Sarà pur vero che le previsioni, soprattutto quelle “che riguardano il futuro”, sono fatte per essere poi corrette (per citare Lorenzo dè Medici, detto il Magnifico, “La canzona di Bacco”, “chi vuol essere lieto sia: di doman non c’è certezza”), ma forse proprio per questo non passa giorno che, da un punto di vista economico, non veniamo informati di “come va il mondo”.
Ieri è stato il turno della Commissione UE. Secondo Bruxelles, la crescita dell’area UE (composta da 28 Paesi), per il 2023, sarà pari allo 0,8%, mentre l’area €, vale a dire la regione che comprende i 20 Paesi che utilizzano l’€ come moneta), crescerà dello 0,9%. L’Italia dovrebbe crescere in linea con la UE: un + 0,8% notevolmente superiore allo striminzito + 0,3% reso noto dal Nadef nella nuova legge di bilancio. Un dato ben superiore a Germania e Francia, ferme al + 0,2 e 0,6%, ma inferiore alla Spagna, che dovrebbe crescere quest’anno dell’1,4%. Mentre, a livello UE, abbiamo Paesi come la Svezia che subiranno, per quanto lieve (- 0,8%), una recessione. Recessione che, evidentemente, come si legge da più parti, oramai sembra essere un pericolo scongiurato, come confermano anche le ultime proiezioni per il 2024, anno in cui l’economia, a livello di Unione Europea, dovrebbe crescere dell’1,6%, mentre l’Italia tornerà nelle “retrovie”, fermandosi all’1% (Germania + 1,6%, Francia + 1,4%, Spagna + 2,0%). Numeri che vanno presi con tutte le cautele del caso: se è difficile fare previsione di breve periodo, possiamo immaginare quelle a medio.
Strettamente collegata alla crescita (anzi, fattore imprescindibile) l’inflazione. Difficile stabilire quanto la sua discesa sia frutto del rigore delle Banche Centrali e quanto della discesa dei prezzi delle materie energetiche (soprattutto per quanto riguarda l’Europa). Fatto sta che, mese dopo mese, stiamo assistendo ad una corsa “a ritroso” piuttosto evidente. Per il 2023 la media UE dovrebbe attestarsi al 5,6% (8,4% nel 2022), mentre a livello Italia dovremmo posizionarci al 6,1%, per passare al 2,6% nel 2024. Germania 6,3% per l’anno in corso, 2,4% nel 2024; Francia 5,2% e 2,5%, Spagna 4,4% e 2,3%. E oggi sono attesi i dati americani: le attese sono per un nuovo calo, con i prezzi che, su base annua, dovrebbero far segnare + 6,2% dal precedente 6,5%. Quella “core”, depurata delle componenti più variabili (energia e alimentari), e quindi presa maggiormente in considerazione, dovrebbe attestarsi al 5,5%.
Dal punto di vista dei mercati si sta assistendo ad un fenomeno piuttosto raro, con visione prospettiche diametralmente opposte. Il mercato obbligazionario sembra credere che si vada incontro, nel breve, ad una recessione, mentre quello azionario la vede in modo completamente diverso. Per il primo, infatti, l’andamento dei tassi ci presenta una “curva invertita”: così si definisce la situazione in cui i tassi a breve sono superiori di quelli lunghi, come da sempre dovrebbe essere. Se guardiamo al mercato americano, notiamo come i tassi a 2 anni siano oggi al 4,54%, mentre il decennale si ferma al 3,69% (dato di questa mattina). Ciò significa che si pensa che l’economia possa avere una forte caduta (cosa che di solito avviene nei 12-18 mesi dopo), con tassi ancora i rialzo nel breve (da qui il gap tra 2-10 anni).
Ben diversa la rappresentazione che ci viene dal mercato azionario (a dire il vero, al momento la più gettonata): tutti i mercati, nei primi 40 giorni dell’anno hanno avuto performances assolutamente positive (il nostro MIB + 16,5%, Dow Jones + 3,5%, Nasdaq oltre + 15,0%, S&P 500 + 8,19%, Eurostoxx + 7,71%). Andamenti dettati da alcuni numeri: in Usa la disoccupazione è a livelli che non si vedevano da quasi 60 anni (3,4%), l’ISM, l’indice che misura la fiducia delle imprese, è costantemente sopra i 50 punti (50 è lo spartiacque tra crescita e recessione). E anche l’indice di fiducia delle famiglie è ai valori più alti da un anno a questa parte. Ma ancora rimangono incertezze legate alle politiche monetarie e al mercato del lavoro (probabile che la FED si muova per far risalire la disoccupazione per evitare la “pressione salariale”), mentre da noi la guerra in Ucraina rappresenta l’incognita maggiore.
Questa mattina mercati asiatici tendenzialmente in scia alle chiusure positive di ieri sera a Wall Street (Nasdaq + 1,6%, Dow Jones + 1,11%, S&P 500 +
1,14%): a Tokyo Nikkei + 0,64%, Shanghai + 0,28%, mentre fa eccezione Hong Kong (- 0,25%). Positive Seul e Mumbai, + 0,8% e + 0,4%.
Futures intorno alla parità oltre oceano, mentre in Europa prevale il segno più.
Recupero del petrolio, anche se questa mattina è in leggero arretramento (WTI $ 79,56, – 0,84%).
Gas naturale americano $ 2,444 (+ 1,41%).
Gas europeo a € 51,80 per megawattora.
In rafforzamento lo spread, a 178 bp, con il rendimento del BTP in leggero calo (4,16%).
Bund al 2,38%, Treasury Usa 3,69%.
Risale l’€, con il $ a 1,0738.
Bitcoin ancora sotto i $ 22.000 (21.785, sulla parità verso i prezzi di ieri).
Ps: questa mattina verrà presentata, a Maranello, la nuova Ferrari SF-23, i previsione del prossimo mondiale di F1. Ormai sono passati 16 anni dall’ultimo mondiale piloti vinto (Raikkonen, 2017) e 15 da quello costruttori (2018). Ma ciò non ha impedito al “brand” Ferrari di crescere, ottenendo numeri da primato incredibili. E comunque, forza Ferrari.