Giorgia Meloni
Uno dei temi caldi più discussi dai cittadini è di certo la politica e ancor di più i costi della politica. Periodicamente torna in voga il tema degli aumenti degli stipendi dei politici, e puntualmente i cittadini si sentono presi in giro da un sistema politico che sembra non badare alle esigenze del Paese. Infatti, mentre il costo della vita continua a salire e le famiglie faticano ad arrivare a fine mese, sentir parlare di aumenti degli stipendi dei politici è paradossale.
I parlamentari, in più occasioni, hanno provato a giustificare questi aumenti con motivazioni come l’adeguamento al costo della vita o la necessità di garantire una politica di qualità. Ma queste spiegazioni risultano spesso vuote e prive di senso per chi ogni giorno affronta problemi concreti. La distanza tra politici e cittadini sembra crescere sempre di più, lasciando dietro di sé un amaro senso di sfiducia e delusione.
Questa situazione diventa ancora più insopportabile quando a mancare è la trasparenza. Molte decisioni vengono prese senza un reale confronto con l’opinione pubblica, dando l’impressione che la politica sia un mondo chiuso e autoreferenziale.
Anche il tema dei finanziamenti ai partiti è delicato. Dopo l’abolizione del finanziamento pubblico nel 2014, i partiti continuano comunque a ricevere fondi attraverso il 2xmille delle dichiarazioni dei redditi. Ogni tentativo di aumentare questi contributi viene percepito come un altro modo per mettere le mani nelle tasche dei cittadini e alimenta la rabbia generale.
L’ultimo tentativo di modificare il sistema del 2xmille ne è un esempio lampante. La proposta, avanzata dal Partito Democratico e da Alleanza Verdi e Sinistra, voleva aumentare i fondi destinati ai partiti grazie alla dichiarazione dei redditi. Ma questa volta è intervenuto il Presidente Sergio Mattarella, che ha deciso di bocciare l’emendamento.
Secondo questa modifica, se un cittadino non avesse scelto un partito da finanziare con il 2xmille, la sua quota non sarebbe tornata allo Stato ma sarebbe stata redistribuita tra i partiti in base alle scelte di chi aveva espresso una preferenza. In pratica, anche chi non voleva finanziare nessun partito si sarebbe ritrovato a farlo comunque.
Mattarella ha spiegato chiaramente i motivi del suo “no”. Ha sottolineato che un cambiamento così importante non può essere inserito all’interno di un decreto fiscale dedicato a questioni tributarie. Servirebbe invece un provvedimento specifico, pensato appositamente per questo tema.
Inoltre, ha difeso la libertà dei cittadini di scegliere se finanziare o meno un partito, senza imposizioni nascoste. Con questa scelta, Mattarella ha evitato che una mossa poco chiara diventasse legge, proteggendo ancora una volta i cittadini da un’ennesima manovra a loro danno.
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