L’inimmaginabile si è verificato.
Quanto successo ieri al Senato probabilmente segna uno dei punti più bassi toccati dalla politica italiana, sancendo una distanza abissale, chissà se colmabile, tra il “Paese reale” e quello “chiuso” nelle aule Parlamentari.
Nel suo discorso, in apertura dei lavori, il Premier Draghi, confermando la sua coerenza e integrità, aveva richiamato alla necessità di dare risponde concrete e immediate alle istanze che nei giorni scorsi erano arrivate da tutto il Paese e da tutte le categorie, nessuna esclusa: sindaci, categorie imprenditoriali, associazionismo, lavoratori dei settori più diversi, cittadini comuni. Tutti uniti nel chiedere al nostro Primo Ministro di continuare il lavoro iniziato 18 mesi, che ha permesso all’Italia di tornare ad essere considerato un Paese affidabile, per non dire “serio”.
Tutto bruciato in poche ore, come sta succedendo alle aree boschive in molte zone italiane.
E, come al solito, è già iniziato lo “scarica barile”, segnale che la campagna elettorale è già iniziato.
Ma il più grande paradosso sta, ascoltando le prime dichiarazioni di chi la crisi l’ha provocata, nel sentire il ripetere di parole (una su tutte, preoccupazione) di cui forse si è perso il significato tanto appaiono lontane dalla situazione che si sta verificando, con i mercati che oggi, quasi sicuramente, inizieranno a mandare qualche messaggio, di certo non tra i più positivi…
Se davvero i problemi delle famiglie e delle imprese stessero a cuore, non ci troveremmo in una situazione che definire drammatica non è esagerato, con molti osservatori ed analisti che parlano di tempesta perfetta per il nostro Paese, e con i nostri Partners europei che guardano allibiti e increduli a quanto sta succedendo.
L’elenco della spesa è lungo: aiuti e sussidi del Recovery Plann-PNRR che vengono messi in seria discussione, riforme (fisco, giustizia, concorrenza) che si bloccano, piano energetico che non si sa che strada prenderà (proprio mentre 2 giorni la UE ha varato una proposta per contenere i consumi, con una riduzione, per ora volontaria, dei consumi pari al 15%), rinnovi contrattuali per circa 6/7 ML di lavoratori dipendenti che si allontanano, stop alla revisione del superbonus, riforme sociali, rivolte alla difesa delle categorie più deboli, come anziani e disabili, rinviate, coperture dei maggiori costi energetici che diventano incerte. Il tutto “condito” da un debito pubblico di circa € 2.700 MD, di cui € 500 MD in scadenza entro il 2023 e altri € 800MD entro il 2024: si stima che l’aumento di 1 punto percentuale dei rendimenti provochi, in 3 anni, un maggior costo per interessi pari ad almeno € 10MD. Già oggi (o meglio, ieri sera, dopo che le dimissioni di Draghi sono diventate inevitabili, anche se formalmente non ancora rassegnate nelle mani del Presidente della Repubblica) il rendimento dei nostri BTP supera quello degli analoghi titoli greci, 3,5% vso 3,44%.
Rimane l’amarezza, mai forse così grande e diffusa, al punto da generare quasi sconcerto, per aver “accompagnato alla porta” forse l’unica persona, quasi “oltraggiata” dalle parole di qualche capogruppo nelle repliche di ieri al suo discorso, in grado di risollevare le sorti del nostro Paese e ridandogli una “credibilità” internazionale.
Ieri ennesima chiusura positiva per il mercato americano, con il Nasdaq in crescita dell’1,55% (S&P 500 + 0,59%).
Più movimentata la mattinata asiatica, con il Nikkei a + 0,44%, mentre ripiegano Shanghai (in Cina tornano le preoccupazioni per nuove chiusure causa Covid) e Hong Kong (rispettivamente – 0,82% e – 1,09%).
Futures moderatamente positivi in giro per il mondo: fa eccezione, neanche a dirlo, Milano, che segnala, al momento, un – 0,60% in avvio di contrattazioni
Petrolio in ribasso nelle prime contrattazioni di giornata, con il WTI a – 0,82% ($ 99,16).
Gas naturale USA che torna sui suoi passi dopo il rialzo di ieri: questa mattina lo troviamo a $ 7,774, – 3,10%.
Oro sempre debole, sotto i $ 1.700 (1.688. – 0,77%).
A proposito di gas, questa mattina pare sia tornato ad essere operativo il gasdotto Norh Stream 1, anche se, per il momento, al 40% delle proprie capacità.
Spread a 233 bp: come prevedibile, il prezzo dell’instabilità comincia a farsi sentire, con il rendimento del BTP che sale oltre il 3,50%.
Treasury al 3%, con il biennale che sale al 3,21%.
€/$ a 1,0216, nell’attesa che oggi la BCE si pronunci sul rialzo dei tassi (0,25 o 0,50%?).
Dopo il grande recupero degli ultimi giorni, ritraccia il bitcoin, con il prezzo che torna sotto i $ 23.000 ($ 22.800, – 4%).
Ps: l’Italia, da un punto di vista climatico, brucia, con gli incendi che devastano, da nord a sud, le nostre aree boschive e anche diverse aree urbane (Roma docet). I nostri fiumi sono ormai delle “fiumare” calabre. I nostri bacini idrici non sono mai stati così a secco. L’agricoltura non ha più acqua per le proprie coltivazioni. Questo solo per rimanere alle emergenze climatiche, mai così gravi. Ma possiamo stare tranquilli, questo ci viene detto…rimane sempre la danza della pioggia. La speranza, come sempre, è l’ultima a morire. Ma, checchè qualcuno ne pensi, a volte è molto difficile conservarla.