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Con il termine recessione tecnica si indica un periodo di due trimestri consecutivi durante i quali si registra una crescita in negativo. Tale parametro è misurato attraverso il PIL di un Paese. Spesso, oltre a questo termine, abbiamo anche sentito parlare di recessione economica e crisi economica, ma ci sono delle differenze. La recessione economica, infatti, si verifica quando il Prodotto Interno Lordo è negativo rispetto all’anno precedente, mentre la crisi economica si ha quando il PIL annualizzato supera la soglia negativa del -1%.
Il PIL misura la produttività di un Paese e, di conseguenza, la sua capacità di produrre ricchezza. Questo dato può diventare negativo quando le importazioni superano le esportazioni o quando la spesa delle famiglie, gli investimenti privati o tutti questi fattori scendono. Capire se un Paese stia crescendo economicamente o meno è fondamentale, perché sui livelli del PIL si basano altresì alcuni fattori come debito e deficit.
Non esiste alcuna metodologia affidabile per capire se e quando si potrebbe verificare una recessione, anche se secondo alcuni economisti esistono effettivamente degli indicatori, tra i quali il calo dei prezzi degli strumenti finanziari, la curva dei rendimenti invertita e l’andamento del tasso di disoccupazione. Di solito, questo evento dura dai sei ai diciotto mesi.
La recessione è una parte del ciclo economico, che comprende quattro fasi: prosperità, recessione, depressione e ripresa. Secondo alcune teorie di questo ciclo, la recessione non è determinata da particolari fattori esterni. Semplicemente, ad ogni fase espansiva segue un periodo recessivo, al quale succederà una fase di ripresa e crescita economica, e così via. Tuttavia, le fasi della recessione possono essere altresì causate da fattori non appartenenti al sistema economico, ad esempio incrementi di prezzo anomali di una certa materia prima o la diminuzione dei prezzi di beni dai quali dipende l’economia di un Paese.
Quando in uno Stato si verifica questa fase del ciclo economico, spesso viene riscontrata una diminuzione del tasso di crescita della produzione, un aumento della disoccupazione e una diminuzione dei tassi di interesse. Quest’ultimo evento è spesso determinato dalle politiche delle Banche centrali, che in questo modo cercano di favorire la ripresa economica.
A fine gennaio 2019, i dati Istat hanno confermato che l’Italia era entrata ufficialmente in un periodo di recessione tecnica. Nel quarto trimestre del 2018, infatti, il PIL era a -0,2%.
A marzo è stato registrato un lieve rialzo, da -0,2% a -0,1%, grazie a una positiva e moderata dinamica di consumi e investimenti. I consumi sono aumentati dello 0,1%, mentre gli investimenti fissi lordi dello 0,3%. Inoltre, le esportazioni hanno registrato un aumento pari all’1,3%. Nonostante ciò, l’Istat ha spiegato che la variazione delle scorte ha contribuito negativamente, sottraendo 0,4 punti percentuali alla variazione del PIL.
A fine 2018, il governo italiano aveva approvato una manovra economica che, per il 2019, prevede una crescita del Prodotto Interno Lordo pari all’1%. In realtà, all’inizio era stato previsto l’1,5%, ma la stima era stata ridotta in seguito alle discussioni con la Commissione Europea.
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