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La crisi ha iniziato a farsi sentire anche nel settore degli studi professionali, con un vertiginoso aumento delle richieste di CIG. Dentisti, legali e notai non sono più professioni al riparo dai terremoti economici. Infatti molti studi professionali, messi alle strette dalla situazione, hanno fatto ricorso alla cassa integrazione (CIG) per i propri dipendenti. Ad aggravare la situazione c’è anche il fatto che in Italia questi lavoratori sono circa un milione. Vediamo quindi a cosa è dovuto questo fenomeno e quali conseguenze ha provocato.
Il fenomeno che ha scosso il settore degli studi professionali è stato rilevato da Ebipro, che interviene in tutte quelle realtà che applicano il Contratto Collettivo Nazionale. Sembra infatti che l’ente abbia ricevuto un numero eccezionale di domande di CIG e cassa integrazione da parte degli studi professionali.
È anche importante sottolineare l’entità della misura di sostegno, ovvero un gettone una tantum di 250 euro, accordato attraverso il titolare dello studio. Insomma secondo Ebipro, su 220mila dipendenti, sono state presentate ed autorizzate più di 14mila domande. Perciò quasi un quinto della forza lavoro impiegata in ambulatori medici, o altri studi professionali, si trovano in questa situazione.
La cassa integrazione in deroga per i lavoratori impiegati nel settore degli studi professionali, con meno di cinque dipendenti, è una novità introdotta con il decreto Cura Italia. Per le altre tipologie di studio invece esiste un’ ammortizzazione vecchia che si basava sul Fondo Integrativo Salariale dell’Inps. Perciò, se fino a poco tempo fa la massa critica che si affidava a misure di integrazione e era minima, ed era composta da piccole e medie realtà, ora la situazione è differente.
Ora il boom di richieste arriva da studi professionali più piccoli e si trascina altre motivazioni, tra cui l’inadeguatezza degli ammortizzatori sociali precedenti.
Come abbiamo anticipato le richieste di CIG per i dipendenti degli studi professionali sono accreditate dai datori di lavoro. Per essere più precisi il meccanismo funziona con:
Di norma il datore di lavoro anticipa il bonus nella bustapaga dei propri dipendenti, ma in questi mesi sono stati comuni i casi in cui questa procedura non era possibile. In questi casi i titolari hanno preferito prima richiedere la somma e poi procedere al versamento nei confronti del dipendente dello studio professionale.
Bisogna però ragionare guardando al futuro, ovvero quando i fondi per la cassa integrazione Covid esaurirà. Infatti se non si interverrà con ulteriori misure, anche in questo settore, c’è il rischio che il calo delle ore lavorate si trasformi in licenziamento.
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