La differenza più evidente tra lavoro autonomo e dipendente è nel grado di autonomia. Il lavoratore autonomo è il proprio capo, organizza il lavoro e decide gli orari. Al contrario, il dipendente è subordinato a un datore di lavoro, che definisce compiti, orari e modalità di svolgimento delle attività.
Il lavoratore autonomo è responsabile del successo o insuccesso economico. Deve gestire i rischi d’impresa, dalla ricerca dei clienti alla gestione delle finanze. Il dipendente, invece, ha una retribuzione fissa e gode di una maggiore sicurezza economica, ma ha meno controllo sul reddito.
Il lavoro autonomo offre una grande flessibilità. Manca della sicurezza di un contratto a tempo indeterminato e di tutele. Il dipendente, invece, gode di una maggiore stabilità e di una serie di tutele previste dalla legge.
Il lavoratore autonomo deve procurarsi tutti gli strumenti e le risorse necessarie per svolgere il lavoro, come un ufficio, un computer e i materiali di consumo. Il dipendente, invece, ha a disposizione gli strumenti forniti dall’azienda. Ora le cose stanno per cambiare.
I lavoratori autonomi non godono di molte delle tutele sociali previste dalla legge. Non hanno diritto alla disoccupazione, alla malattia retribuita o alla maternità/paternità in modo automatico. La copertura previdenziale è parziale e richiede contributi maggiori rispetto a quelli dei dipendenti.
In caso di infortunio sul lavoro, le procedure per ottenere un risarcimento sono più difficili e i tempi di attesa più lunghi. Questa mancanza di tutele espone i lavoratori autonomi a una maggiore vulnerabilità economica e sociale. Cosa cambia quando un autonomo perde un lavoro ora?
Nel 2024, una importante novità nel panorama delle tutele per i lavoratori autonomi: l’Indennità Straordinaria di Continuità Reddituale e Operativa (ISCRO) diventa una misura strutturale. Questa indennità è destinata a sostenere i professionisti con partita IVA che registrano un reddito annuo inferiore a una certa soglia.
A differenza di altri sussidi, l’ISCRO non è legata a eventi eccezionali come crisi economiche, ma offre un sostegno continuativo a chi vive situazioni di reddito instabile. Potranno richiederla tutti i professionisti con partita IVA che dichiarano un reddito annuo inferiore a 12.000 euro. L’importo dell’indennità, che può variare tra 250 e 800 euro mensili per un massimo di sei mesi consecutivi, viene erogato in base alla riduzione del reddito rispetto agli anni precedenti.
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