L’instaurarsi della guerra commerciale ha generato un clima di forte incertezza nel mercato globale. Il 12 marzo 2025, gli Stati Uniti hanno implementato dazi per un valore di 28 miliardi di dollari, a cui ha immediatamente risposto la Commissione Europea con misure compensatorie per un totale di 26 miliardi di euro. Questa escalation rappresenta una minaccia significativa per gli scambi commerciali internazionali.
Le contromisure adottate dall’Unione Europea potrebbero innescare una pericolosa escalation nel conflitto commerciale, ma esiste la possibilità di una risoluzione attraverso un tavolo di trattativa con gli Stati Uniti. Questa prospettiva era stata anticipata a novembre 2024 dal Presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde. Giovedì scorso, il Commissario per il commercio e la sicurezza economica dell’UE ha comunicato che le contromisure entreranno in vigore a metà aprile, offrendo un margine di tempo per negoziare una soluzione accettabile per entrambe le parti. I colloqui potrebbero riguardare l’importazione di energia, prodotti per la difesa e tecnologie digitali. Nel 2024, gli Stati Uniti sono stati il principale fornitore di gas naturale liquefatto per l’Unione Europea. Inoltre, secondo la strategia europea per la difesa, il 63% delle acquisizioni nel settore della difesa da parte degli Stati membri dell’UE è avvenuto tramite fornitori statunitensi dal 2022. Infine, i dati della Banca d’Italia indicano che le importazioni di tecnologia dagli Stati Uniti ammontano a 3,1 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 2,3 miliardi del 2022.
L’impatto del protezionismo si fa sentire in modo particolare nell’area dell’euro, caratterizzata da una forte apertura agli scambi internazionali. Secondo le previsioni della BCE di marzo 2025, la crescita dell’export nell’Eurozona è prevista allo 0,8%, in calo rispetto al +0,9% del 2024 e significativamente inferiore al +1,6% previsto a dicembre 2024. Di conseguenza, si prevede un abbassamento della crescita del PIL reale dell’area euro di 0,2 punti percentuali per il 2025 e il 2026. L’analisi della BCE evidenzia che una tariffa statunitense del 25% sulle importazioni europee potrebbe ridurre la crescita dell’area euro di 0,3 punti percentuali nel primo anno, corrispondente a una contrazione di 45,5 miliardi di euro del PIL.
Secondo le stime dell’OCSE di marzo 2025, i paesi maggiormente colpiti dai dazi USA subiranno una significativa diminuzione della crescita economica. A fronte di una crescita mondiale del 3,1%, il Canada prevede un incremento del PIL di solo +0,7%, con una revisione al ribasso di 1,3 punti. L’Italia e la Germania mostrano entrambi una crescita del PIL di +0,7% e +0,4% rispettivamente, con revisioni negative di -0,2 e -0,3 punti. Il Messico, invece, è previsto in recessione, con un PIL in calo del -1,3% dopo una revisione al ribasso di 2,5 punti percentuali.
Le conseguenze della guerra commerciale saranno al centro di un webinar programmato per lunedì 31 marzo 2025, dalle ore 11.30 alle 13.00. Durante l’evento, organizzato dall’Ufficio Studi di Confartigianato in collaborazione con la Direzione Politiche Economiche, sarà presentato il 33° Report su trend economici, congiuntura e MPI, intitolato “Le prospettive per economia e imprese di fronte ai nuovi equilibri globali”. Il webinar affronterà anche gli effetti della politica monetaria su prestiti e investimenti, nonché le tendenze della finanza pubblica in relazione al nuovo piano di difesa avviato dall’Unione Europea. Saranno analizzate le evidenze riguardanti la fase ciclica della manifattura, con aggiornamenti sulla crisi dei settori della moda e della meccanica, oltre all’andamento dei settori dell’edilizia, dei servizi e del turismo, e le più recenti tendenze del mercato del lavoro.
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