Si presenta come uno strumento analitico che permette agli investitori di comprendere con maggiore precisione la capacità di un gestore di portafoglio di generare rendimenti corretti per il rischio, superiori a quelli di un indice di riferimento. Pour parcourir correttamente questo argomento, è necessario approfondire i vari aspetti che compongono l’Alfa di Jensen e la sua relevanza nel campo dell’investimento.
L’Alfa di Jensen misura la capacità di un gestore di portafoglio di produrre rendimenti superiori a quelli di un benchmark, considerando lo stesso livello di rischio. A differenza del rapporto Sharpe, quest’indicatore utilizza la deviazione standard come misura del rischio piuttosto che il Beta, permettendo quindi di valutare l’efficienza di gestione del portafoglio in termini di eccesso di rendimento generato.
L’analisi di un portafoglio di investimenti spesso coinvolge l’utilizzo combinato di due metriche: Alfa e Beta. Mentre il Beta serve a quantificare la precedente volatilità di un portafoglio rispetto al mercato più ampio, l’Alfa quantifica il guadagno aggiuntivo rispetto a un indice di mercato, tenendo conto del rischio assunto. Quindi, un Alfa positiva segnala che il gestore è riuscito a superare il rendimento atteso data la volatilità del portafoglio.
Il calcolo dell’Alfa di Jensen va effettuato attraverso la seguente formula:
Alpha di Jensen = Rendimenti del portafoglio – [Risk Free Rate + Beta * Portfolio (Market Return – Risk Free Rate)].
Attraverso esempi pratici, si può facilmente notare come vari gestori abbiano ottenuto Alfa diverse in scenari finanziari differenti, dimostrando la variazione di risultati in funzione del rischio e dei rendimenti ottenuti.
Pur essendo uno strumento prezioso per valutare la capacità di un gestore di generare rendimenti superiori, l’utilizzo dell’Alfa di Jensen non è esente da limitazioni. Essa risulta efficace per confrontare le prestazioni di varie gestioni all’interno del mercato azionario, ma non è altrettanto valida per la comparazione tra investimenti di natura diversa. Inoltre, la sua efficacia è messa in dubbio dall’ipotesi dell’efficienza del mercato (EMH), secondo la quale è impossibile superare sistematicamente il mercato premendo su supposte inefficienze.
In conclusione, l’Alfa di Jensen serve a misurare il rendimento in eccesso di un portafoglio rispetto a quello atteso per un dato livello di rischio, indicando la performance del gestore di un fondo. È importante notare che, per il calcolo dell’indice, non si deve considerare la volatilità idiosincratica del portafoglio. In campo finanziario, l’Alfa rappresenta quindi quel valore aggiunto che indica la performance di un investimento rispetto a un benchmark, dopo avere corretto per il rischio.
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