l nome Doge identificava il Capo di Stato “elettivo” di alcune Repubbliche Marinare (e quindi, ovviamente, Venezia).
L’etimologia deriva dal latino dux, carica militare che l’imperatore Diocleziano trasformò in Comandante delle province. La caduta dell’Impero romano, con l’avvento dell’impero bizantino, con la graduale frammentazione dell’impero, portò alla nascita di varie Repubbliche, tra cui, appunto, quella di Venezia (nell’anno 697), che portò alla nomina di Paoluccio Anafesto come 1° Doge. L’ultimo fu Lodovico Manin, che si dimise nel 1797, anno in cui la Repubblica veneziana cadde.
In tempi attuali, il termine Doge rappresenta una delle tante (se ne contano oltre 2.000) criptovalute, appunto il Dogecoin. E non una criptovaluta qualunque: infatti, è la criptovaluta creata, quasi per gioco, da Elon Musk (sempre lui) e salita (guarda il caso…), negli ultimi 7 giorni, di circa il 99%, rimanendo, peraltro, ancora distante dal record toccato nel maggio 2021 (0,7316 $).
Ma, con l’arrivo di Trump, di certo il nome diventerà molto più utilizzato di qua non lo sia stato negli ultimi 230 anni.
Infatti, verrà creato il Department of Government Efficiency, appunto il DOGE (da notare che non si tratta di un “dicastero”, per il quale sarebbe stata necessaria l’approvazione del Congresso, ma di una “Commissione”, che opererà a stretto contatto con l’Amministrazione cercando di ottimizzare e rendere più efficiente la “macchina amministrativa”). Di fatto, niente di più di quella che da noi prendeva il nome di “spending review”, l’attività che venne istituita, nel nostro Paese, nel 2013 e che venne affidata, su nomina del Consiglio dei Ministri, al Commissario Carlo Cottarelli, con l’obiettivo di ridurre gli sprechi e le “spese pazze” che hanno sempre contraddistinto i conti pubblici.
Ma se nel nostro caso si parla di poco più di € 1.000 MD all’anno (oggi siamo a circa € 1.215, ma all’epoca si era sotto i 1.000 MD), per gli USA si tratta di una montagna di almeno $ 6.800 MD. Cifra destinata, a guardare il programma economico trumpiano, a salire ancora.
A guidarla proprio lui, “l’Elon” più famoso al mondo, che ora mai fa “coppia fissa” (si tratta di capire sino a quando, visti i 2 personaggi…) con il Presidente (al momento “eletto”) Trump (ieri, per esempio, era con lui sull’aereo che lo ha portato a Washington per l’incontro con Biden alla Casa Bianca). Il quale Elon ha già dichiarato, tra un tweet e l’altro, di voler diminuire la spesa di bilancio di circa $ 2.000 MD: vale a dire del 29% e oltre.
Se ci riuscisse, delle 2 l’una: o negli USA gli sprechi (e la corruzione) sono a livelli spropositati o Musk non solo è un genio (su questo, al di là di tutte le considerazioni sulla persona, credo ci siano pochi dubbi), ma è un mago. Viene da chiedersi, comunque, come faccia un imprenditore che sino a qua si è dedicato a “realizzare dei sogni” (di sicuro i propri, che certamente in parte ha già esteso e sta continuando a farlo – vedi Space X e i voli su Marte promessi entro il 2030 – a tantissima gente) a mettere mano alle “cesoie” (ne serviranno molte e di robuste).
Ma il futuro di Trump (e degli Stati Uniti) non passerà solo attraverso il visionario imprenditore (ex?) sud africano.
Molte, infatti, sono le componenti che permetteranno al nuovo Presidente di mantenere o meno le proprie promesse elettorale.
Una di queste è l’inflazione, da cui dipende, per esempio, la politica monetaria della Banca Centrale (anche se, per il gioco di “causa-effetto” potrebbe anche essere letto al contrario). Ieri, a tal proposito, sono stati resi noti i dati di ottobre, da cui è emerso un leggero incremento (dal 2,4 al 2,6%) dei prezzi, mentre il dato “core” (“ripulito” dalle componenti più volatili, quali alimentari ed energia) è rimasto stabile al 3,3%: un dato che, seppur non abbia colto di sorpresa gli osservatori, certamente non aiuta a cancellare le preoccupazioni. E se le preoccupazioni non abbandonano il campo, diventa più complicato, per Powell, proseguire nella sua politica di “distensione monetaria”. Un aiuto può arrivare dai sondaggi che misurano le aspettative di un nuovo taglio dei tassi già nel prossimo mese di dicembre, con l’83% degli esperti (erano il 60% nella precedente rilevazione) che si dice fiducioso di un nuovo ribasso dello 0,25%. C’è però da aspettare il 6 dicembre per capire qualcosa di più, quando verranno resi noti i dati sul mercato del lavoro, forse il dato macro a cui si guarda, non solo negli Usa, con maggior attenzione.
Altra giornata non semplice per le piazze asiatiche.
Ad incidere anche la forza del $, vero e proprio “rullo compressore” (non solo verso €, “schiacciato” all’1,0543).
A Tokyo il Nikkei perde lo 0,48%.
Shanghai arretra dell’1,73%, mentre a Hong Kong l’Hang Seng, oramai alla quinta seduta consecutiva in arretramento, arriva a perdere oltre il 2% (2,05%).
Indice MSCI Asia Pacific – 0,5%.
Taiex Taiwan – 0,63%.
In controtendenza il Kospi di Seul, che sale dello 0,63%.
Petrolio debole, con il WTI a $ 68,07 (- 0,67%).
Gas naturale Usa $ 2,971, – 2,65%.
Scende sotto i $ 2.600 (2.560, – 1,10% anche questa mattina) l’oro: dai massimi di $ 2.800 in coincidenza con le elezioni Presidenziali americane, il calo si aggira intorno all’8,5% (in parte attutito dalla crescita del $).
Futures leggermente deboli ovunque, con cali nell’ordine dello 0,15/0,20%.
In discesa lo spread, a 123,5 bp.
BTP che non si sposta dal 3,63% di rendimento.
Bund a 2,40%.
Treasury a 4,465%, poco sotto i massimi da 4 mesi a questa parte.
€/$, come detto, a 1,0545.
“non molla la presa” il bitcoin, che “naviga” sempre intorno ai $ 90.000 (90.285).
Ps: che Trump sia un grande appassionato di golf è cosa risaputa. Praticare un hobby e avere una passione aiuta non poco non solo il “vivere” quotidiano, ma anche a superare i momenti difficili che, prima o poi, incontriamo. Ma trovare il tempo non è sempre impresa semplice. Soprattutto gestisce il “potere”. E che potere, nel caso della Presidenza americana. Eppure la cosa, a Trump, riesce piuttosto bene. Secondo il Washington Post (va detto sino a poco tempo fa, almeno sino a quando l’editore, tal Jeff Bezos…, ha deciso, proprio poche settimane prima del 5 novembre, di “non schierarsi”, non certo un giornale amico del tycoon) durante il suo primo mandato alla Casa Bianca abbia giocato qualcosa come 261 partite, che, divise per giorni, fanno una ogni 5,6 giorni. Quelli sì che sono “superpoteri”.