Non più tardi di un paio di settimane fa, quando sono emerse le prime notizie sullo stato di crisi della Silicon Valley Bank, il mondo ha visto riaffacciarsi l’incubo di una nuova crisi globale. L’allarme è diventato ancora maggiore con il coinvolgimento di una delle maggiori e note istituzioni bancarie al mondo, al cui confronto la banca californiana (e le sue “sorelle”, come la Signature Bank o la First Republic Bank, non a caso anch’essa californiana) diventa poca cosa.
Sono bastati 2 giorni e lo spavento sembra essere stato derubricato ad un “incidente di percorso”. A guardare la reazione dei mercati, ieri tutti in forte rialzo, con gli indici bancari a trascinare le quotazioni, l’ottimismo è prontamente tornato a dominare la scena.
A cambiare lo scenario ha indubbiamente contribuito il “cordone di sicurezza” steso dal Governo della Confederazione Elvetica, con il supporto della Banca Centrale Svizzera, consapevole dell’importanza, e da un punto di vista reputazionale e da un punto di vista finanziario (il settore bancario è uno dei pilastri su cui si basa il sistema economico svizzero). Le straordinarie misure messe in campo (circa 250MD di Franchi svizzeri in linee di credito, 2 da 100 MD a favore di ciascuno degli Istituti coinvolti, oltre ai 50 della prima, immediatamente varata a favore del Credit Suisse, oltre alla copertura delle eventuali perdite che UBS dovesse sopportare sino ad un massimo di 9 MD) per favorire la rapida conclusione della vicenda sono state giudicate evidentemente in maniera positiva.
Ancor più positivamente, però, il mercato sembra aver giudicato l’intervento di UBS, che, come ormai noto, si è portato a casa a “prezzo di saldo” (pagandola chf 3 MD) una banca che, per quanto in crisi, ne vale molti di più. Infatti, ieri le azioni di UBS sono salite, a Zurigo, di oltre il 12%, facendo crescere di 8 MD la sua capitalizzazione.
Peraltro entrano in gioco altri fattori.
Rimanendo sul tema degli aiuti alle banche ritenute in crisi, è importante “l’assist” fornito da Janet Yellen, Segretario al Tesoro USA, che ha detto diverse cose. Innanzitutto ha dichiarato che il sistema bancario americano è solido, ben lontano dalla situazione del 2008. In secondo luogo, che, in caso di difficoltà di qualche istituto, potrebbero essere replicate le misure adottate a favore dei depositanti della Silicon Valley (vale a dire l’estensione delle garanzie sui depositi a qualsiasi cifra, e quindi annullando il limite dei 250.000 $). A cui si aggiungono le misure già adottate dalla FED in merito all’aumento della liquidità al sistema.
Ma forse la vera “linfa” per i mercati arriva, ancora una volta, dalle “aspettative” più che dalle decisioni assunte (comunque fondamentali per riportare la calma).
E’ a tutti evidente che l’aumento dei tassi che abbiamo vissuto (e stiamo ancora vivendo: tanto pe fare un esempio, è stato calcolato che, rimanendo al nostro Paese, oggi per sottoscrivere un mutuo per un acquisto casa serve un reddito superiore di circa 1/3 rispetto a quello di neanche 12 mesi fa) sta creando qualche “disequilibrio”. L’evidenza di queste ultime settimane ha messo in luce situazioni che molti non avevano considerato. Principalmente 2: la prima è l’entità delle perdite, per quanto teoriche, che le Banche stanno soffrendo relativamente al valore dei titoli (soprattutto governativi) comprati a “mani basse” negli ultimi anni. Perdite ancora assolutamente gestibili, ma che comunque gettano un’ombra sui loro bilanci.
In secondo luogo, un po’ per “mettersi al riparo” dal rischio di eventuali fallimenti, un po’ nel tentativo di trovare un minimo di remunerazione per la liquidità ferma sui conti, molti investitori e risparmiatori stanno drenando liquidità al sistema, spostandosi su forme di investimento sempre “tranquille” e di breve durata, facilmente smobilizzabili, ma in grado di fornire una, per quanto non totale, copertura alla spirale inflazionistica. Aspetto, questo, che nel medio/lungo termine dovrà essere preso in considerazione dai vari banchieri.
Ecco quindi che spunta il “bicchiere mezzo pieno”. Se si dovesse ulteriormente procedere sulla strada del rigore, la “forbice” aumenterebbe ancora. Si sta facendo pertanto largo una nuova “scuola di pensiero”: un rallentamento della crescita dei tassi non solo allontanerebbe il rischio della recessione, ma probabilmente aiuterebbe a tenere a bada lo “spauracchio” di nuove difficoltà da parte del sistema bancario. Una “moral suasion” che potrebbe spingere, già oggi, la FED a fermare il rialzo allo 0,25%, se non addirittura a rimanere ferma (sino a pochi giorni fa si dava per certo un nuovo aumento dello 0,50%). Ma non solo: un’inchiesta di Bank of America fra i maggiori gestori al mondo ci dice che più della metà (57%) si dice ottimista su una possibile “inversione di marcia” da parte delle Banche Centrali nei prossimi 12 mesi (con qualcuno che ipotizza una riduzione dello 0,90% tra giugno e dicembre 23).
Dopo la giornata “trionfale” di ieri, conclusa in serata con i rialzi americani, questa mattina i mercati asiatici si aggregano: a Tokyo Nikkei + 1,93%, a Hong Kong Hang Seng + 1,72%, mentre rimane un po’ più indietro Shanghai, al momento a + 0,31%.
Avvio in frazionale ribasso per i futures (mediamente – 0,10% in Usa, – 0,4% in Europa).
Petrolio che torna a crescere, con il WTI a $ 69,17 (questa mattina in lieve calo).
Gas naturale Usa a $ 2,277, – 3,24%.
Oro a $ 1.943, penalizzato dal “ritorno al rischio” degli investitori.
Spread a 182,9, sui livelli di ieri, con il BTP al 4,10%.
Treasury al 3,57% negli scambi sui mercati asiatici.
€/$ a 1,0764.
Bitcoin a $ 28.275: ormai il rialzo, da inizio anno, ha quai raggiunto il 100%, anche se la strada per arrivare ai massimi (oltre $ 65.000) è lontanissima.
Ps: l’Idaho è un piccolo Stato della Confederazione USA, schiacciato tra i monti dell’America Nord occidentale. Fino ad oggi l’unico motivo di notorietà era la produzione di patate. Da oggi si aggiunge un altro motivo per cui può essere ricordato (e di certo non “entusiasmante”). Lo stato è uno di quelli in cui esiste la pena di morte: lunedì scorso è stata votata una legge, dal Governo locale, che reintroduce la fucilazione anziché l’iniezione letale. Fucilazione. E parliamo della maggior democrazia al mondo. Anno 2023.