La settimana che si apre sarà importante per capire come le Banche Centrali “vedono” la situazione. Torneranno a riunirsi, infatti, i Comitati Direttivi di FED e BCE, che diranno la loro sul fronte dei tassi.
La maggior parte degli osservatori ritiene che, mentre sul sull’altra sponda dell’Atlantico dovrebbero essere confermati i livelli attuali, in Europa la BCE potrebbe apportare un ulteriore ritocco dello 0,25%. E’ pur vero che anche da noi l’inflazione sta “piegando la testa”, ma è altresì vero che la discesa rimane piuttosto lenta, mantenendosi oltre il 6% (il 7% in Italia).
Come i dati di aprile stanno a dimostrare, il settore manufatturiero comincia a dare segni di difficoltà, con la produzione industriale calata, in un unico mese, di oltre 7 punti percentuali. Anche il nostro paese, quindi, “paga” le conseguenze della crisi in cui si trova la Germania, in recessione “tecnica” da un paio di trimestri: forte, infatti, è la dipendenza del ns export verso la Germania (circa € 80 MD quello dell’anno scorso), Pur crescendo quello complessivo (+ 4,7%), diminuisce di circa 3 punti quello verso Berlino.
La crisi manufatturiera non si limita, peraltro, solo al nostro Paese. Un motivo in più per affrontare con attenzione la fase che stiamo attraversando. Come i libri di economia insegnano, si stanno verificando quanto temuto: è noto che l’effetto della politica dei tassi ha effetto sui prezzi a distanza di mesi, mentre invece viene le conseguenze sul ciclo economiche avvengono anticipatamente. Ecco, quindi, che ci troviamo ad affrontare prezzi in discesa, ma ancora alti, ben lontani dal “target” del 2%, per cui le Banche Centrali (in questo caso la BCE) non può ancora “alzare il piede” e, allo stesso tempo, avvertire i primi segnali di un rallentamento che rischia di essere più grave del previsto.
Intanto, però, una cosa è certa: che il denaro costa sempre di più.
Negli ultimi 9 mesi il maggior onere, per imprese e famiglie italiane, è stato pari a circa € 13,3 MD, che, se annualizzati, diventano quasi 20 (19,7).
11,1 MD è la voce a carico delle imprese, mentre circa 2,2 MD è la quota parte a carico delle famiglie. Che, però, devono fare il conto anche con il caro mutui: un fardello ben più pesante, con un aggravio, per la voce interessi, di circa € 4,2 MD (su un totale erogato pari a circa € 426 MD), con i tassi oramai sopra il 4% per i nuovi mutui, mentre per quelli già erogati il tasso medio è passato dall’1,67% al 2,66%, mentre quello sui prestiti “rotativi” è mediamente salito dal 2,22% al 4,6%.
Tradotto, nel 2022 il margine per interessi ottenuto dalle Banche italiane, stando ai dati Bankitalia presentati nella relazione annuale lo scorso 31 maggio), è stato pari a circa € 45,5 MD, superiore al risultato del 2008, quando si toccarono i 44,8 MD, un livello mai più raggiunto, e che ha portato il settore bancario a presentare trimestrali in forte crescita rispetto a quelle pari periodo di un anno, con aumenti tendenziali del margine finanziario per il 2023, pari a circa il + 38%.
Apertura positiva per gli indici asiatici,
Ancora una volta a distinguersi è il Nikkei di Tokyo, in rialzo dello 0,55%.
Dopo una partenza negativa, l’Hang Seng di Hong Kong così come Shanghai si sono portati in terreno positivo, con rialzi intorno allo 0,20/0,30%.
Ben impostati i futures, in rialzo ovunque, con rialzi vicini al mezzo punto percentuale in Europa, mentre negli Usa si va dal + 0,30% dello S&P al + 1% dell’US 2000 (l’indice Russell che raggruppa le società di media capitalizzazione).
Continua la debolezza del petrolio, con il WTI che scende sotto i $ 70 (69,50), in calo, questa mattina, dell’1,05%.
Gas naturale Usa a $ 2,271 (+ 0,62%).
“Exploit” di quello Europeo, con il megawattora in rialzo del 32% a € 32.
Oro a $ 1.976, – 0,14%.
Spread ai minimi da inizio anno, a 171,9 bp, sotto la spinta del successo del BTP Valore, che ha raggiunto i 18,2 MD di sottoscrizioni, un record per il segmento retail (contratto medio € 25k medi).
Il rendimento del decennale questa mattina riparte del 4,10%.
Treasury al 3,75%, sui livelli di venerdì.
Si indebolisce il $, con l’€/$ a 1,075.
Scende sotto i $ 26.000 il bitcoin (25.878), ancora “schiacciato” dalle voci sulle inchieste della SEC americana su Coinbase e Binance.
Ps: fine settimana con il rosso che ha dominato la scena. Prima la Ducati, che ha dominato il motoGP al Mugello (piazzando 4 moto ai primi 4 posti), poi la Ferrari, che dopo oltre 50 anni, è tornata a vincere la 24 ore di Le Mans, la gara di endurance più famosa al mondo. Insomma, siamo tornati a fare “l’Italia”, almeno per quel che riguarda i motori. Senza dimenticare Djokovic, che con il trionfo di ieri al Roland Garros, ha raggiunto quota 23 slam, come nessuno mai prima di lui. E, anche lui, per l’occasione, con una maglietta rossa.