Più che “tirare la volata”, si può dire che il Governo uscente dia una vera e propria “spinta” all’esecutivo che sta per nascere.
Nella Nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (Nadef) approvato ieri dal Consiglio dei ministri, emerge infatti che i conti, pur nella gravità della situazione, soprattutto in chiave prospettica, sono meglio del previsto.
Il merito, al di là delle indubbie capacità del “manovratore” e dei suoi più stretti collaboratori (in primis il Ministro del Tesoro, Daniele Franco), va ascritto alla particolare congiuntura economica, in cui l’inflazione gioca un ruolo fondamentale, e non solo nella sua accezione negativa.
Nel documento si legge che il PIL quest’anno viene aggiornato a + 3,3%: un po’ meno rispetto al dato “acquisito” nel 1° semestre, quando era al + 3,5%, ma un po’ di più rispetto a quello programmato nel DEF (Documento Economia e Finanze) per il 2022. Ne consegue che il deficit si ferma al 5,1%, 5 decimali in meno rispetto al 5,6% programmato. Mentre il rapporto debito/PIL, forse il dato macro più importante per definire, con uno sguardo, lo stato di salute di un Paese, dovrebbe scendere al 145,4%, ben oltre al 147% scritto “nero su bianco” nella precedente Legge di Bilancio, e in forte calo rispetto al 150,8% del 2021.
Il “combinato disposto” di questi dati porta ad un “tesoretto” stimato, per quest’anno, in circa € 10 MD, oltre probabilmente ad altri 10 MD per l’anno prossimo. Un patrimonio che cade come “manna dal cielo” in un momento che potrebbe rivelarsi drammatico per molte famiglie e innumerevoli imprese: proprio oggi l’Arera, l’autorità per l’energia, le reti e l’ambiente, dovrebbe comunicare i rincari per le bollette dell’energia elettrica per i prossimi 3 mesi (ovvero, per chi ha il ricalcolo mensile, per i prossimi 30 giorni). Si parla di aumenti nell’ordine del 60-70%, ma c’è il rischio che possano anche essere maggiori. Ma non finisce qui: a novembre sarà la volta del gas, il cui prezzo verrà “disgiunto” da quello dell’elettricità, ma, soprattutto, non farà più riferimento al mercato di Amsterdam, di cui tanto si è parlato in questi mesi, ma alla media dei prezzi effettivi del mercato all’ingrosso italiano, molto inferiori a quelli del “nodo” olandese (almeno questa una buona notizia).
Meno buona quella relativa alla maggior spesa per interessi cui sarà costretto il nostro Paese. Il vertiginoso aumento dello spread (150 punti in più rispetto a 12 mesi fa) ed il contemporaneo aumento dei tassi hanno portato, se prendiamo a riferimento il nostro BTP decennale, il rendimento dall’1,19% di inizio anno al 4,5% della chiusura di ieri (ma nell’intraday si è arrivati a toccare il 4,9%, per motivazioni, peraltro, “esterne” al nostro Paese), con l’asta dei BOT che si è chiusa con un rendimento dell’1,978% dallo 0,815% precedente. Il tutto si traduce in un maggior onere per il Tesoro di € 10 MD, che porta la spesa complessiva sul nostro debito a € 76 MD, un nel 4% di PIL quindi. Rispetto all’anno scorso, il maggior onere sale a € 21 MD, mentre nei 3 anni l’extra costo sale di € 42 MD (si prevede che l’anno prossimo spenderemo € 77,1 MD e l’anno successivo € 78,4 MD, con un’incidenza sul PIL leggermente inferiore, rispettivamente al 3,9% e 3,8%).
Sempre che tutto vada secondo le previsioni, ovviamente. E non solo per merito o demerito nostro.
Ne abbiamo avuto la riprova in questi giorni. Si è detto della manovra per lo meno imprudente varata lo scorso venerdì dalla neo Primo Ministro inglese Liz Truss, con conseguenza disastrose per la Gran Bretagna, con la sterlina sprofondata ai minimi, soprattutto verso $, e il rendimento dei titoli inglesi schizzati ad oltre il 5% (erano al 3,7% venerdì scorso). Una situazione che ha costretto la Bank of England, nonostante avesse inizialmente dichiarato che si sarebbe astenuta da interventi a difesa della valuta, a scendere precipitosamente in campo, annunciando che da ieri e sino al 14 ottobre acquisterà circa 5MD di sterline al giorni di titoli pubblici (in tutto 65 MD) per evitare ulteriori speculazioni sul cambio e abbassare i rendimenti. Da notare che fino all’altro ieri la Banca Centrale britannica era intenzionata, come molte altre banche centrali, a collocare sul mercato parte dei titoli acquistati in questi anni di politiche monetarie espansive. Una decisione che senza dubbio ha avuto effetti positivi sui mercati, che hanno permesso non solo il recupero della valuta inglese e dei titoli della corona britannica, ma anche a riportare il sereno su tutto il comparto obbligazionario (ecco spiegato il recupero anche dei nostri BTP, con il rendimento che, come scritto più sopra, è tornato al 4,5% dal 4,9% toccato in mattinata), ma che, dall’altra parte, potrebbe “minare” la credibilità della Bank of England, o, per lo meno, la sua “indipendenza” dal potere politico.
Ieri giornata di rimbalzi per gli indici americani, con il Nasdaq a + 2,05% e il Dow Jones a + 1,88% (S&P + 1.97%).
Questa mattina mercati asiatici leggermente contrastati: mentre il Nikkei sfiora il + 1%, quelli Great China, dopo un partenza positiva, stanno ripiegando. Shanghai al momento scende dello 0,54%, mentre Hong Kong è a – 0,83%.
Gran recupero del petrolio, che si è portato (WTI) oltre $ 82, anche se questa mattina lascia sul terreno circa l’1%.
Gas naturale Usa a $ 7, + 0,99%.
Cede l’1,16% l’oro, che torna a $ 1.652.
Ancora in rafforzamento lo spread, che troviamo a 234 bp (ieri aveva chiuso a 245 bp).
Treasury americano che dal 4% scende in un colpo solo al 3,75%: la decisione della Banca Centrale inglese ha fatto sentire le conseguenze anche oltre oceano.
€/$ a 0,9666, con la valuta europea in leggero recupero.
Guadagna terreno il bitcoin, che riconquista quota $ 19.000 (19.343, + 3,27%).
Ps: una donna sola al comando. Tranquilli, il riferimento è a Samantha Cristoforetti, da ieri al comando della Stazione Spaziale Internazionale. E’ la 1° volta per una donna europea. Nessun “pieno potere” però: quelli evocati nel 2019 dalla consolle del Papeete sappiamo bene dove hanno portato chi li aveva chiesti (però, ripensandoci, magari erano riferiti alla consolle da dj e non al ruolo politico e istituzionale…).