
La Casa Bianca ha cercato di ridimensionare l’impatto del crollo di Wall Street avvenuto il 12 marzo 2025, affermando che vi è una netta distinzione tra le fluttuazioni del mercato azionario e la reale situazione delle aziende negli Stati Uniti. Un funzionario dell’amministrazione ha dichiarato: “C’è una forte divergenza tra il mercato e ciò che stiamo osservando nelle imprese. Quest’ultimo aspetto è senza dubbio più rilevante per l’economia a lungo termine”.
Impatto sui mercati finanziari
I mercati finanziari hanno risentito di crescenti timori legati a una possibile guerra commerciale e a una recessione negli Stati Uniti. Le principali piazze europee hanno chiuso in calo, con Milano che ha registrato un arretramento dello 0,95% e Francoforte un 1,69%. Wall Street ha chiuso in rosso, con il forte calo di Tesla, che ha visto le sue azioni scendere di oltre il 15%. Anche altre aziende del settore tecnologico, come Amazon, Apple e Nvidia, hanno subito perdite significative.
Chiusura delle contrattazioni
Alla chiusura delle contrattazioni, il Dow Jones ha visto una perdita del 2,08%, mentre il Nasdaq ha subito un calo del 4%, bruciando oltre mille miliardi di dollari di capitalizzazione. Il Bitcoin ha toccato i minimi da novembre, scivolando sotto gli 80.000 dollari, mentre il petrolio Wti ha chiuso a 66,03 dollari al barile, con un calo dell’1,51%. Gli investitori stanno monitorando con crescente preoccupazione le conseguenze delle politiche di Donald Trump sull’economia statunitense, temendo un rallentamento o addirittura una recessione a causa dei dazi.
Tariffe cinesi e conflitto commerciale
Le nuove tariffe cinesi su alcuni prodotti agricoli e alimentari americani, insieme alla minaccia del governo dell’Ontario di interrompere l’elettricità verso gli Stati Uniti, in particolare per gli stati di New York, Minnesota e Michigan, alimentano i timori di un conflitto commerciale su larga scala. Questo scenario potrebbe avere un costo elevato per l’economia americana, indipendentemente dai possibili tagli dei tassi di interesse da parte della Federal Reserve. Nonostante le preoccupazioni di una recessione imminente, Trump ha descritto la situazione economica come un “periodo di transizione”, esortando tutti a rimanere calmi perché “stiamo facendo grandi cose”.
Richieste di trasparenza
Il presidente ha anche respinto le richieste delle aziende per una maggiore trasparenza sulle tariffe, affermando: “Tutto è molto chiaro”. Tuttavia, il segretario al commercio, Howard Lutnick, ha tentato di rassicurare il mercato, affermando che “non ci sarà alcuna recessione”.
Proiezioni economiche
Tuttavia, le sue dichiarazioni non sono riuscite a placare le preoccupazioni degli investitori. Le proiezioni della Federal Reserve di Atlanta indicano una possibile contrazione del PIL del 2,4% nel primo trimestre, il che rappresenterebbe la performance peggiore dall’epoca del Covid. Gli economisti segnalano un deterioramento delle prospettive economiche statunitensi, con JPMorgan che stima un rischio di recessione del 40% per il 2025, in aumento rispetto al 30% di inizio anno. “C’è un rischio reale che gli Stati Uniti possano entrare in recessione a causa delle politiche radicali”, hanno affermato gli economisti della banca.
Probabilità di recessione
Goldman Sachs ha rivisto al rialzo le probabilità di recessione nei prossimi 12 mesi, portandole dal 15% al 20%, sottolineando che potrebbero aumentare ulteriormente se l’amministrazione Trump proseguirà con le sue politiche nonostante un peggioramento dei dati economici. Anche Morgan Stanley ha abbassato le previsioni di crescita e aumentato quelle sull’inflazione, creando un mix preoccupante che potrebbe portare a una stagflazione. La mancanza di una chiara smentita da parte di Trump sull’ipotesi di recessione ha ulteriormente innervosito Wall Street, che ha vissuto la sua peggiore seduta dopo la settimana più difficile da settembre.
Chiusura finale dei mercati
Alla fine della giornata, il Dow Jones ha chiuso in calo del 2,08%, mentre lo S&P 500 ha perso il 2,7%. Il Nasdaq ha subito un crollo di oltre il 4%, con perdite superiori a mille miliardi di dollari. L’ondata di vendite ha colpito in particolare le banche e le grandi aziende tecnologiche. Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs hanno registrato perdite superiori al 4%. Tra le Magnifiche 7, Tesla ha guidato i ribassi, con un calo di oltre il 15% a causa del crollo delle vendite in Cina e delle distrazioni politiche di Elon Musk, che preoccupano gli investitori.
Difficoltà di Tesla e attacchi informatici
Oltre alle difficoltà di Tesla, il miliardario si trova a fronteggiare un “massiccio cyberattacco” contro X. “Siamo attaccati ogni giorno, ma questo è un attacco effettuato con molte risorse. È coinvolto un grande gruppo coordinato o un paese”, ha dichiarato il primo collaboratore di Trump. Il crollo di Tesla ha avuto ripercussioni anche sulle altre Magnifiche 7, con Apple, Meta, Alphabet, Nvidia e Amazon che hanno perso oltre il 5%, mentre Microsoft ha limitato le perdite al 3,5%.