Che il clima influenzi le nostre vita e i nostri ritmi è cosa nota. Una volta di più ne abbiamo avuto prova questa estate, quando variazioni di qualche grado ci hanno portato, oltre ad un vertiginoso aumento dei consumi, a modificare in parte le nostre abitudini.
Se allora non si vedeva l’ora che arrivasse il fresco, ora invece, all’opposto, mezza Europa (forse anche più di mezza) si augura che questa “coda” di estate continui ancora un po’. Viene da pensare che anche per questo, in fondo, i leader dei 27 Stati membri, continuino a non prendere decisioni su come “tenere a bada” il prezzo del gas. Anche nel vertice di ieri dei Ministri per l’energia, per l’ennesima volta, non si è arrivati a nessuna conclusione, rinviando qualsiasi decisione al prossimo incontro, calendarizzato per il 24 novembre. Laddove non riesce la politica, ci pensa il meteo verrebbe da dire (difficile pensare che se, all’opposto, avessimo un autunno rigido il problema sarebbe affrontato con questa flemma…). Il problema, in tutta evidenza, è ben più serio: i continui rinvii sulla strada di un accordo sono la conferma di un’Europa ancora una volta divisa, senza una visione comune, lontana da un’identità che vada oltre l’unione monetaria. E i distinguo sempre più netti tra i vari Governi (non a caso ieri la Meloni, nel suo discorso sulla fiducia, ha citato la Germania, di fatto accusandola di aver scelto, stanziando i famosi € 200 MD, di andare avanti per la propria strada, approfittando della propria forza finanziaria) rischiano di diventare un ulteriore elemento divisivo. La verità vera è che senza una vera leadership tenere “insieme” 27 Paesi molti casi così diversi tra loro può diventare impresa difficile.
Domani, intanto, a proposito di Europa, si riunirà il Comitato Direttivo della BCE, che dovrebbe “calare l’asso” di un nuovo aumento dei tassi per mettere un ulteriore freno all’inflazione. Il rialzo, per la seconda volta, dovrebbe essere dello 0,75% (almeno così pensano i mercati), arrivando così al 2%, lo stesso livello a cui dovrebbe tendere l’inflazione (inflazione “target”). Di strada da fare ce n’è, se è vero che a settembre era al 9,9% e le previsioni per ottobre sono ancora per un rialzo (anche se, sul fronte energetico, nelle ultime settimane abbiamo assistito ad un riduzione non marginale delle quotazioni). Ma oramai il “contagio” è difficile da controllare: dopo energia e alimentari, anche molti altri beni stanno subendo rialzi. D’altronde, è evidente come l’aumento dei prezzi energetici finisca per “scaricarsi” sui prezzi al dettaglio: qualsiasi attività commerciale (un discorso a parte lo meritano i settori “energivori”) negli ultimi mesi ha subito rialzi delle bollette difficilmente inferiori al 50%. E’ impensabile, quindi, che i prezzi dei prodotti venduti, qualsiasi essi siano, possano rimanere invariati. La speranza è che si sia vicini al “pivot”, il punto più alto del rialzo: i segnali di rallentamento economico che iniziano ad arrivare da più parti potrebbero indurre le Banche Centrali a prendere in considerazione il rallentamento, se non l’interruzione, del ciclo restrittivo.
Quello che i mercati cominciano a fiutare, come dimostrano i rialzi di ieri in Europa e a Wall Street e, ancor di più, la forte discesa dei rendimenti dei bond governativi negli ultimi 2 giorni (il nostro BTP decennale, per esempio, è passato dal 4,80% di venerdì al 4,36% di ieri). Peraltro va detto che una parte l’ha avuta anche la veloce definizione della crisi di Governo in Gran Bretagna, con l’insediamento del Governo a guida Sunak, che, come prima cosa ha voluto rassicurare i mercati, confermando Jeremy Hunt come Cancelliere dello scacchiere.
Negli Usa continua la stagione delle trimestrali, un altro elemento a cui si guarda con grande attenzione, da cui è possibile comprendere lo stato dell’economia. Per esempio, nella serata di ieri (la notte europea) Microsoft e Google-Alphabet hanno comunicato l’andamento del periodo luglio-settembre, con dati non particolarmente brillanti, a conferma di un rallentamento della crescita.
I mercati asiatici sembrano avviati ad un chiusura positiva: a Tokyo il Nikkei è a + 0,67%, mentre il mercato “great China” sembra, per il momento, aver superato le violente turbolenze dei giorni scorsi, con Shanghai e Hong Kong per una volta allineate (+ 0,50%).
Futures al momento in discesa: più pesanti quelli Usa (Nasdaq – 1,95%, S&P 500 – 0,9%). In Europa, invece, per quanto deboli, le perdite al momento sono nell’ordine dello 0,40%.
Petrolio (WTI) a $ 84,69 (- 0,84%).
Rimbalza il gas naturale Usa, a $ 6,238.
Segnali di “vita” dell’oro, che sale dello 0,50% ($ 1.667).
Spread a 218 bp, minimi dallo scorso agosto, con il BTP in area 4,30%.
Treasury Usa a 4,09% dal 4,21% di ieri.
$ vicino alla parità verso €, con €/$ a 0,9975.
Bitcoin in grande spolvero: con un rialzo del 4,5% si porta sopra i $ 20.000 (20.211).
Ps: e quindi la Gran Bretagna ha il 3° Primo Ministro in 3 mesi (manco fosse un’Italia qualunque…..). Però lì le cose si fanno bene. Il nuovo Primo Ministro, Rishi Sunak, si distingue per 2 motivi. Il primo perché, per la prima volta, la Gran Bretagna ha un Capo di Governo di origine indiana, suo Governatorato sino al 1947. Il secondo forse meno rilevante ma forse ancora più particolare: la ricchezza personale del nuovo Primo Ministro, infatti, supera quella di Re Carlo III. Si parla di 800 ML di sterline (peraltro grazie anche al fatto di avere sposato Akshata Murty, figlia di uno degli uomini più facoltosi dell’India (Narayana Murthy, fondatore della IT Infosys).