I dati sull’export confermano il momento particolarmente favorevole per la nostra economia. Da sempre, come noto, l’Italia ha una “vocazione” per le esportazioni, grazie alle tante eccellenze (dall’alimentare al design alla componentistica), al punto che molti “distretti” ne fanno il loro punto di forza.
L’andamento per l’anno in corso ci proietta oltre € 500MD, superando così i valori del 2019: nel periodo settembre 20-agosto 21, il valore dell’export ha raggiunto già i 494MD (nel 2019 ci si era fermati a 480MD). Quasi certamente l’ultimo quadrimestre dell’anno porterà numeri migliori rispetto all’analogo periodo dell’anno scorso (tra l’altro penalizzato dalla seconda ondata del virus), per quanto si faranno sentire i ben noti rallentamenti legati alle forniture. Un problema non solo italiano, se è vero, come è vero, che in tutte le aree sviluppate si fanno risentire le conseguenze della crisi della logistica e dei trasporti: né, al momento, sono sufficienti alcuni provvedimenti straordinari, quali quelli presi dalle autorità portuali della California, dove si lavora h24 7 giorni su 7.
A fare da traino al “made in Italy”, come detto, i “soliti noti” di cui sopra, oltre a qualche sorpresa. L’agroalimentare, per es, ha toccato i 50MD (+ 15%), con il vino che raggiunge quota 7MD. Analogamente la moda, con una crescita del 22% (+ 70% le esportazioni verso la Cina, + 29% verso la Francia). Non da meno il settore dei metalli, in crescita del 18%.
Certo, rimango le “minacce” dovute al caro prezzi (l’inflazione, a settembre, ha raggiunto un livello annualizzato pari al 2,9% vso lo 0,8% del primo trimestre dell’anno, che scende però all’1,4% al netto delle voci più volatili, come energia e alimentari freschi)e al ritardo delle consegne delle forniture, come detto. Peraltro, sul fronte delle materie prime, le attese sono che, con l’anno che sta per arrivare, si potrà assistere ad una decelerazione, se non, più probabilmente, ad una riduzione dei prezzi.
Che sia un momento quasi unico per il nostro Paese lo possiamo capire anche dai giudizi molto positivi che arrivano da alcune banche d’affari e istituti di studio e ricerca.
Per es, 13D Research & Strategy, società indipendente con sede negli USA, parla di un “decennio d’oro” per l’Italia. Giudizi analoghi arrivano da JP. Morgan, Ocse, FMI, Goldman Sachs. Pantheon Macroeconomics sostiene che la produzione industriale crescerà più da noi che in altri Paesi.
Il merito principale è da iscriversi, ancora una volta, alla figura di Mario Draghi: la sua autorevolezza e la sua esperienza, la sua credibilità e la sua indubbia predisposizione “al fare” più che al “parlare”, non fanno che aumentare la fiducia (di investitori, di analisti, di imprenditori)verso l’Italia. Né l’eventuale “switch” da Presidente del Consiglio a Presidente della Repubblica sembra preoccupare più di tanto, in considerazione del fatto che anche in quel ruolo “SuperMario” potrà esercitare non solo un certo potere, ma anche mettere in atto una forte “moral suasion”.
Ieri, intanto, è stata “licenziata”, con l’invio alla Commissione Europea, la manovra di Bilancio, con un deficit previsionale di € 23,45MD. Vengono confermate le macrovoci già indicate nella nota di ieri, con fisco, imprese, sanità ai primi posti per livello di spesa.
Mercati asiatici contrastati questa mattina.
Hong Kong perde circa lo 0,85%: pesa di nuovo Evergrande, le cui azioni scendono di circa il 10%, sul timore che lo stop alla vendita del 51% di Evergrande Property Services a Hopson Development porti al default della società di sviluppo immobiliare.
In deciso calo anche Tokyo (- 1,3%), mentre Shanghai al momento si muove intorno alla parità.
Ieri sera Dow Jones tonico, a + 0,43%, mentre il Nasdaq è arretrato di un modesto 0,14%. Nel dopo borsa, Tesla ha comunicato i dati trimestrali, mai così positivi, con un risultato netto di ben $ 1,62MD, ben oltre le previsioni degli analisti, e ricavi a $ 13,76 MD. Le preoccupazioni sul rallentamento della produzione ha però appesantito il titolo, che, nonostante appunto gli ottimi risultati, nel dopo borsa è leggermente calato.
Futures questa mattina piuttosto deboli ovunque, con cali nell’ordine dello 0,20/0,30%.
Materie prime in leggero assestamento: petrolio (WTI)a $ 83,3 (- 0,25%), gas naturale $ 5,152 (0,48%).
Piatto l’oro, a $ 1.788 per oncia.
Stabile anche l’€/$, a 1,1655.
Spread leggermente debole, a 104,5 bp, per un rendimento del BTP sempre vicino allo 0,95%.
Massimi di periodo per il rendimento del Treasury americano, che tocca l’1,66%.
Tocca invece i massimi di sempre il Bitcoin, che nella serata di ieri è arrivato a toccare $ 67.000; questa mattina lo troviamo a $ 64.609. Ciò significa che la principale fra le criptovalute capitalizza circa $ 1.250 MD, diventando, di fatto, al tredicesima valuta al mondo, superando il franco svizzero.
Ps: parliamo ancora una volta della Regina Elisabetta II. Una rivista inglese (Oldie, possiamo ben dire “nomen omen”…), che ogni anno premia quello che è, a suo parere, il “miglior” anziano (fermo restando il significato di “miglior anziano”, non essendo noti i criteri che determinano la classifica)del Paese, ha pensato bene di premiare la Regina inglese. La quale ha ben pensato di “respingere” al mittente il premio, affermando, modestamente, di “non credere di avere i requisiti” perché, ha dichiarato, “si ha l’età che ci si sente”. Non sappiamo, appunto, quali siano i requisiti del premio; ora conosciamo, però, un altro dei motivi per cui Elisabetta II è sul trono dal 2 giugno 1953 (solo 68 anni…).