Direttore: Alessandro Plateroti

I dipendenti privati hanno la possibilità di valorizzare ai fini pensionistici il periodo del proprio corso di studi. Tale misura è possibile soltanto se il titolo di studio è stato conseguito.

Per avvicinarsi sempre più alla pensione, è possibile riscattare la laurea. Il servizio è rivolto a tutti coloro che abbiano conseguito il diploma di laurea o un titolo equiparato.

Il riscatto può riguardare l’intero o il singolo periodo. Inoltre, dal 12 luglio 1997 è possibile riscattare due o più corsi di laurea, anche per titoli conseguiti prima di tale data. Scopriamo insieme quali diplomi è possibile riscattare, come presentare domanda all’Inps e come funziona questa misura.

Cosa si può riscattare?

Si possono riscattare i diplomi universitari i cui corsi non siano stati di durata inferiore a due e superiore a tre anni; i diplomi di laurea con corsi di più di quattro e meno di sei anni. Inoltre, è possibile riscattare i diplomi di specializzazione conseguiti dopo la laurea, con un corso di almeno due anni, e i dottorati di ricerca i cui corsi sono regolati da specifiche disposizioni di legge.

Infine, il decreto del 3 novembre 1999 n.59 ha inserito tra i titoli accademici anche la Laurea, di durata di tre anni, e la Laurea Specialistica, della durata di due anni.

È possibile altresì riscattare i diplomi rilasciati dagli Istituti di Alta Formazione Artistica e Musicale, ma tale norma interessa solamente i nuovi corsi attivati a decorrere dall’anno accademico 2005/2006.

Anche i soggetti inoccupati possono richiedere il riscatto della laurea, purché non iscritti ad alcuna forma obbligatoria di previdenza, senza lavoro sia in Italia che all’estero.

Cosa non si può riscattare?

L’Inps non riscatta i periodi di iscrizione fuori corso e quelli già coperti da contribuzione obbligatoria o figurativa da riscatto.

Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/laurea-uomo-cappuccio-abito-da-879941/

Come calcolare l’onere per riscattare la laurea?

Il calcolo del riscatto è determinato dalle norme che disciplinano la liquidazione della pensione con il sistema retributivo o quello contributivo.

Per quanto riguarda i periodi che si collocano nel sistema retributivo, l’importo della somma da versare varia in base a diversi fattori, quali età, sesso, periodo da riscattare e retribuzioni percepite negli ultimi anni.

Invece, per quanto riguarda i periodi da riscattare che si collocano nel sistema contributivo, l’onere viene determinato applicando l’aliquota contributiva in vigore alla data di presentazione della domanda, nella misura prevista per il versamento della contribuzione obbligatoria dovuta alla gestione pensionistica dove opera il riscatto stesso. Viene preso in considerazione il totale della contribuzione nei 12 mesi meno remoti rispetto alla data della domanda.

Infine, per quanto riguarda il riscatto richiesto dai soggetti inoccupati, l’onere è costituito dal versamento del contributo, per ogni anno da riscattare, pari al livello minimo imponibile annuo degli artigiani e commercianti, moltiplicato per l’aliquota di computo delle prestazioni pensionistiche dell’assicurazione generale obbligatoria.

Come presentare la domanda per riscattare la laurea?

Il cittadino laureato deve presentare la domanda di riscatto online all’Inps, attraverso il servizio dedicato. Il pagamento dell’onere si effettua utilizzando i bollettini MAV inviati dall’Inps con il provvedimento di accoglimento. Possono essere pagati presso qualsiasi banca e ufficio postale.

Inoltre, comunicando il numero della pratica e il proprio codice fiscale, è possibile pagare anche attraverso il circuito Reti Amiche. Altrimenti, online, sul sito dell’Inps, attraverso il Pagamento pagoPA.

Un altro modo per corrispondere l’onere è attraverso rate, mediante addebito diretto sul conto. Tale misura può essere revocata in qualsiasi momento dal contribuente.

Fonte foto: https://pixabay.com/it/photos/laurea-uomo-cappuccio-abito-da-879941/

Riproduzione riservata © 2024 - EFO

ultimo aggiornamento: 20-05-2019


Cos’è l’indennità di frequenza?

Eurogiro: cos’è “il circuito senza confini”