In un contesto economico caratterizzato da tensioni commerciali, l’Italia si trova ad affrontare la minaccia di dazi imposti dagli Stati Uniti, un’azione paventata dal presidente Donald Trump. Recentemente, l’Istat ha pubblicato i dati relativi all’export italiano per il 2024, evidenziando che, nonostante le sfide, le esportazioni Made in Italy hanno mantenuto una certa stabilità. Tuttavia, il futuro appare incerto, poiché una parte significativa della crescita dell’export degli ultimi cinque anni è attribuibile proprio agli Stati Uniti.
L’Istat ha reso noti i dati definitivi per il 2024, rivelando una leggera flessione dell’export italiano pari allo 0,4% rispetto all’anno precedente, quando il valore era rimasto invariato. Tuttavia, escludendo i prodotti energetici, si osserva una crescita modesta dell’export, attestandosi a +0,3%. Questo andamento non desta preoccupazione, tanto che nel mese di dicembre si è registrato un incremento mensile dell’1,9%. Le esportazioni italiane dimostrano quindi una certa resilienza, nonostante i timori legati a possibili misure protezionistiche.
Il 2024 ha segnato un anno di successi per l’export italiano, con un avanzo commerciale netto, escludendo i prodotti energetici, che ha raggiunto i 104.478 milioni di euro, il valore più elevato dal 1993. Anche l’export verso i Paesi extra Ue ha registrato risultati positivi, evidenziando la capacità del Made in Italy di mantenere una posizione competitiva. Matteo Zoppas, presidente dell’Ice, ha sottolineato l’importanza di questi risultati, che testimoniano la solidità del settore.
Nonostante i risultati positivi in alcuni settori, il mercato automobilistico ha subito una contrazione significativa, con un calo delle importazioni pari al 0,4%. Le vendite di automobili sono diminuite drasticamente, registrando un abbattimento del 16,7%. Tuttavia, la crescita delle esportazioni di altri articoli, come articoli sportivi e prodotti alimentari, ha contribuito a bilanciare questa flessione. È importante notare che il settore automobilistico è stato fortemente influenzato dalle dinamiche globali e dalle politiche commerciali.
Un’analisi delle destinazioni delle esportazioni italiane rivela un calo significativo verso la Cina, con una diminuzione del 5,8% nel 2024. Anche l’export verso la Germania ha subito un abbassamento del 3,7%, mentre gli Stati Uniti, che hanno giocato un ruolo cruciale nella crescita delle esportazioni italiane negli ultimi cinque anni, hanno registrato una flessione simile. D’altro canto, la Turchia ha mostrato un incremento notevole, con vendite cresciute del 23,9%, principalmente grazie all’acquisto di oro e gioielleria.
L’export agroalimentare italiano ha raggiunto un valore record di 69,1 miliardi di euro nel 2024, con una crescita dell’8% rispetto all’anno precedente. Questo risultato si contrappone alla lieve flessione generale dell’export. Secondo un’analisi condotta da Coldiretti, il surplus della bilancia commerciale per i prodotti alimentari italiani supera il miliardo di euro. I vini si confermano come il prodotto più esportato, seguiti da ortofrutta, formaggi e altri derivati.
La Germania si conferma come il principale mercato per i prodotti agroalimentari italiani, con un valore di 10,6 miliardi di euro, mentre gli Stati Uniti seguono con 7,8 miliardi. Questo successo è il risultato di una filiera produttiva che coinvolge milioni di lavoratori e un gran numero di aziende. La crescita dell’export agroalimentare è una testimonianza della qualità dei prodotti italiani e della loro crescente popolarità sui mercati internazionali.
Le associazioni dei consumatori esprimono preoccupazione per l’andamento del commercio estero, in particolare in relazione ai dazi statunitensi. Con gli Stati Uniti che rappresentano il principale partner commerciale dell’Italia, il rischio di un aumento dei costi per i consumatori italiani è elevato. Secondo il Codacons, l’eventuale inasprimento delle misure protezionistiche potrebbe comportare un incremento dei prezzi per i beni più esportati, come macchinari e prodotti alimentari. Le preoccupazioni sono diffuse tra i consumatori, che temono per le conseguenze di una potenziale guerra commerciale.
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