Direttore: Alessandro Plateroti

In generale possiamo dire che il debito pubblico è il debito totale che qualsiasi Stato accumula in rapporto alle spese necessarie per mantenersi

Tutti gli Stati devono spendere soldi per poter offrire servizi ed infrastrutture ai propri abitanti, o per far fronte alla crescita e agli investimenti dello Stato stesso.

Il debito pubblico si genera anche quando si finanzia il deficit statale, ovvero quando le uscite di uno Stato superano le sue entrate. Se lo Stato non ha la disponibilità economica per sopperire alle spese, è costretto a chiedere un prestito e, di conseguenza contrae un debito.

Il debito però interessa in modo trasversale tutti i soggetti presenti in uno Stato e quindi può colpire i singoli risparmiatori, le imprese, le banche e lo stesso Stato. Lo strumento maggiormente utilizzato per contenere il debito pubblico sono le obbligazioni e, in particolare i Titolo di Stato.

In Italia i Titoli di Stato vengono emessi dal Ministero del Tesoro e possiamo distinguere:

  • per la breve scadenza vengono utilizzati i Bot, con durata da 3 a 12 mesi, o i Ctz che scadono dopo 24 mesi
  • con scadenza media o lunga vengono emessi i Btp o i CcT


In generale però tutti gli Stati utilizzano gli stessi strumenti e, per fare un esempio che tutti conosciamo, possiamo citare il Bund tedesco che corrisponde a nostro Btp.

La differenza tra debito e deficit pubblico

Ora che abbiamo chiaro come uno Stato può contrarre un debito, passiamo alla differenza tra debito e deficit pubblico. Il deficit è il disavanzo prodotto nell’arco di un anno e si genera quando le uscite superano le entrate.

Capire a quanto ammonta il deficit di uno Stato è abbastanza semplice e bisogna sapere quante sono le sue uscite. Quindi vanno considerate sia le spese pubbliche, sia l’interesse sul debito, che deve essere corrisposto ai soggetti con cui lo Stato ha il debito.

Ad esempio per quanto riguarda la situazione del nostro paese, a spingere i conti verso il deficit è proprio il totale dell’interesse sul debito. Se consideriamo la spesa pubblica, confrontata con le entrate totali, il bilancio dell’Italia sarebbe attivo. Questa condizione viene definita come avanzo primario.

Rapporto debito pubblico e PIL

Uno dei parametri più utilizzati per valutare lo stato di salute di un Paese è il rapporto debito/Pil. Ossia il rapporto tra l’ammontare del debito pubblico e il Prodotto interno lordo (Pil).

In termini semplici e comprensibili possiamo definire il PIL come il valore totale dell’attività produttiva di un Paese, considerando beni e servizi prodotti nell’arco di un anno.

La definizione di “interno” comporta l’esclusione beni e servizi prodotti all’estero da soggetti nazionali. Mentre sono da comprendere beni e servizi prodotti in Italia da soggetti esteri.

Calcolo del debito mondiale
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Andamento del debito pubblico italiano

Senza considerare l’analisi passata del debito pubblico dell’Italia, e quindi tralasciando i picchi di crisi di fine ‘800 e dei due dopoguerra, possiamo dire di dover risolvere ancora dei problemi. Nello specifico le situazioni che si sono create tra gli anni ’70 e ’90.

Quindi in poche parole possiamo dire che l’Italia abbandona una normale disciplina di bilancio, alimentando la spesa pubblica. Perciò il rapporto debito/Pil, che era intorno al 60%, esplode in soli dieci anni fino ad arrivare al 100%.

Questo è avvenuto nonostante una buona crescita economica del Paese. Nel 1994 il debito pubblico italiano raggiunge il 124% del PIL, mentre a fine 2018 era pari al 134,8% del PIL. Possiamo quindi dire che il debito pubblico italiano, secondo la Banca d’Italia, ammonta circa a 2.439 miliardi di euro.

Debito pubblico mondiale

Si parla di debito estero quando questo è contratto con soggetti economici stranieri e quindi avremo un deficit interno se i rapporti sono con soggetti economici appartenenti allo stesso Stato. In ogni caso entrambe le tipologie figurano normalmente all’interno del debito pubblico di uno Stato.

Il debito contratto è sottoposto a una scadenza entro cui questo deve essere ripagato con interessi proporzionati. Perciò questo costituisce a tutti gli effetti una voce della spesa pubblica.

Nel caso in cui il debito non possa essere saldato si parla di condizione di insolvenza sovrana. Si tratta di un vero e proprio fallimento da parte dello Stato, il quale non è più in grado di farsi garante degli stipendi dei dipendenti pubblici, delle pensioni.

Oltre che dell’assistenza sociale, causano potenzialmente il blocco dell’amministrazione pubblica e innescando una fase di grave crisi e quindi di recessione.

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ultimo aggiornamento: 01-07-2020


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