Roma, 14 marzo 2025 – La tensione commerciale tra Stati Uniti ed Europa sta raggiungendo livelli critici, con i leader delle due sponde dell’Atlantico che si scambiano minacce di dazi sempre più pesanti. La presidente della Commissione Europea, Ursula Von der Leyen, ha dichiarato la disponibilità a negoziare per risolvere la controversia, mentre il presidente americano Donald Trump ha promesso di colpire con tariffe elevate prodotti emblematici dell’industria europea. In particolare, Von der Leyen ha annunciato misure di ritorsione contro il bourbon e il whiskey americano, mentre Trump ha risposto minacciando un dazio del 200% su champagne e vini europei.
Le reazioni sui mercati finanziari non si sono fatte attendere: il Dow Jones ha registrato un significativo ribasso, mentre le Borse europee hanno chiuso in calo. I titoli delle aziende del settore alcolico hanno subito perdite considerevoli, con LVMH, produttore del famoso champagne Moet & Chandon, che ha visto il suo valore scendere dell’1,2%. Anche Remy Cointreau e Pernod Ricard hanno registrato cali rispettivamente del 3,3% e del 3,7%, mentre a Milano Campari ha perso il 4%.
Il direttore generale della Federazione francese dei vini e distillati, Nicolas Ozanam, ha lanciato un allarme riguardo all’impatto devastante che i dazi del 200% avrebbero sul settore. Secondo Ozanam, tali tariffe potrebbero comportare una vera e propria paralisi del business, triplicando il costo delle bottiglie per i consumatori. La reazione del settore è caratterizzata da un mix di sorpresa e preoccupazione, con un urgente bisogno di trovare una soluzione per evitare danni irreparabili.
Ozanam ha sottolineato che l’industria vinicola francese, già provata da anni di sfide, non può sostenere un aumento così drastico dei costi. La situazione si fa sempre più complicata, con i produttori che si trovano a fronteggiare un clima di incertezza e instabilità, mentre si attendono sviluppi nei negoziati tra le due potenze.
Anche l’Italia ha espresso forte indignazione nei confronti delle minacce di Trump. Antonio Mazzeo, presidente del Consiglio regionale della Toscana, ha dichiarato che i dazi imposti dal presidente americano rappresentano un attacco diretto all’economia della regione, nota per i suoi pregiati vini. Mazzeo ha evidenziato come la decisione di colpire il settore vitivinicolo possa avere conseguenze devastanti per produttori, lavoratori e territori, danneggiando le eccellenze che la Toscana ha da offrire al mondo.
Le parole di Mazzeo riflettono un sentimento diffuso tra i produttori italiani, che vedono nei dazi una minaccia concreta alla loro attività e alla loro capacità di competere sui mercati internazionali. La situazione si fa sempre più critica, con il rischio di un danno economico significativo per un settore che rappresenta una parte fondamentale dell’identità culturale e commerciale italiana.
Il clima di incertezza ha avuto ripercussioni anche sulle Borse europee, con una chiusura negativa per Francoforte (-0,8%), Milano (-0,7%) e Parigi (-0,6%). Londra, pur essendo stata risparmiata dalle minacce dirette di Trump, ha mostrato un movimento limitato (+0,1%). La paura di un impatto negativo della politica commerciale statunitense sull’economia ha influenzato le decisioni degli investitori, portando a una flessione dei titoli nel settore alcolico.
In questo contesto, LVMH ha subito una perdita dell’1,2%, mentre Remy Cointreau e Pernod Ricard hanno visto i loro titoli scendere del 3,3% e del 3,7%. Anche Campari ha registrato un calo del 4%, evidenziando il forte impatto delle minacce di dazi sull’andamento del mercato.
A Wall Street, il Nasdaq ha segnato un ribasso dello 0,9% e l’S&P 500 ha perso lo 0,3%. I rendimenti dei titoli di Stato sono aumentati leggermente, con il Btp che si mantiene sopra il 4% e uno spread con il Bund che si allarga a 113 punti base. Sul mercato milanese, oltre ai titoli di Campari, anche Buzzi (-2,4%), Stm (-2,4%), Prysmian (-2,2%), Moncler (-2,3%) e Saipem (-2,3%) hanno subito perdite significative.
Infine, il prezzo del petrolio ha mostrato un calo dello 0,6%, con il Wti quotato a 67,3 dollari al barile, a causa delle previsioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia che prevede un eccesso di offerta nel 2025, stimato fino a un milione di barili al giorno.
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