Paese strano l’Italia.
Oramai la crisi energetica ha sostituito lo sport nelle chiacchiere degli italiani di fronte ad un caffè (a proposito, complimenti a Filippo Ganna, che ha stabilito sabato il nuovo record dell’ora, polverizzando, con 56,792 km il precedente di 55,548 km stabilito lo scorso 19 agosto dal britannico Dan Bigham). Non passa giorno che non emergono numeri e dati che danno la percezione della situazione forse più grave che abbiamo mai affrontato. Una crisi dovuta, come ben sappiamo, al conflitto alle porte dell’Europa, che ha portato ad un aumento spaventoso del costo del gas. Ma non solo. La fine delle misure espansionistiche delle Banche Centrali ha portato con sé, con l’aumento dei tassi, l’estrema volatilità dei mercati ed il rialzo dei rendimenti dei titoli obbligazionari, provocando costi extra per i Paesi e le imprese più esposti, ma anche per le famiglie alle prese con i mutui.
Tutte cose note da mesi. Eppure…eppure si è scelto di complicarci, e non poco, la vita scegliendo la strada della crisi di governo e elezioni anticipate. Senza entrare nel merito dell’esito elettorale, ormai viviamo da oltre 2 mesi in un Paese “bloccato”, con un Governo in carica con le “mani legate”, impossibilitato a prendere provvedimenti che vadano oltre l’ordinaria amministrazione, anche per una sorta di “rispetto istituzionale” nei confronti di chi verrà.
Se tutto va bene, il nuovo esecutivo dovrebbe vedere la luce tra il 20 e il 25 ottobre, quindi un mese dopo le elezioni.
Nel frattempo, però, sono successe e continuano a succedere “cose”.
Tralasciando la guerra, la cui escalation, dopo l’annessione da parte della Russia delle regioni ucraine contese, non si ferma, come dimostrano in sequenza gli attentati prima al gasdotto North Stream e poi al ponte che collega la Russia alla Crimea, con la conseguente ritorsione di Putin, che ieri ha fatto bombardare un quartiere residenziale a Zaporizhzhia, i numeri di queste settimane fanno comprendere la gravità del momento. Il paradosso è che tutti ripetono l’assoluta necessità di fare presto a formare il nuovo Governo, che non si può più aspettare, pena il rischio di una crisi sociale ed economica pesantissima, con la chiusura di migliaia di attività e centinaia di migliaia di disoccupati. Tutte cose che ben si sapevamo il 20 luglio scorso, giorno in cui si è sciolta la maggioranza, con alcuni partiti che hanno tolto la fiducia a Mario Draghi.
Nel frattempo l’inflazione continua a non mollare, con aumenti intorno al 9% in Italia e del 10% in Europa.
Un’Europa tornata ad essere litigiosa e meno unita, quasi come ai tempi della crisi finanziaria del 2008-2011, con Paesi che hanno scelto la strada del “fai sa te”. Il caso più clamoroso è quello della Germania, che proprio l’altra settimana ha varato, potendoselo, da un punto di vista finanziario, permettere, un poderoso piano da € 200MD (in 3 anni) per sostenere imprese e famiglie. Anche in questo, molto probabilmente, ha influito il venir meno di una figura carismatica come quella del nostro Primo Ministro: la decisione del Cancelliere tedesco Sholtz sarebbe stata senza dubbio più difficile con l’ex Presidente BCE nel “pieno” delle sue funzioni. E forse l’Europa si presenterebbe più unita anche nel prendere decisioni fondamentali, come il caso del price cap sul gas, su cui, invece, si sta ancora discutendo.
Intanto, però, il tempo passa e i costi, per famiglie e imprese, aumentano giorno dopo giorno.
In un’intervista su La Stampa di oggi, il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, stima in € 50 MD l’intervento che il nuovo esecutivo dovrà trovare per sostenere l’economia. Imprese assolutamente non semplice, alla luce del precario equilibrio finanziario in cui si trova l’Italia. Forse anche per questo risulta così difficile l’individuazione, da parte del Primo Ministro “in pectore” (l’ufficialità dell’incarico avverrà probabilmente nel fine settimana, una volta insediate le camere ed eletti i rispettivi Presidenti), di un Ministro dell’Economia “autorevole” e “gradito” all’Europa e ai mercati, cha garantisca una certa “indipendenza” dalla politica ed in grado di prendere le decisioni giuste, elemento essenziale per salvaguardare il nostro Paese dagli attacchi della speculazione (e non ritrovarci come la Gran Bretagna nei giorni scorsi, probabilmente, però, con conseguenze ancora peggiori).
Secondo Confesercenti, invece, l’inflazione costa, solo nel 2° semestre dell’anno, € 12 MD alle famiglie italiane, con un danno economico pari a circa € 470 per nucleo. Per combatterla, molte famiglie dovranno attingere ai propri risparmi per un totale di circa € 8,9 MD. Senza contare i dati legati all’occupazione: ad agosto sembra, infatti, che ci troviamo di fronte ad una flessione di 110.000 posti rispetto alla primavera.
Avvio di settimana non semplice per i mercati asiatici. Shanghai, alla riapertura dopo la “golden week”, fa registrare un calo dell’1,75%, mentre Hong Kong cade di oltre il 3%, adeguandosi, di fatto, al calo fatto registrare venerdì dal mercato tecnologico americano. Chiusi i mercati del Giappone e della Corea del Sud.
Futures al momento in calo ovunque, anche se quelli USA sembrano meglio posizionati rispetto all’Europa.
Petrolio che contiene il calo, dopo il rimbalzo della settimana scorsa, che ha portato il WTI ben sopra i $ 90: questa mattina tratta a $ 92,21, – 0,57%.
Gas naturale Usa a $ 6,700, – 0,83%.
Scivola sotto i $ 1.700 l’oro, a $ 1.694 (- 0,97%).
Spread a 254 bp; bund a 2,19%, così che il nostro BTP torna ad un rendimento vicino al 4,75%.
€/$ a 0,9733.
Bitcoin a $ 19.397, – 0,17%.
Ps: il nostro debito pubblico, lo sappiamo, è a circa € 2.700 MD. Siamo, peraltro, in buona compagnia. Un rapporto del Tesoro Usa ci dice che quello americano ha superato i 31 trilioni (31.000 MD). Più o meno $ 90.000 a testa. Il doppio, circa, rispetto a noi: non siamo messi così male allora…..