Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/donna-senior-citizen-anziani-3213761/
L’Opzione Donna è una tipologia di trattamento pensionistico diretto alle lavoratrici dipendenti e autonome, erogato anche dall’INPS. In questo modo, se sussistono i requisiti previsti per legge, è possibile richiedere il calcolo contributivo della pensione. Ma anche se si tratta di una misura flessibile ed efficacie, fa discutere il fatto che venga prorogata di anno in anno, senza che ci sia un vero progetto.
Tuttavia, anche se non si può parlare di scadenza, tutti coloro che ne hanno diritto potranno accedere all’Opzione Donna ma, nel caso non ci fosse una proroga, salterebbe anche l’allargamento della platea di beneficiari. Vediamo di capire cos’è questa modalità e come funziona.
Coma abbiamo anticipato, l’Opzione Donna è una particolare forma di trattamento pensionistico, valido per tutte le donne che sono state lavoratrici dipendenti o autonome. Nello specifico è possibile conseguire questo trattamento se sono trascorsi:
Anche se la riforma delle pensioni è ferma al palo per mancanza di risorse, l’Opzione Donna dovrebbe essere confermata. Infatti questa misura si compensa da sola poiché, in cambio della flessibilità con cui si può accedere alla misura, le lavoratrici cedono una parte di quanto hanno maturato. Perciò questa misura prevede un ricalcolo contributivo dell’assegno, e quindi una riduzione per la lavoratrice.
Questa sorta di penalizzazione cambia in base della stessa situazione contributiva della donna lavoratrice. Tuttavia bisogna ricordare che non ci sono sicurezza sulla riconferma della modalità e proprio per questo si sta cercando di fare chiarezza, almeno sul termine di utilizzo di questa modalità.
Per poter accedere con sicurezza al trattamento pensionistico Opzione Donna è necessario rispettare alcuni requisiti. Nello specifico:
Perciò possono usufruire dell’Opzione Donna solo le lavoratrici dipendenti nate entro il 1961, o le autonome nate entro il 1960. L’obiettivo a cui si sta puntando però è estendere la platea della misura, incorporando anche le donne nate nel 1961 e 1962, a patto che abbiano maturato almeno 35 anni di contributi.
In ogni caso, anche se non c’è ancora nulla di preciso, sembra che l’estensione dell’Opzione Donna sarà l’unica manovra sul fronte delle pensioni.
Fino ad oggi il rinnovo dell’Opzione Donna era portato avanti di anno in anno, soluzione abbastanza osteggiata dalle lavoratrici. Queste ultime infatti preferirebbero vere la certezza di poter usufruire di questa manovra per poter andare in pensione.
La soluzione più opportuna sarebbe evitare il continuo rinnovo annuale, preferendo la modalità definita “fino a fine corsa“. In questo modo sarebbe possibile confermare questa modalità pensionistica per tutto il tempo necessario ad esaurire la platea di utenti.
In pratica fino a quando tutte le lavoratrici saranno sottoposte al regime contributivo puro per il calcolo della pensione. A quel punto non sarebbe più necessario ricorrere all’Opzione Donna, anche perché non ci sarebbe più la penalizzazione, e bisognerebbe rivedere l’età pensionabile generale.
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