Per coloro che beneficeranno della pensione il 2025 potrebbe rivelarsi un’annata impegnativa. Ecco cosa devi aspettarti sul tuo cedolino
La pensione rappresenta la principale prestazione previdenziale, riconosciuta al lavoratore al raggiungimento di una certa anzianità anagrafica e contributiva, ossia a seguito di eventi che determinino una riduzione permanente, totale o parziale, della sua capacità lavorativa.
Il principale ente pubblico gestore delle prestazioni pensionistiche è l’INPS (Istituto Nazionale di Previdenza Sociale) al quale è affidata la gestione dell’assicurazione generale per l’invalidità , l’anzianità e i superstiti.
Il calcolo della pensione di vecchiaia si basa su un requisito contributivo pari a 20 anni di contributi versati, a fronte di un requisito anagrafico, valido per entrambi i sessi., fissato a 67 anni di età .
Per il raggiungimento del requisito contributivo, è possibile considerare anche i contributi da riscatto, relativi a periodi lavorativi per cui non è stata versata la contribuzione (attività lavorativa all’estero o congedi di maternità ).
Cosa cambia con la nuova Legge di Bilancio?
Lo scorso 20 dicembre, la Camera ha votato la fiducia sul disegno di Legge di Bilancio 2025. Si tratta del Bilancio di previsione per l’anno finanziario 2025 e pluriennale per il triennio che giungerà fino al 2027, introducendo una serie di misure destinate a modificare vari aspetti dell’ambito fiscale e lavorativo. Per quanto riguarda le pensioni, nell’ultimo anno si è assistito ad un’impennata pari all’8% della spesa delle stesse e il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti era intervenuto sul tema affermando che, a causa dell’elevato tasso di denatalità , sarebbe impossibile pensare ad aumentare la spesa pensionistica, nemmeno sul medio/lungo periodo.
Nella legge approvata alla Camera, sono previste anche procedure mirate a concentrare le risorse sulle fasce meno abbienti, mediante percentuali di rivalutazione ridotte per pensioni più elevate e, al contrario, una riconsiderazione in aumento per coloro che ricevono contributi inferiori.
Incrementi minimi e drastici tagli
Il decreto, pubblicato lo scorso 15 novembre sulla Gazzetta Ufficiale, firmato dal Ministero dell’Economia e del Lavoro, ha riconosciuto un indice di incremento pari allo 0,8% sulle pensioni, a partire dal 2025. Si tratta di un indice ancora inferiore rispetto all’ipotesi avanzata dal Governo, che aveva precedentemente inviato alla Camera la manovra, stabilendo un aumento dell’1% circa, pari a, più o meno, 3 euro. In questo modo, una pensione minima passa dai 614,77 euro al mese del 2024 ai 616,57 euro nel 2025, proprio a seguito dell’incremento, praticamente irrisorio, di 1,8 euro.
A gravare sulle pensioni è stata soprattutto l’inflazione cumulata negli ultimi due anni, che ha oltrepassato la soglia del 16,5%,colpendo profondamente il sistema previdenziale, comportando conseguenze drastiche, traducibili in numerosi tagli. Non ci sarà , oltretutto, possibilità di recuperare gli stessi e, secondo quanto emerso da un’analisi effettuata dalla CGIL, i tagli potranno arrivare, secondo stime, a superare gli 8700 euro se prendiamo come riferimento un pensionato che percepisce 1732 euro netti mensilmente.