
Aumento previsto di tre mesi (www.Economiafinanzaonline.it)
L’adeguamento dell’età pensionabile è tornato a essere un tema di grande rilevanza nel dibattito pubblico italiano.
Recentemente, durante un’audizione alla Commissione parlamentare di controllo sull’attività degli enti previdenziali, l’INPS ha annunciato che entro la fine del 2025 sarà pubblicato un decreto interministeriale che stabilirà i nuovi requisiti per accedere alla pensione. Questi requisiti saranno legati all’aspettativa di vita, una misura che ha sollevato preoccupazioni tra lavoratori e organizzazioni sindacali.
Le prime stime indicano un possibile incremento dell’età pensionabile di tre mesi, che entrerà in vigore a partire dal 2027. Questo adeguamento rappresenta una conseguenza dell’automatismo previsto dalla normativa vigente, che modifica i requisiti di accesso alla pensione in base alle variazioni della speranza di vita. L’INPS ha chiarito che, per il biennio 2027-2028, è previsto questo aumento, ma ha anche sottolineato che nessuna decisione è definitiva fino all’emissione del decreto congiunto dei ministeri del Lavoro e dell’Economia, atteso entro la fine del 2025.
Impatti su altri canali di uscita
L’innalzamento dell’età pensionabile potrebbe avere ripercussioni significative anche su altri strumenti di uscita anticipata dal lavoro, come l’Ape sociale e la pensione anticipata per i lavoratori precoci. Anche l’Isopensione, uno strumento che consente alle aziende di gestire il turnover accompagnando i dipendenti verso la pensione, potrebbe subire conseguenze a causa dei nuovi requisiti. Questo potrebbe complicare ulteriormente i piani di ristrutturazione aziendale, creando incertezze sia per i lavoratori che per le aziende.
Uno degli aspetti più critici dell’adeguamento legato all’aumento della speranza di vita è il rischio di generare una nuova categoria di esodati. Secondo la CGIL, i lavoratori che potrebbero trovarsi in questa situazione a causa dell’aumento dei requisiti pensionistici potrebbero arrivare fino a 44.000. Questi lavoratori rischiano di rimanere scoperti sia dall’Isopensione sia dalla pensione, con un potenziale periodo di attesa di tre mesi a causa dell’impossibilità per l’INPS di imporre alle aziende l’estensione del pagamento. L’INPS ha cercato di rassicurare, affermando che, essendo gestore di un trattamento regolato da un accordo tra azienda e lavoratore, non si esclude che le parti possano trovare un’intesa volta a garantire il pagamento della prestazione di accompagnamento fino al raggiungimento della nuova data utile per accedere alla pensione.

Durante l’audizione, la direttrice generale dell’INPS, Valeria Vittimberga, ha evidenziato che la vera sfida per il futuro del sistema pensionistico rimane la sostenibilità. Questa è strettamente legata all’equilibrio tra entrate contributive e uscite, un tema che richiede un’attenzione particolare. Secondo Vittimberga, è necessario individuare sistemi di sostenibilità che non possano prescindere da un allargamento della base contributiva. “Occorre promuovere politiche che portino a un incremento del numero di lavoratori e della qualità della contribuzione”, ha dichiarato, sottolineando l’importanza di inserire nel mondo del lavoro coorti di popolazione che in passato sono rimaste ai margini.
In questo contesto di cambiamenti, il tema delle pensioni rimane al centro del dibattito politico e sociale. L’adeguamento dell’età pensionabile non è solo una questione numerica, ma implica una riflessione più ampia sulla qualità della vita dei lavoratori e sul loro diritto a una pensione dignitosa. Le prossime scelte politiche e le risposte che verranno fornite alle sfide demografiche e occupazionali saranno determinanti per il futuro del sistema pensionistico in Italia.