La settimana scorsa (questa, invece, vedrà scendere in campo la FED americana) la BCE ha tagliato il costo del denaro di un altro 0,25%, portandolo al 3%.
Una decisione senz’altro attesa, anche se i mercati hanno reagito in maniera un pochino “distonica”. Soprattutto il comparto obbligazionario ha avuto un andamento non certo brillante, tant’è vero che abbiamo assistito ad un allargamento degli spread. Nulla di preoccupante, certo, ma sintomo di una situazione in cui l’ottimismo non si conferma così granitico.
Sono emersi, infatti, 2 elementi che hanno tolto qualche certezza: l’entità del ribasso e, forse ancor di più, l’incertezza sulla velocità dei prossimi tagli.
Come la stessa Presidente BCE Christine Lagarde ha fatto intendere, all’interno del Consiglio Direttivo alcuni esponenti, in linea, peraltro, con più di un osservatore, avrebbe voluto una maggior incisività, spingendo verso una riduzione dello 0,50%. A detti di molti, infatti, la situazione in cui trova l’Europa non è delle migliori, con una crescita che fatica a raggiungere l’1%, allontanando l’Area sempre di più dagli Stati Uniti. Rimane, peraltro, da capire come avrebbero reagito i mercati di fronte ad una scelta simile: è tutto da verificare, infatti, che avrebbero tratto forza di fronte alla “presa d’atto” che l’economia europea stenti in maniera così evidente. Anzi, probabilmente la reazione sarebbe stata non così positiva.
Fatto sta che se i mercati azionari, tutto sommato, hanno “tenuto”, non così è stato per i titoli governativi, tutti, chi più chi meno, in discesa e, quindi, con rendimenti in rialzo.
Una storia un po’ a sé la fanno gli OAT francesi.
Da sabato Bayrou è al lavoro nel tentativo non semplice di formare un nuovo Governo. Con un tempismo a dir poco straordinaria, a complicare ulteriormente i piani, è arrivata la “mazzata” di Moody’s, che ha abbassato il rating portandolo da Aa2 a Aa3. A pesare, più che la crisi politica, la “pesantezza” dei conti, con il disavanzo (deficit) che rimane, per il prossimo biennio, a livelli “stellari” (6,3% nel 2025, 5,2% per l’anno successivo). Di conseguenza, anche il Debito Pubblico non potrà che essere ancora e sempre “sotto pressione”.
In Germania, invece, non è certo il Debito Pubblico a preoccupare (è saldamente intorno al 60% del rapporto Debito/PIL e non c’è nessuna intenzione di “allargare” i cordini della spesa), quanto piuttosto la “profondità” della crisi economica. In cui il peso del settore manufatturiero “non fa sconti” ed è reso ancora più grave dal “vuoto politico” a cui il Paese è destinato almeno sino alla scadenza elettorale di febbraio 25.
Si possono ben comprendere, quindi, le incognite che “imperversano” sull’Area €uro e che “giustificano” l’andamento un po’ “erratico” che i titoli del debito sovrano hanno avuto negli ultimi giorni: evidentemente non è sufficiente dire “che i tassi scenderanno”. Quello che i mercati vogliono sentirsi dire è come e di quanto scenderanno. Anche perché, dall’altro parte dell’Oceano, sembra avere le idee molto chiare (fermo restando è da verificare sino a quanto è effettivamente disposto ad arrivare e non si tratti, invece, di una “tattica” per spaventare gli avversari ed avere un gioco più facile).
Inizio settimana “svogliato” per le piazze del Pacifico.
Solo il Nikkei, seppur di un’inezia, si avvia ad una chiusura positiva (+ 0,12%).
Shanghai è, al momento, in territorio marginalmente negativo (– 0,17%), mentre a Hong Kong l’Hang Seng arretra di oltre l’1% (- 1,02%).
A Seul, dopo che il Presidente Yoon è stato costretto alle dimissioni dopo la procedura di impeachment, il Kospi limita le perdite ad un – 0,22%.
Sulla parità, a Taiwan, il Taiex.
Positivi, a Wall Street, i futures, seppur con rialzi minimi.
Si prevede, invece, una partenza negativa per l’Europa, con ribassi tra lo 0,15 e lo 0,30%.
Petrolio in ribasso questa mattina (– 0,56%) per quanto le quotazioni rimangano (WTI) sopra i $ 70 (70,96).
Gas naturale Usa – 2,74% ($ 3,196).
Oro a $ 2.671 (- 0,24%).
Spread ancora “sostenuto”, almeno rispetto alle quotazioni recenti (113,7 bp).
BTp a 3,38%.
Bund a 2,25%.
Treasury a 4,383%, in leggero ribasso nei primi prezzi asiatici.
€/$ 1,0513.
Strappo del Bitcoin, che si porta ai massimi di sempre ($ 105.970).
Ps: bentornata Sofia! Dopo lo stop di oltre 10 mesi per la frattura della tibia e del malleolo (ennesimo infortunio di una lunga serie), Sofia Goggia torna e, come se nulla fosse, piazza un uno-due micidiale: 2° sabato nella discesa libera, 1° ieri nel Super G (25° successo in carriera). Ancora una volta “nothing impossible” (per chi avesse dei dubbi).