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Le grandi aziende tecnologiche statunitensi stanno adottando posizioni critiche nei confronti dell’Unione Europea, richiedendo un intervento da parte dell’amministrazione Trump per contrastare i regolamenti emanati da Bruxelles. In un contesto in cui si avverte l’urgenza di trovare alternative alle tecnologie dominanti, il dibattito si intensifica.
Marietje Schaake, esperta dell’Institute for Human Centered Artificial Intelligence presso la Stanford University e autrice del libro “The Tech Coup. How to Save Democracy from Silicon Valley”, ha sollevato preoccupazioni in un recente intervento pubblicato sul Financial Times. Schaake ha evidenziato come il discorso del vicepresidente statunitense J.D. Vance rappresenti una rottura significativa nelle relazioni transatlantiche, suggerendo che la sua retorica esprima un forte disprezzo per l’Europa e metta in discussione la democrazia del continente. Le aziende tecnologiche che hanno sostenuto Trump, secondo Schaake, si stanno posizionando come forze antieuropee, richiedendo ai leader europei di riconsiderare il loro approccio nei confronti dei giganti della Silicon Valley.
Le big tech e il loro impatto sull’europa
Schaake, in qualità di ex eurodeputata per il partito olandese Democratici 66, ha dichiarato che le recenti affermazioni di Vance segnano una “fine formale dell’alleanza transatlantica” che ha caratterizzato il periodo post Seconda Guerra Mondiale. Le aziende tecnologiche, che hanno fornito un supporto senza precedenti a Trump, sembrano non vedere alcun problema nel loro allineamento con una retorica che ignora le istanze europee. La sfida per l’Europa è quindi quella di affrontare queste potenze come avversarie e non come alleate.
La posizione di meta e delle altre big tech
Meta, la società madre di Facebook, è stata tra le prime a definire l’Unione Europea come una “potenza avversaria”. Joel Kaplan, responsabile degli affari globali di Meta, ha affermato che l’azienda si aspetta il supporto della Casa Bianca per contrastare le normative europee che considera discriminatorie. Mark Zuckerberg ha anche esercitato pressioni su Trump affinché le multe europee in materia di concorrenza vengano percepite come misure punitive. La posizione di Elon Musk, che sostiene l’agenda di Trump e i politici di estrema destra in Europa, evidenzia ulteriormente la complicità della Silicon Valley nell’influenzare le politiche europee.
I rischi per l’europa
Schaake sottolinea che le aziende tecnologiche, un tempo percepite come difensori della democrazia e dei diritti umani, ora sembrano adottare una posizione opportunistica. Il loro sostegno all’amministrazione Trump contribuisce a minare un ordine internazionale basato sullo stato di diritto. Per proteggere la propria sovranità e i propri valori, l’Europa deve ridurre la sua dipendenza da queste aziende, che potrebbero essere “militarizzate” da Washington.
Le regole di bruxelles e il ritardo tecnologico
L’Europa è spesso vista come in ritardo nel campo tecnologico, con l’idea che “l’America innova, la Cina copia e l’Europa mette regole”. Tuttavia, Schaake suggerisce che esistono esempi europei di successo che offrono alternative al modello Silicon Valley. La necessità di regole è evidente, soprattutto dopo i danni causati dai social media e dal furto di dati. Le normative non dovrebbero essere viste come un impedimento all’innovazione, ma come strumenti per garantire un ambiente più sicuro e giusto.
Le proposte di acemoglu
Daron Acemoglu, premio Nobel per l’Economia nel 2024, ha condiviso le sue preoccupazioni riguardo al futuro dell’Europa e all’intelligenza artificiale. In un intervento su Le Grand Continent, Acemoglu ha delineato due visioni per l’IA: una in cui le macchine superano gli esseri umani e una in cui l’IA serve a potenziare i lavoratori. La seconda visione, che promuove l’autonomia e la dignità umana, è quella che dovrebbe guidare l’Europa nel suo sviluppo tecnologico.
Il futuro dell’intelligenza artificiale in europa
Acemoglu è scettico riguardo alla possibilità che l’IA generale porti ai benefici promessi. Egli avverte che i sistemi di IA di qualità inferiore potrebbero sostituire i lavoratori in compiti in cui la creatività è fondamentale, portando a una perdita di valore economico. In questo contesto, l’Unione Europea ha l’opportunità di sviluppare un’IA che favorisca i lavoratori, piuttosto che consolidare il dominio delle grandi aziende tecnologiche.
Le azioni necessarie per l’unione europea
Schaake e Acemoglu concordano sulla necessità di un’Europa attiva e proattiva nel settore tecnologico. L’Unione Europea deve smettere di essere un consumatore passivo e affrontare le sfide poste dalle big tech, promuovendo un ecosistema competitivo che protegga i valori democratici e la sovranità economica. Solo così la tecnologia potrà continuare a contribuire al benessere dei cittadini, evitando di diventare uno strumento di dominio nelle mani di pochi.