Se si dovesse misurare la gravità della situazione dalla frequenza con cui si svolgono summit politici ed economico/finanziari la situazione sarebbe ben più che grave. Per un G7 che si chiude oggi in Germania (con una mezza vittoria italiana, in considerazione dell’impegno a studiare un tetto al costo del petrolio e, soprattutto, del gas in arrivo dalla Russia, soluzione peraltro quanto mai complessa, in quanto avrebbe di certo impatti sui prezzi più in generale dei prodotti energetici, anche quelli provenienti da altri Paesi, alcuni dei quali soggetti, almeno in parte, sanzioni, come il Venezuela), si apre oggi a Sintra, in Portogallo, un Forum sulle Banche Centrali, organizzato dalla BCE.
Gli occhi saranno quindi puntati sulla Lagarde e sulle decisioni che scaturiranno dal vertice.
Alcune decisioni sono già note e la loro applicazione è solo questione di giorni. E’ così, per esempio, per i 2 programmi di acquisto titoli (governativi e, in parte, corporate) noti come PEPP (il piano messo in atto per combattere lo shock causato dalla pandemia) e il Paa (Piano Acquisti Attività), in realtà creato dalla BCE già nel 2016. Insieme i 2 programmi hanno permesso alla BCE di crescere il proprio bilancio di ben € 5.200 MD.
Dal 1 luglio i 2 piani cesseranno la loro attività: a quel punto la BCE potrà unicamente reinvestire i titoli che scadranno in nuovi titoli, mantenendosi “le mani libere” su quali Paesi eventualmente intervenire (mossa, secondo molti, funzionale a combattere la frammentazione degli spread). E dal 21 luglio partirà il primo rialzo dei tassi dopo ben 11 anni di calma piatta. Elementi che potrebbero portare gli spread a dimensioni “pericolose” e che farebbero scattare “alert” da parte della Banca Centrale europea, che, se si dovessero nuovamente toccare i livelli di circa 10 giorni fa, quando si arrivò sulla soglia dei 250 bp, non potrà esimersi dall’intervenire. Interventi che saranno tanto più efficaci quanto maggiore sarà la percezione, da parte dei mercati, della loro “potenza”, e in termini di dimensioni e di presenza o meno di condizionalità.
Summit che, comunque, avvengono in un momento inaspettatamente positivo, che, almeno per il nostro Paese allontana, per il momento, il rischio di una recessione. Infatti l’andamento del 2° trimestre dovrebbe portare la “crescita acquisita” del PIL (quella che, cascasse il mondo, l’Italia “porterà a casa” per il 2022) al 2,6%, in linea con l’obiettivo del Governo del 3,1%. A fare da traino i servizi, con il turismo che, grazie anche alla stagionalità e all’abolizione pressochè totale delle restrizioni Covid, torna ai livelli pre pandemia. Rimangono, certo, molte incognite: l’aumento dei tassi è già costato al Tesoro uno 0,7% in più rispetto al costo medio delle emissioni del 2021 (che, con lo 0,1%, aveva segnato il livello più basso mai conosciuto dal nostro Paese), mentre l’inflazione rischia di tagliare le gambe ai consumi e alla stabilità finanziaria delle famiglie.
Incuranti delle chiusure (modestamente) negative di Wall Street (Dow Jones – 0,20%, Nasdaq – 0,81%, S&P – 0,44%), per una volta le borse del Far East asiatiche procedono a “braccetto”, con i principali indici (Nikkei, Shanghai, Hong Kong) tutti in rialzo di circa lo 0,70%.
Il calo di New York, il primo dopo 3 giorni di rialzo, mantiene comunque il livello sopra della “fase Orso”, quello che sancisce il molto probabile (statisticamente) inizio di un periodo negativo.
I futures, che segnalano rialzi di circa mezzo punto per tutti i mercati, fanno pensare ad un inizio di giornata positivo.
Strappa all’insù il petrolio, in rialzo di oltre il 6% (WTI a $ 111), sulla notizia di un peggioramento della situazione politica in Libia.
Gas naturale Usa a $ 6,519, – 0,60%, mentre non si ferma la corsa di quello europeo, con il megawattora che si è portato a € 132,00, + 3,13%.
Oro poco mosso a $ 1.830.
In recupero lo spread, che questa mattina scende a 204 bp.
Si indebolisce, invece, il $, con l’€ in rimonta a 1,060.
Bitcoin che non riesce a uscire dal livello $ 21.000 in cui si trova ormai da qualche giorno.
Ps: giornata di lutti quella di ieri. Oltre alla scomparsa di Leonardo Del Vecchio, uno dei più noti imprenditori italiani, a cui i media dedicano grande spazio, ci ha lasciato anche Raffaele La Capria, che fra circa 3 mesi avrebbe compiuto 100 anni. Forse non uno degli scrittori italiani più noti (peraltro vincitore di un Premio Strega nel 1961 con il libro “Ferito a morte”), ma senz’altro tra i più arguti e interessanti (come lui stesso si definiva, “sono un minore interessante”).