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Vediamo dunque di comprendere il significato dell’espressione in the money nel mercato finanziario attraverso questa semplice guida.
L’espressione in the money, insieme ad “at the money” e“out the money” costituiscono i cosiddetti “indicatori di danarosità”, ovvero se il rendimento di un’opzione risulta vantaggioso o meno a fronte di un investimento. Nello specifico con ITM, acronimo di in the money, si identifica un’opzione, il cui esercizio risulta conveniente per l’investitore: nel caso delle opzioni call ad esempio quando il prezzo di esercizio o strike price risulta inferiore al valore corrente del sottostante o ancora nel caso delle opzioni put quando il prezzo di esercizio risulta invece inferiore al valore corrente del sottostante.
Le opzioni in the money hanno per caratteristica un valore intrinseco positivo in quanto quest’ultimo è dato dal massimo tra zero e il valore che l’opzione assumerebbe se venisse esercitata immediatamente.
È importante tuttavia sottolineare che sebbene un’opzione sia in the money, questo non implica che debba essere obbligatoriamente esercitata dall’investitore.
La perdita o il profitto legato all’investimento in opzioni varia solitamente in funzione del superamento al rialzo del prezzo d’esercizio o strike price delle quotazioni di un sottostante quando si ha a che fare con opzioni call: stesso metro di misura ma al ribasso per quel che concerne invece le opzioni put.
Qualora infatti alla scadenza dell’opzione, il prezzo del sottostante risulti inferiore a quello d’esercizio, il possessore della suddetta opzione call avrà più convenienza ad acquistare il sottostante sul mercato senza tuttavia esercitare l’opzione.
Qualora alla scadenza dell’opzione, il prezzo di mercato del sottostante risulti maggiore dello strike price, possessore di un’opzione call ha convenienza ad esercitare l’opzione in quanto essa risulta appunto in the money: questo poiché pagherebbe un bene o un servizio ad una cifra nettamente inferiore rispetto al valore di mercato corrente.
Nel caso di un’opzione put invece, risulterebbe in the money qualora il prezzo di mercato alla scadenza risultasse inferiore al prezzo d’esercizio o strike price: in questo caso, il compratore della suddetta opzione put avrebbe il diritto di vendere il sottostante ad un prezzo superiore rispetto a quello del mercato corrente.
Supponendo che il prezzo di mercato attuale di una data azione sia 100€ e il relativo prezzo d’esercizio sia fissato a 150€ l’opzione si dice in-the-money poiché 150 – 100 = +50 > 0. Per quanto riguarda invece un’opzione put la situazione risulta speculare in quanto qualora il prezzo d’esercizio sia fissato a 120€ deriva che +120 – 100 = +20 > 0 risultando ancora una volta in the money.
Vale comunque il principio, utile per ogni investitore, di valutare sempre l’andamento del mercato relativo alle opzioni call e put prima di procedere con la soluzione più adatta a caratterizzare un sicuro rendimento sul lungo periodo.
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