I colossi mondiali dell’e-commerce nella morsa della Commissione Europea. Nuove regole ad hoc per contrastare la concorrenza
L’e-Commerce, ossia commercio elettronico, rappresenta la nuova frontiera dell’attività di compravendita nata e consolidata sul web. E’ una modalità che viene sfruttata sia dalle imprese tradizionali, sia da quelle che hanno avuto origine direttamente per operare online.
Attraverso questo innovativo metodo, si riesce ad abbattere ogni qualsivoglia barriera geografica, riuscendo a diffondere la propria presenza sul mercato e il proprio raggio d’azione anche a livello internazionale.
L’e-commerce in Italia è cresciuto del 13% nel corso dell’anno 2024. Oltre il 7% del PIL del nostro Paese è generato dalla filiera dell’e-commerce, che vale, in termini puramente monetari, più di 133 miliardi di euro.
E’, tuttavia, indubbio, che dietro alla praticità di effettuare gli acquisti comodamente dal proprio divano, ci siano dei lati negativi e sconvenienti, a partire dai controlli fiscali e doganali, che, dato il costante traffico di pacchi e spedizioni, sono divenuti sempre più complessi.
Le principali piattaforme online
Temu è una delle piattaforme di e-commerce più diffuse a livello globale. E’ gestita dalla società cinese PDD Holdings, inizialmente registrata presso le Isole Cayman. Offre prodotti di ogni tipologia, a prezzi fortemente ribassati, che il più delle volte vengono spediti al cliente direttamente dalla Cina. L’attività di Temu non è stata esente da controversie di ogni tipo. Nel 2023, ad esempio, la Commissione per il Controllo Economico e della Sicurezza tra Stati Uniti e Cina ha lanciato un allarme riguardante la sicurezza dei dati personali condivisi dagli utenti che avevano effettuato acquisti sulla piattaforma, procedendo con la sospensione dell’applicazione, dopo che in alcune versioni della stessa erano stati rinvenuti dei malware. Un altro elemento che ha destato preoccupazione, è il fatto che Temu non garantisca di mantenere fuori dalla piattaforma beni frutto del lavoro forzato.
Il competitor numero uno della sopracitata, è Shein, azienda online che si occupa del settore del fast fashion. Anche la società con sede a Nanchino è stata al centro di numerose dispute, citata in giudizio da colossi dell’abbigliamento come Levi’s, Ralph Lauren e Dr.Martens e accusata dagli stessi di vendere copie con marchi confusamente simili dei propri prodotti, ma anche problemi di sicurezza nei capi stessi, che sono risultati più volte contenitori di materiali tossici o presenti in quantità superiori rispetto alle norme consentite.
L’intervento della Commissione Europea
Le autorità sono al lavoro per cercare di garantire un sistema più trasparente e maggiormente sicuro, proteggendo i consumatori e offrendo maggior sostegno alle minori imprese locali. In particolare, la Commissione Europea ha intenzione di introdurre regole fiscali che assicurino un contrasto alla concorrenza sleale fornita dalle aziende dell’estremo Oriente, proprio come le precedentemente citate Temu e Shein.
Alcune delle misure che l’organismo europeo starebbe studiando, riguarderebbero l’introduzione di una tassa sui ricavi delle piattaforme per ogni prodotto che viene venduto e spedito, incrementando una maggior sorveglianza anche nei controlli doganali.