
Dalla semplificazione delle normative al supporto per la ricerca e l’innovazione, Confindustria ha presentato a Bruxelles, il 15 marzo 2025, un rapporto contenente dieci raccomandazioni strategiche. Queste proposte mirano a rappresentare le esigenze del mondo industriale e a guidare il nuovo quadro regolatorio europeo riguardante l’economia circolare, che sarà integrato nel prossimo Circular Economy Act. L’evento ha offerto un’opportunità per discutere le sfide e le opportunità legate alla transizione verso un modello economico più sostenibile.
Il rapporto evidenzia tre direttrici fondamentali per una transizione efficace: l’abbattimento delle barriere non tecnologiche, la promozione dello scambio di beni e prodotti circolari e il potenziamento della capacità impiantistica nazionale. L’analisi proposta non si limita a considerare l’economia circolare dal punto di vista ambientale, ma abbraccia anche aspetti di politica industriale, toccando temi cruciali come energia, trasporti, logistica, infrastrutture e appalti pubblici.
Dieci raccomandazioni per un’economia circolare efficace
Il documento di Confindustria delinea dieci raccomandazioni concrete. La prima proposta riguarda la necessità di armonizzare e semplificare la complessa regolamentazione europea in materia di economia circolare, coordinando le nuove normative con quelle esistenti per evitare duplicazioni burocratiche e oneri economici.
La seconda raccomandazione si concentra sulla semplificazione delle procedure autorizzative per la gestione dei rifiuti, garantendo al contempo stabilità normativa. Questo è essenziale per attrarre investimenti e incoraggiare l’innovazione. La terza proposta invita a rimuovere le criticità legate al permitting ambientale, un aspetto che BusinessEurope ha identificato come uno dei principali ostacoli agli investimenti, con l’83% delle imprese che segnala la lunghezza delle procedure come un freno significativo.
La quarta raccomandazione suggerisce di razionalizzare gli istituti giuridici fondamentali per l’economia circolare, come i sottoprodotti e il concetto di end of waste, che attualmente non supportano adeguatamente una transizione circolare efficiente e competitiva, a causa di ambiguità normative e problematiche burocratiche.
Ricerca, innovazione e appalti pubblici
Il quinto punto sottolinea l’importanza di sostenere la ricerca e l’innovazione come elementi chiave per migliorare le tecnologie di valorizzazione dei rifiuti e dei materiali recuperati. È fondamentale semplificare gli adempimenti necessari per la sperimentazione e l’impiego di materiali ottenuti da progetti di ricerca, chiarendo anche la regolamentazione riguardante il fine vita dei materiali prodotti da impianti pilota.
La sesta raccomandazione si concentra sul sviluppo e coordinamento di misure di incentivazione per promuovere l’economia circolare e sostenere il mercato dei prodotti circolari. Ciò include l’uso di appalti pubblici verdi e strumenti economici e fiscali dedicati, oltre all’introduzione di un sistema di certificati per valorizzare l’economia circolare e incentivare l’uso di materie prime seconde, rendendole più competitive rispetto alle materie prime vergini.
Il settimo punto mette in evidenza la necessità di rafforzare il ruolo degli appalti pubblici nella promozione della circolarità . L’ottava raccomandazione invita a coordinare le politiche di transizione energetica con quelle per l’economia circolare, enfatizzando l’importanza di un uso razionale delle risorse e il loro impatto positivo sulle energie rinnovabili e sull’efficienza energetica, cruciali per i settori della logistica e dei trasporti.
Investimenti e sinergie per la sostenibilitÃ
La nona raccomandazione sottolinea l’importanza di allocare risorse adeguate per consentire all’industria di raggiungere gli obiettivi normativi europei, finora carenti in termini di finanziamenti pubblici e privati. La leva finanziaria è cruciale per l’adeguamento alle nuove norme e per la costruzione di infrastrutture necessarie all’economia circolare.
Infine, l’ultima proposta invita a creare sinergie tra sostenibilità e sicurezza nell’approvvigionamento di materie prime, garantendo una maggiore indipendenza per l’Italia e l’Unione Europea. Confindustria ribadisce il valore dell’economia circolare non solo per la sostenibilità ambientale, ma anche come leva strategica per la competitività e l’indipendenza industriale del Paese.
Il rapporto dedica un focus speciale alle migliori pratiche adottate dalle imprese italiane, evidenziando esperienze che dimostrano l’impegno costante dell’industria verso la circolarità . Questi esempi coprono ambiti come bioeconomia, decarbonizzazione e integrazione dei trasporti con modelli circolari, mostrando come il paradigma della circolarità si adatti alle diverse peculiarità settoriali.