Ancora una volta il destino sembra prendersi gioco di noi. Così è da sempre, come grandi registi cinematografici ci hanno insegnato (vedi Woody Allen, ma ancora di più Ingmar Bergman, non a caso uno dei suoi più grandi ispiratori: memorabile la scena in cui ne “Il settimo sigillo”, uno dei suoi capovalori, un cavaliere gioca a scacchi con la morte).
Il destino vuole che martedì 27 e mercoledì 28 siano in programma 2 aste, la prima di BTP, la seconda di BOT, già programmate dal Ministero del Tesoro ben prima che fosse fissata la data delle elezioni.
Chiunque sarà il vincitore (augurandoci che un chiaro vincitore ci sia, altrimenti ancora una volta toccherà al Presidente Mattarella sciogliere la matassa, anche se, guardando a quanto ha fatto nelle precedenti crisi, viene quasi da auspicare che la storia si ripeta, cosa molto difficile…), quindi, la realtà che andrà affrontata (anche se, ovviamente, le decisioni sono ancora in capo all’attuale Governo) è questa. Sarà, comunque, l’occasione per capire come i mercati reagiranno al risultato elettorale e cosa ci potrà riservare il futuro più immediato.
Un futuro che, per quanto riguarda il debito pubblico, è fatto, da qui a fine anno, di € 95,93 MD di titoli in scadenza (€ 62,58 MD a medio-lungo termine, € 33,36 Bot a 6-12 mesi). Ben più impegnativo sarà l’anno prossimo, con 335,9 MD di titoli in scadenza (€ 69,7 MD Bot, € 242,9 MD BTP, € 23 MD CCT), più o meno equamente distribuiti di trimestre in trimestre. Complessivamente, i titoli pubblici in circolazione valgono circa € 2.229 MD – su un debito complessivo di circa € 2.770 MD. Quindi circa il 18% (€ 420 MD) andrà “gestito” nei 15 mesi da qui a fine 2023.
Questo è il dato di fatto incontrovertibile: le “promesse” elettorali finiscono oggi, ultimo giorno di campagna elettorale, e da lunedì verremo “pesati” non sulle parole, ma sulla capacità di affrontare e risolvere i problemi sulla base di regole precise, alla base della nostra appartenenza all’Europa, e al rispetto degli accordi e degli impegni con gli altri Stati membri. In un contesto economico, come ben sappiamo, non tra i più semplici: secondo Moody’s (che tra l’altro a fine mese dovrà aggiornare il “giudizio” sul rating del nostro Paese, già ridotto a “negativo” – da “stabile” – ad inizio agosto) l’anno prossimo il nostro PIL crescerà solo dello 0,4% (dopo il 6,6% del 2021 e il molto probabile 3,4% di quest’anno), facendo ritornare l’Italia ai suoi standard abituali. Con conseguenze evidenti sul bilancio statale: minor crescita significa minori entrate e, quindi, maggior disavanzo. Senza contare i maggiori oneri che dovranno essere messi in conto per combattere da una parte la crisi energetica (nel periodo settembre 21 – oggi ci è costato circa € 60 MD, pari al 3,3% del PIL) e dall’altra la lotta all’inflazione, con l’aumento dei tassi e il loro impatto sul nostro debito. Motivo in più per fare in modo che la credibilità dell’Italia non ne esca minata, con il rischio di vanificare il lavoro di questi ultimi 18 mesi, a partire dal PNRR (in ballo ci sono ancora molti dei 209MD che l’Europa ci ha messo a disposizione). Europa che, come la Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, ha ripetuto anche ieri, non sarà “testimone passivo” delle vicende italiane, come si possiamo capire guardando, per esempio, alle reazioni nei confronti di Paesi (in primis l’Ungheria) i cui Governi si stanno muovendo su strade diverse rispetto agli accordi sottoscritti.
I mercati, intanto, continuano a muoversi sull’onda della volatilità, accentuata dalla forza del $, ai massimi degli ultimi anni verso moltissime valute: lo yen da inizio anno si è indebolito del 23,6%, la sterlina del 20%, l’€ del 15,4%, lo yuan cinese dell’11,4, il Rand Sudafricano del 10%. Con conseguenze anche sul mercato obbligazionario, che ieri ha fatto registrare nuovi minimi.
Le chiusure negative di Wall Street ieri sera propagano l’onda al mercato asiatico: oggi Tokyo è di nuovo chiusa per festività, Shanghai al momento viaggia intorno a – 0,53%, con Hong Kong – 0,50%.
Futures leggermente negativi oltre oceano, mentre sono più che positivi in Europa (Eurostoxx + 0,30%).
Si conferma stabile il petrolio (WTI a $ 83,18).
In ripresa il gas naturale USA, a $ 7,26 (+ 2,26%), mentre quello europeo ieri è sceso a € 170, un valore che non si vedeva da mesi.
Continua a non “brillare” l’oro, sempre ai minimi da 2 anni ($ 1.672).
La debolezza del bund (ieri ad un rendimento dell’1,95%) rende vana la, seppur marginale, discesa dello spread (219 bp): il nostro BTP ieri trattata ad un rendimento del 4,17%.
Treasury Usa al 3,71%, dal 3,55% del giorno precedente.
$ che continua a “schiacciare” la valuta europea: questa mattina tratta a 0,9818.
In ripresa il bitcoin, che “scollina” i $ 19.000 (19.341, + 2,92%).
Ps: non ci sono solo la crisi energetica e la crisi economica per il nostro Paese. Ancora più grave (anche se non ne abbiamo una percezione quotidiana) è quella demografica. Dagli attuali 59,2 ML, la popolazione dovrebbe passare, nel 2030, a 57,9 ML. Nel 2050, in base alle proiezioni dell’Istat, saremo 54,2 ML, e addirittura 47,7 ML nel 2070. In neanche 50 anni un calo di 11,5 ML di abitanti: è come se sparisse un Paese come il Belgio….La popolazione lavorativa crollerà al 50% degli abitanti. E i decessi, nel 2049, potrebbero essere il doppio delle nascite (788.000 contro 390.000). Ma fermiamoci qui…