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“Lavorare in nero è davvero un reato?”, parlano gli esperti dopo anni

Ci hanno sempre detto e insegnato che lavorare è un diritto di ciascun cittadino ma, non sempre, trovare un lavoro è la cosa più facile a questo mondo.

Quando poi, il lavoro “è in nero”, ovvero senza tutele e senza versamento di contributi, la situazione si complica ancora di più. Sì, perché l’entrata a fine mese c’è, ma non ci sono tutta quella serie di elementi attorno che lo rendono legale. Quanto più se si fa un lavoro a nero e si percepisce anche l’Assegno di Inclusione, tutto si complica.

Una situazione del genere, infatti, è considerata un vero e proprio reato. Vediamo insieme, chi si trova in questa situazione, che cosa rischia. Cerchiamo di capire insieme.

Lavoro nero? Ecco cosa rischi

Il lavoro è qualcosa che tutti sognano, magari un lavoro stabile, con tutte le garanzie del caso e che sia, soprattutto, ciò che si è sempre sognato o desiderato fare sin da bambini. Ma sappiamo bene che, non sempre, questo è possibile, e perciò bisogna adattarsi. Quando un lavoro, dall’altro lato, non lo si riesce a trovare come si deve (ovvero con versamenti di contributi e tutte le regole che ben conosciamo) la situazione si complica.

Si perché di lavoro nero ce ne è a bizzeffe ma, come dicevamo all’inizio, sappiamo bene che non è legale. Quando, però, si presenta come ultima chance, lo si accetta e dall’altro lato non lo si dichiara, arrivando quindi, per lo Stato, a essere ancora disoccupati ed avere, quindi, diritto anche ad una serie di bonus ed agevolazioni fiscali, nonostante l’entrata mensile c’è.

Quando chi lavora in nero riceve anche l’Assegno di Inclusione, la situazione si complica ulteriormente.

Rischi specie se ricevi un sussidio dallo Stato

E sono anche i Caf a darci risposta a questa domanda molto particolare. Specialmente quando si hanno famiglie e figli a carico, l’accettazione di lavori in nero, anche di piccola entità, rappresenta una sola via d’uscita per chi un lavoro fisso e in regola non ce l’ha o non riesce a trovarlo.

E se si percepisce l’Assegno di Inclusione? – www.economiafinanzaonline.it

E dall’altro lato, campa con l’aiuto dello Stato. La legge parla chiaro: anche poche ore di lavoro non dichiarato possono diventare un problema serio, specie se si percepisce l’Assegno di Inclusione che, di per se, è pensato per coloro che vivono in difficoltà economiche e dove la soglia di reddito del nucleo familiare si attesta al di sotto dei 6500€ annui.

Se uno ha un’entrata economica e non la dichiara, secondo il decreto lavoro del 2023, si rischia la reclusione da uno a sei anni, e non si tratta solo della revoca dell’assegno, ma anche di dover restituire tutto quello che si è ricevuto indebitamente. La legge non ammette tolleranza e, per questo motivo, il consiglio che danno tutti i Caf è quello di dichiarare tutto, anche la minima entrata.

Rosalia Gigliano

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