Il conto alla rovescia è iniziato.
Ieri, in Georgia (uno degli “swing States”, così vengono definiti, negli Stati Uniti, quegli Stati in cui il risultato è “in bilico”: 4 anni fa Biden vinse con il 49,47% dei voti vso il 49,24% di Trump; oggi, nelle previsioni, per il momento, è il candidato repubblicano ad essere in vantaggio verso Harris – 47,8% verso 47,3%), per quanto la seconda abbia ridotto, e non di poco, lo svantaggio), i primi elettori si sono recati ai seggi per il voto anticipato (è tradizione che così succeda i quegli Stati in cui i seggi non sono molti: in questo modo si vogliono evitare lunghe code, che, alla fine, disincentiverebbero l’afflusso), con ben 328.000 persone che hanno già votato, più dl doppio di quanti (136.000) avevano votato 4 anni fa. Peraltro, in tutto il Paese, già da tempo è iniziato il “voto per posta”.
L’approssimarsi del 5 novembre definisce, una volta le più, le profonde differenze tra quella che viene definita la “democrazia più forte” al mondo e il nostro Paese.
Ancora una volta, al centro della scena troviamo Elon Musk, ormai ben più di un imprenditore e di un innovatore. La sua “discesa” in politica, per quanto non sia candidato ad alcun ruolo (a meno che Trump, se fosse eletto, non decida di nominarlo sottosegretario, come pare abbia dichiarato in qualche occasione) è sempre più palpabile: non più tardi del 5 ottobre è apparso a fianco del candidato repubblicano su un palco in Pennsylvania per un comizio elettorale. Ma la sua “presenza” non si manifesta solo partecipando ai comizi o alle conferenze stampa del tycoon, bensì, in maniera ben più esplicita e, per la causa repubblicana, determinante, con importanti donazioni. Solo negli ultimi 3 mesi, infatti, ha versato ad America Pac, il comitato creato dallo stesso Musk per sostenere Trump, qualcosa come $ 75 ML: se non è politica questa…Difficile pensare (ma questo vale non solo per l’imprenditore di origini sud-africane, ma per tutti coloro che volessero partecipare alla campagna pro questo o quel candidato) che, se il candidato “sostenuto” venisse premiato dall’elettorato, qualcosa non ricada a favore di chi ha contribuito in maniera decisiva.
Di contro, in Italia, lo stesso Musk rischia di passare qualche guaio in quanto un manager (italiano), ritenuto suo fiduciario nel nostro Paese, è sotto inchiesta per una storia di “mazzette” (che noia….) legate allo sviluppo di Starlink, la società di satelliti sempre più utilizzata (non solo da noi) per le “comunicazioni sicure”.
Insomma, di là dell’Oceano finanzia a suon di decine di milioni chi potrebbe guidare il Paese più forte al mondo, da noi è nel mirino della procura per qualche migliaio di euro…
Ma non di sole elezioni americane vive il mondo.
Oggi, per esempio, la BCE è chiamata nuovamente a dire la sua per quanto riguarda il costo del denaro.
Diversi elementi fanno propendere la bilancia verso un nuovo taglio: l’inflazione che continua a raffreddarsi (non solo in Europa, peraltro: ieri sono stati resi noti i dati britannici, con i prezzi, per la prima volta dal 2021, sotto il 2% (1,7% per chi amasse la statistica), un’economia che continua a dare segnali di debolezza (né diversamente potrebbe essere, come ben sappiamo, considerata la situazione della Germania, mestamente destinata a chiudere l’anno in negativo), gli aumenti salariali che continuano a rimanere contenuti, la domanda di beni e servizi che non decolla (e il contenimento della spesa pubblica, con tutti i Paesi dell’Area € chiamati a limitare gli investimenti per rientrare nei parametri del nuovo Patto di stabilità, anche se viene concessa una “proroga” di 7 anni per tornare ai nuovi livelli previsti). Molto probabile, quindi, che Christine Lagarde, nella tradizionale conferenza stampa, comunicherà il nuovo “taglio” dello 0,25%, accompagnato (ormai è una “conditio”) dai soliti moniti sul fatto che le decisioni verranno prese analizzando i dati che settimana dopo settimana emergono e non in base ad un percorso “predefinito”.
Certo che oggi immaginare, per l’anno prossimo, un livello di tassi attorno al 2%, magari ben prima di fine anno, non è più un’ipotesi così remota. Il che significherebbe almeno altri 6 tagli dello 0,25% in pochi mesi. Se così fosse, a beneficiarne potrebbero essere asset classe come le obbligazioni, i cui rendimenti potrebbero scendere ulteriormente, senza però tornare al paradosso, molto diffuso negli anni sino al Covid, di rendimenti negativi (cosa che, con il senno di poi, molti giudicano come la causa dei non pochi problemi che oggi il mondo si trova ad affrontare, a cominciare da quelli sul debito globale, che, come ovvio, ha trovato “terreno fertile” nel momento in cui i rendimenti erano pari a zero o, in molti casi, sotto zero).
Ieri sera chiusure ancora una volta positive a Wall Street: Dow Jones + 0,79%, Nasdaq + 0,07%, S&P 500 + 0,47%.
Soffrono, anche se non particolarmente, invece questa mattina le piazze asiatiche, a cominciare da Tokyo (Nikkei – 0,69%). A pesare la diminuzione dell’export, con il calo più consistente dal febbraio 2021 (– 1,7% vso previsioni di un + 0,9%).
Già anche, a Hong Kong, l’Hang Seng (- 0,52%) e Shanghai (- 0,79%).
Sulla parità, a Seul, il Kospi.
Leggermente positivo (+ 0,19%) il Taiex a Taiwan.
Questa mattina i futures europei e americani non danno segnali di particolare “dinamicità”, attestandosi tutti sulla parità.
Petrolio sui livelli di ieri (WTI $ 70,43).
Gas naturale Usa che “sfonda” i $ 3 (3,165), seppur questa mattina sia in calo dell’1,09%.
“attaccato” oramai ai $ 2.700 l’oro (2.697, + 0,22%).
Spread a 121,2 , ai minimi dal dicembre 2021.
Rendimento BTP al 3,41%.
Bund 2,20%.
Treasury che non si schiodano dal 4,04%.
€/$ a 1,0855, con il $ sempre in grande forma.
Bitcoin a $ 67.705.
Ps: nel 2026, dopo oltre 50 anni, l’uomo (inteso come genere umano, non come “gap di genere”) tornerà sulla luna. E lo farà, ovviamente, con tecnologie ben più avanzate rispetto a quelle messe in atto dalla Nasa nel 1969, con la navicella spaziale Apollo 11. Tecnologie che investiranno anche le tute spaziali. A scendere in campo, infatti, sarà anche Prada, che contribuirà alla loro progettazione e realizzazione. Prepariamoci, quindi, alle prime “passerelle” spaziali.