (non solo in Italia), con incendi che, dalle Hawaii alla Grecia, stanno devastando il pianeta (e questa è la notizia forse più grave), commissari tecnici che, a pochi giorni dall’inizio delle qualificazioni per i Campionai Europei di Calcio, abbandonano la nazionale, attratti, almeno pare, dai faraonici contratti arabi, le vacanze dei nostri politici tra masserie e spiagge adriatiche (però albanesi).
Tutto “as usual”.
E questo, da un punto di vista economico-finanziario, costituisce già una buona notizia: insomma, nessun tracollo.
In realtà, ci ha provato la Cina, la settimana scorsa, a spaventare la quiete estiva. Che il “dragone” non stia attraversando il suo periodo migliore è cosa risaputa. I rialzi del PIL a 2 cifre della prima decade del nuovo secolo sono oramai un lontano ricordo: oggi il raggiungimento di un target di crescita del 5% è già considerato un successo (non è così scontato), vista una situazione economica che non riesce a superare lo “shock” Covid. Come nelle più classiche situazioni “causa-effetto”, in tutto questo si inserisce (nuovamente) la profonda crisi del settore immobiliare: difficile stabilire se sia questo a rendere più grave la situazione (il settore vale circa il 26% del PIL del Paese) o se, invece, sia la crisi in cui si dibatte la Cina a provocare problemi ancor più seri. Già un paio di anni fa, come molti ricorderanno, Evergrande, una delle maggiori società di sviluppo immobiliare, aveva avuto serissimi problemi di liquidità, che avevano costretto il Governo ad intervenire. Questa volta non si parla solo di Evergrande e delle sue controllate, ma anche di diverse altre società sommerse dai debiti, con oneri finanziari che, causa tassi (per quanto in Cina non siano a livello dei Paesi sviluppati), diventano giorno dopo giorno maggiori.
Dopo un paio di giorni, peraltro, la situazione si è “normalizzata”, con i mercati che hanno ripreso il loro andamento naturale, “guidati” dalle aspettative su quanto potrebbe accadere, a livello macro e geo-politico, nei prossimi mesi.
Partendo dal secondo aspetto, l’elemento cruciale rimane la guerra ucraina, ormai da mesi quasi in situazione di stallo, con nessuna tra le forze in campo che sembra poter avere la meglio (cosa che potrebbe essere un’implicita conferma che le “diplomazie” sono al lavoro), anche se è probabile che nei prossimi mesi le elezioni Presidenziali Usa del Novembre 24 occuperanno sempre più spazio.
Da un punto di vista macro, invece, a “tenere banco” sono sempre inflazione (con tutto ciò che si porta dietro, in primis l’azione delle Banche Centrali) e forza della ripresa (o la possibilità che la recessione la annulli).
Qualche indicazione, in questo senso, potremmo averla nei prossimi giorni. Si pare domani, infatti, il consueto simposio (organizzato dalla Federal Reserve) di Jackson Hole, la località nei monti del Wyoming in cui annualmente si riuniscono i Governatori delle Banche Centrali per discutere sullo stato di salute (economico) del mondo. Al di là del titolo (Cambiamenti strutturali nell’economia globale, ma poteva benissimo essere anche “L’impatto di Messi sulla Major League Soccer-MLS”…), quello che gli operatori si aspettano sono indicazioni precise su cosa potrà succedere nei prossimi mesi, tra ipotesi di crescita, raffreddamento dell’inflazione, eventuali crisi del debito (cinese, in questo caso) e, quindi, su possibili correzioni sui mercati.
Quasi in concomitanza, si è aperto ieri, a Johannesburg vertice dei Paesi una volta definiti Brics, con la partecipazione, in video (impossibile la sua presenza, in considerazione del mandato di arresto internazionale per “crimini di guerra”), di Vladimir Putin. Tra le idee in discussione la possibilità di creare una moneta alternativa al $ per mettere un freno alla loro “dipendenza” americana: appare peraltro piuttosto evidente che le possibilità di successo siano quasi nulle, viste le profonde differenze tra i vari Stati (e la presenza di altre monete forti oltre al $).
La giornata si apre con il Nikkei che cresce dello 0,48%.
Bene anche l’Hang Seng di Hong Kong, a + 0,25%.
Cede invece l’1,06% Shanghai.
I futures lasciano presagire un avvio ovunque positivo, con rialzi nell’ordine dello 0,20-0,40%.
Petrolio stabile, con il WTI appena sotto $ 80 (79,58, – 0,19%).
Gas naturale Usa a $ 2,566 (+ 0,08%).
Spread a 163,9 bp, con il BTP a 4,29% (dal 4,40% di ieri).
Bund a 2,65% (da 2,70%, massimo dal 2011).
Treasury a 4,30%, poco sotto i massimi dal 2007.
€/$ ancora sotto 1,10 /1,0854).
Bitcoin a $ 26.048, in cerca di stabilità dopo lo scivolone della settimana scorsa dopo la nuova sortita di Elon Musk, che aveva confermato di aver nuovamente venduto la criptovaluta.
Ps: finalmente arriva un oro per l’Italia ai Mondiali di atletica di Budapest. A vincerlo, nel salto in alto, sempre lui, Gianmarco “Gimbo” Tamberi, che, dopo l’oro olimpico, si porta a casa anche quello ai mondiali (e aveva vinto anche quello europeo). Un’impresa di vincere le 3 maggiori competizioni internazionali, che era riuscita solo ad un altro atleta italiano: un “certo” Alberto Cova.