La tragica alluvione dell’Emilia Romagna, al di là dei drammatici risvolti umani, rischia di essere un’ulteriore complicazione per il ns Paese, in considerazione della “strada stretta” in cui è obbligato a muoversi sulla via del risanamento di bilancio da una parte e con un occhio alla crescita dall’altra (l’Emilia Romagna contribuisce a circa il 9% del PIL nazionale).
Le prime stime parlano di danni per circa € 5MD, una cifra non semplice da reperire (per domani è previsto una riunione del Consiglio dei Ministri, che dovrà varare i primi provvedimenti).
Non a caso si è tornato a parlare nuovamente di PNRR, con alcune parti politiche che chiedono di “dirottare” parte dei fondi già stanziati verso l’emergenza di quella regione.
Un capitolo, quello del PNRR, di non facile attuazione per il nostro Governo, che già si trova a dover discutere con l’Unione Europea in merito agli obiettivi che avrebbe dovuto raggiungere per poter ricevere la terza rata da € 19 MD, per non parlare della 4°, quella di giugno, per € 16 MD. 35 MD non sono pochi, soprattutto per un Paese come il nostro, gravato da una montagna di debiti.
Il mancato arrivo nei tempi previsti (di fatto la tranche da € 19MD doveva arrivare ad inizio anno) costringe la Direzione Generale del Tesoro già oggi a fare i “salti mortali”: se ci aggiungiamo la 4° (è quasi certo che anche quella non arriverà nei tempi previsti, essendo ancora oggi alcuni dei 27 obiettivi stabiliti oggetto di discussione tra le parti….) i problemi non potranno che diventare ancora più difficili da affrontare (per non parlare delle “pressioni” sul MES: l’Italia è l’unico Paese che non lo h ancora ratificato).
A tutto questo va aggiunto il fatto che, come noto, la BCE ha deciso, almeno per quanto riguarda il riacquisto di titoli governativi, di tirare i “remi in barca”. Secondo alcune stime, la Banca Centrale Europea, solo nel 2023, dovrebbe ridurre i programmi di riacquisto di circa € 210 MD, di cui € 165 MD solo in titoli governativi. La quota in BTP dovrebbe aggirarsi in circa € 26 MD (23 MD per la Germania, 17 per la Francia, 11 per la Spagna). Il rischio, quindi, è di dover fare un ulteriore ricorso ad emissioni per ora non messe in conto, in considerazione anche del fatto che attualmente il Tesoro ha a disposizione “solo” € 40 MD di disponibilità liquide, quelle necessarie per far fronte alle spese correnti, un importo di molto inferiore a quelli, per non andare troppo indietro nel tempo, del 2021 e del 2022, quando si aggirava su € 100 MD.
Un primo test lo avremo tra una decina di giorni, quando sul mercato avverrà la prima emissione del BTP Valore, la nuova tipologia di titoli studiata dal Tesoro per le famiglie e il risparmio privato, che si affiancherà all’ormai “pluri-testato” BTP Italia.
In soccorso ci viene Moody’s, la nota agenzia di rating, che venerdì ha “congelato” il giudizio sul nostro Paese. Infatti, ha spostato a novembre la pubblicazione dei dati sul nostro rating, che rimane confermato a livello Baa3, con outlook negativo, mentre, pur confermando il livello Baa2, ha portato da stabile a positivo quello del Portogallo. Una decisione che, lasciando le cose inalterate, non dovrebbe avere particolari conseguenze sul nostro spread.
Rimangono, invece, le preoccupazioni sul debito pubblico Usa, visto lo stallo dei negoziati. Oggi dovrebbe esserci un incontro tra il Presidente Biden e il Presidente della Camera, dove i Repubblicani “comandano” per 9 voti (mentre al Senato i democratici sono in vantaggio per 2 seggi, 51-49), nel tentativo di scongiurare il default. Il Wall Street Journal ha ipotizzato 3 scenari plausibili: accordo prima della scadenza, accordo oltre la dead-line, nessun accordo.
Nel 1° caso, non dovrebbero esserci conseguenze particolarmente gravi.
Nel 2°, il rischio default potrebbe diventare reale.
Nella 3° ipotesi, si andrebbe incontro ad una recessione ancora più grave di quella a cui abbiamo assistito nel triennio 2007-09, con una disoccupazione in forte crescita ed un crollo dei listini azionari.
L’andamento delle borse del Pacifico e quello dei futures, peraltro, sembra non credere a tale possibilità.
Questa mattina assistiamo infatti ad un deciso rimbalzo della borsa di Hong Kong, con l’Hang Seng che sale dell’1,41%, mentre Shanghai limita il rialzo allo 0,30%. Ben superiore Tokyo, dove il Nikkei anche oggi cresce dello 0,90%.
Futures ovunque poco mossi, in oscillazione tra la parità e ribassi frazionali.
Tutte in ribasso le materie prime.
Petrolio che, con il WTI, retrocede dell’1,27%, a $ 70,86.
Gas naturale Usa a $ 2,54, – 1,74%.
Non si riprende l’oro, a $ 1.978 (- 0,27%), minimo da circa 1 mese e mezzo.
Spread “ancorato” a 182 bp, con il rendimento del BTP che riparte dal 4,25%.
Treasury al 3.66%, in leggerissimo ribasso rispetto alle chiusure di venerdì.
€/$ a 1,0823.
Cerca di riguadagnare i $ 27.000 il Bitcoin (26,871, + 0,44%).
Ps: dopo aver conquistato il mondo, Jeff Bezos cerca di conquistare la luna. La sua Blue Origin ha infatti vinto il contratto per realizzare la navicella spaziale che dovrà riportare, dopo oltre 50 anni, gli astronauti sulla luna. Per la consegna dei pacchi, invece, c’è tempo.