Houston, abbiamo un problema….
Dopo 11 anni, la BCE, per la prima volta, a luglio, rialzerà i tassi: l’aumento sarà dello 0,25%, a cui ne seguirà un altro a settembre, la cui entità, però, dipenderà da come procederà la lotta all’inflazione (potrebbe, quindi, non limitarsi allo 0,25% ma essere anche dello 0,50%).
Peraltro, tutto è andato come previsto (e probabilmente sperato dalla maggior parte degli analisti e degli osservatori: la BCE è (era) rimasta l’unica tra le Banche Centrali dei Paesi/Aree geografiche in cui i prezzi sono saliti come mai da circa 40 anni a questa parte a non essersi ancora mossa).
Eppure i mercati (in molti pensavano che i prezzi, soprattutto dei titoli governativi e delle emissioni “investment grade”, quelle a più alto rating, “incorporassero” già gli aumenti) hanno reagito in modo quasi scomposto. Quali, quindi, le cause?
Sull’Apollo 13 il problema (l’esplosione di un serbatoio) si presentò senza “preavviso”.
Qui, invece, il problema (l’inflazione) è noto da tempo (da almeno 1 anno), aggravato senz’altro da fatti nuovi e, anche se non completamente, imprevisti (invasione dell’Ucraina), che ne hanno aumentato la gravità. Si è sempre sperato, almeno in Europa, che il problema si risolvesse senza necessità di interventi “esogeni” (il fenomeno inflattivo per lungo tempo era stato ritenuto “transitorio e passeggero”), fin quando, un bel giorno qualcuno si è accorto che così non era.
Mentre la FED è corsa ai ripari se non tempestivamente almeno in tempi più rapidi, qui da noi, per dirla in modo semplice, “ce la siamo presi un po’ più comoda”.
Oggi ci troviamo con un’inflazione europea che, solo nel mese di maggio, è aumentata dello 0,8% (su base annua siamo al 7% medio, con una punta dell’8,1%): l’intervento della BCE è, per ora, dello 0,25%, che, nella peggiore delle ipotesi, potrebbe arrivare allo 0,75% (+ 0,50%) a settembre. Siamo, quindi, ancora sotto l’aumento fatto registrare in un solo mese dai prezzi (0,80%). I tassi rimangono, pertanto, nettamente negativi. Certo, oltre a questo Christine Lagarde ha annunciato la sospensione del Pepp (il piano di acquisti di titoli legto alla pandemia) e, a breve, anche quello preesistente (App). Comunque la BCE continuerà a comprare i titoli che andranno in scadenza, riservandosi però la facoltà di comprare titoli di un Paese piuttosto che di un altro. Elemento, questo, particolarmente importante, che potrebbe essere il primo segnale della volontà di costruire uno “scudo anti-spread”: sostanzialmente significa che, per esempio, se vanno in scadenza dei Bund, la Banca Centrale può decidere di comprare titoli di stato greci o italiani, i 2 Paesi con il maggior debito (in percentuale e, per noi, quasi in assoluto: non a caso sono le 2 aree in cui lo spread ieri ha toccato il livello maggiore, 268bp la Grecia, 228bp l’Italia).
Ma i mercati, evidentemente, vivono la situazione ancora con preoccupazione, forse ritenendo insufficiente la manovra della BCE, che vuole comunque mantenersi “le mani libere”, e quindi la possibilità di modulare gli interventi a seconda di quale sarà l’andamento del ciclo economico. Immediato arriva il confronto con la FED: detto delle loro mosse “anticipate” rispetto alla BCE, che hanno già portato ad un paio di aumenti, con il terzo atteso a giorni. Va detto, però, che vi è una grossa differenza con gli USA: in quel Paese si è praticamente alla “piena occupazione” (siamo al 3,6% di disoccupazione, ad un passo dal record del 3,5% del febbraio 2020), mentre in Europa i disoccupati sono circa il 7% della forza lavoro. Tradotto, negli USA siamo in una fase di “surriscaldamento” dell’economia, mentre nella UE non si può certo definire tale la situazione.
Diventa quindi più comprensibile la cautela della Lagarde, stretta, più di Powell, tra la necessità di mettere un freno deciso all’inflazione e non provocare una recessione che potrebbe mettere in ginocchio una ripresa economica che si sta rivelando più difficile delle attese, come confermano le proiezioni del PIL, in diminuzione rispetto a qualche mese fa. Una “morsa” che sta premendo anche sui mercati, indecisi sulla strada da prendere, forse perché, almeno ieri, ha prevalso il “bicchiere mezzo vuoto”: se la BCE non interviene in maniera decisa, l’inflazione non arretra di un passo, anzi, non potrà che crescere. Se lo fa, invece, il rischio che la recessione abbia il sopravvento potrebbe diventare realtà: una situazione non “win win” ma “loose loose”, quella che i mercati non vorrebbero mai vedere.
Ieri chiusure sui minimi per i mercati europei e per Wall Street, con il nostro indice MIB in arretramento dell’1,90% (il peggiore in Europa), mentre a New York il Nasdaq è scivolato del 2,74%, il Dow Jones dell’1,94%, lo S&P del 2,38%.
Questa mattina il Nikkei, più sensibile ai mercati occidentali, perde l’1,49%. Positive, invece, le borse di Shanghai (+ 1.4%) e Hong Kong (appena sopra la parità).
Futures americani leggermente positivi, in arretramento, per quanto “sotto controllo”, quelli europei.
Petrolio sempre ai massimi di periodo, con il WTI a $ 121,14 (- 0,14%).
Gas naturale a $ 9,015 (+ 0,42%); in risalita il gas europeo, con il megawattora a € 82,60 (+ 7,48%).
Spread sempre a 230 bp, con il BTP intorno al 3,70% (il bund tedesco rende l’1,43%).
Stabile il treasury, a 3.04%.
La notizia del prossimo rialzo dei tassi in Europa non è sufficiente per aiutare l’€: questa mattina €/$ a 1,0633.
Bitcoin a $ 30.133, – 0,75%.
Ps: compie 80 un anni Giacomo Agostini, un “mito vero” dello sport italiano. In 12 anni di carriera, ha vinto 15 titoli mondiali (all’epoca non esisteva la categoria Moto Gp, ma si correva in più categorie), disputando 190 gare, trionfando in 127,con 162 podi e 117 giri veloci. Agostini c’è griderebbe Guido Meda….